I Murgesi, poliziotti d’elezione: quando i talenti di un cavallo sono una (pacifica) arma in più

Un lavoro delicato che esalta le qualità dei cavalli delle Murge, razza equina squisitamente italiana: è quello per il servizio d’ordine che effettuano la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri

Una pattuglia a cavallo controlla i documenti a una persona sul lungomare di Ladispoli durante l'emergenza Coronavirus, foto Polizia di Stato
Roma, 27 aprile 2020 – E poi dicono che i cavalli non servono più, che fanno parte del passato o al limite possono essere compagni di sport, o tempo libero.

Chiedetelo alla Polizia: che grazie alle qualità dei soggetti Murgesi ha capovolto il concetto di lavoro di pattuglia, e basato un nuovo tipo di approccio ai problemi su un addestramento estremamente rispettoso dei cavalli.

Un lavoro prezioso che dura da anni, e che ha permesso anche in queste lunghe settimane caratterizzate dalle restrizioni da Covid-19 di evidenziarne la incredibilmente moderna attualità durante le operazioni di controllo effettuate dagli agenti a cavallo  .

E’ l’assistente Capo Coordinatore  Domenico Pansini a fare da portavoce del team e a illustrarci nei dettagli i particolari di questa bella storia, che vogliamo conoscere dall’inizio: da quando avete cominciato a lavorare in questa direzione?

“Da più di due anni: grazie all’imprinting fornito dall’Istruttore Federale Francesco Taraschi, abbiamo iniziato un progetto sperimentale rispettoso in assoluto dei tempi di apprendimento dei singoli soggetti volto al condizionamento in maniera “dolce” di giovani cavalli. Grande importanza si è data alla ricerca di una comunicazione naturale basata sul linguaggio non verbale del quadrupede. Per fare tutto questo, dopo anni di esperienze, grazie alla collaborazione con gli allevatori dell’Associazione Nazionale Allevatori del cavallo delle Murge e asino di Martina Franca, si è deciso di ricorrere alla selezione di elementi di esclusiva razza  Murgese, redigendo un protocollo specifico sia di addestramento che di impiego operativo, che potesse essere comune nei servizi di Polizia su tutto il territorio nazionale”.

La motivazione che vi ha spinto?

“Eravamo fermamente convinti che il cavallo potesse e dovesse tornare ad essere finalmente protagonista nelle grandi manifestazioni di massa, come del resto avviene negli altri paesi europei; l’urgenza di rispondere in maniera adeguata ai nuovi scenari operativi ed alle nuove esigenze di controllo del territorio hanno fatto il resto”.

Cosa vi serviva?

“L’intento era quello di ottenere cavalli più equilibrati nei normali servizi di pattuglia ma, soprattutto, creare dei protocolli di addestramento ed impiego per gli equidi da destinarsi ai ben più impegnativi servizi di Ordine Pubblico attuali. E’ imperativo, ai nostri giorni, evitare quanto più possibile il contatto corpo a corpo tra operatori e manifestanti sfruttando il potere dissuasivo creato da una formazione di cavalli in movimento e, se necessario, il potere di spinta degli stessi senza ricorrere all’uso dello sfollagente”.

Qualcosa che va molto oltre le cariche di cavalleria di vecchia concezione, quindi.

“Sarebbe impensabile ormai non pensare di andare oltre le cariche al galoppo, legate ad una lodevole storica ed eroica concezione che merita doveroso rispetto, ma che non troverebbero più applicazione (salvo casi di eccezionalità) nelle nuove esigenze operative. Ed è anacronistico pensare di non dover cambiare, di non concepire un’evoluzione anche in questo ambito, pena l’estinzione”.

Obiettivo fondamentale dei nuovi progetti operativi?

“Tutelare l’incolumità dell’elemento umano da ambo le parti, mettendo al riparo l’Amministrazione dai fenomeni (non di rado strumentali) di videologismo e dall’accanimento mediatico da parte dei social network in un ambito delicatissimo come quello del rispetto dell’ordine e della sicurezza pubblica. Ci teniamo a ripeterlo: cavalli migliori, meglio addestrati, rappresentano garanzia di sicurezza per gli operatori e per il cittadino, anche per il più facinoroso che dovesse venirvi a contatto cui non rimane che abbandonare lo scontro prima ancora questo possa avvenire. Questa è la filosofia operativa: risolvere prima che le cose peggiorino.  Evitando l’uomo contro uomo, e salvaguardando comunque l’animale non solo con adeguate protezioni, ma anche con addestramenti costanti intervallati da periodi di riposo anche al paddock, con tecniche di rilassamento che fanno anche uso del Tellington Touch, in maniera che mai siano posti troppo a lungo in situazioni di stress. Importante l’alternanza tra lavoro e riposo mutuata anche dalle discipline agonistiche”.

Un bel cambiamento.

“Non è stato facile vincere i tanti iniziali scetticismi, ma alla fine i risultati ci hanno dato ampiamente ragione tanto che quasi immediatamente abbiamo iniziato a lavorare di comune accordo anche con uno specifico settore dei Carabinieri a Cavallo. Si stava capendo, e lo si comprende ogni giorno di più, che il settore dell’Ordine Pubblico a Cavallo deve rappresentare una specificità nella specialità ed abbisogna per questo di cavalli e uomini altamente qualificati ed addestrati, mai improvvisati”.

Come è stato perseguito il programma di lavoro?

“Per prima cosa si è costituita una squadra denominata ACOPS (Addestramento Cavalli da Ordine Pubblico Speciali) composta di esclusivi volontari, un team di sette tra specialisti ed istruttori di Polizia, più due fondamentali dipendenti scelti tra il ruolo dei civili  Addetti Equini  (nome forse riduttivo del loro profilo), professionisti del calibro di Mario Mocci e Luca Corrado, quest’ultimo pluricampione italiano ed europeo di  Monta da Lavoro Tradizionale, entrambi grandi esperti con i giovani cavalli. Punto di forza: ogni istruttore e/o addestratore era in possesso di diverse competenze non solo in campo equestre, competenze che nessuno ha esitato a mettere a disposizione. Si è costituito così un team di lavoro eterogeneo dove tutti, dal maniscalco all’ultimo degli addestratori potessero lavorare ad un intento comune, volto alla spasmodica ricerca del cavallo perfetto per i servizi di ordine pubblico e, giocoforza, per tutti i servizi di Polizia”.

Un “cavallo poliziotto” finalmente non mutuato come talvolta accade dall’attività sportiva, ma selezionato all’uopo per la specificità di settore.

Chi sono le figure professionali coinvolte nel lavoro di preparazione dei vostri cavalli?

“Comincerei da un istruttore di equitazione civile, Francesco Taraschi, che ha saputo trasmettere la capacità di lavorare in team su ogni singolo cavallo, laddove gli eventuali limiti del singolo potessero esser sopperiti dal compagno di squadra. In questa maniera tra l’altro ci si è scoperti, o forse riscoperti, e si è visto subito chi eccelleva in un aspetto o nell’altro nelle diverse fasi addestrative. Tutti i membri della squadra in una qualche maniera si sono dovuti mettere in discussione, tutti sono in qualche maniera cresciuti in questa condivisione generale di saperi. Insieme si sono costruiti degli esercizi, mutuati spesso dalle diverse discipline equestri, senza precludersi a nessun ambito. I nomi dei nostri? Gli Assistenti Capo Coordinatori Scipioni Emiliano,  Carlini Andrea e Molentino Francesco, gli Assistenti Capo Amelio Domenico, Labrosciano Stefania e Mastrodonato Luca, l’Agente Scelto Marcelli Marco e gli Addetti Equini Mocci Mario e Corrado Luca”.

Quindi l’addestramento dei cavalli ha addestrato un po’ anche voi?

“Il nostro team si è rafforzato ed è notevolmente migliorato sotto ogni profilo, già dopo la prima consegna dei cavalli presso le Squadre delle rispettive Questure si è capito che andava data maggior attenzione alla selezione in fase di acquisto degli stessi. Molto importante è stato il lavoro fatto da alcuni encomiabili istruttori per coinvolgere direttamente gli allevatori aderenti all’A.N.A.M.F. di Martina Franca, in maniera che selezionassero in una prima “sgrossatura” i cavalli particolarmente docili e ben predisposti al lavoro, e c’è voluto del tempo e tutta l’esperienza del personale interessato per instaurare un rapporto di reciproca fiducia”.

E’ molto importante anche l’aspetto allevatoriale di questa operazione: state valorizzando una razza equina squisitamente italiana, fortemente legata alle tradizioni di un nostro territorio regionale ma che si è diffusa su tutto il territorio nazionale.

“Un valore aggiunto: utilizzare finalmente una razza italiana valorizzandone le peculiarità e contribuendo a preservare la specie e le tradizioni ad essa legate. Nel frattempo i cavalli, salvo rare eccezioni tutti prelevati nella zona di allevamento tra i tre ed i cinque anni massimo, crescevano (e crescono) con noi”.

Quando un cavallo è dichiarato idoneo ai servizi di ordine pubblico?

“Quando sa superare in maniera agevole circa 50 particolari esercizi da noi individuati: così è per noi, così è per i colleghi dei Carabinieri con cui abbiamo partecipato a diversi tavoli congiunti e con cui ogni mercoledì ci addestriamo, insieme (forse per la prima volta  nella storia), nell’intento  di fornire un prodotto finito al funzionario addetto ai servizi di ordine pubblico, quali ad esempio la tutela fuori dallo stadio. Uno strumento quindi che sia quanto più possibile omogeneo, ma allo stesso tempo versatile. In buona sostanza il Funzionario di Polizia sa che può impiegare le squadre in formazione da otto binomi della Polizia di Stato e dei Colleghi dell’Arma nella stessa identica maniera e nelle medesime condizioni. Al riguardo vi è stata una corrispondenza atta alla perfetta intesa tra il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ed il Servizio dei Reparti Speciali del Ministero degli Interni, volta alla continuazione del progetto in essere, soprattutto dopo la recente visita del Capo della Polizia nella persona del Prefetto Gabrielli che ha visto i cavalli in azione durante una piccola dimostrazione pratica”.

Cosa è cambiato per voi in questi tempi di pandemia da Covid-19?

“Le attività addestrative sono state giustamente sospese per limitare i rischi di contagio. Come Squadra eravamo, di fatto, quasi costretti all’inerzia mentre vedevamo il paese che soffriva e, soprattutto, le altre articolazioni delle forze dell’ordine che faticavano a tenere lontano le persone dai parchi, dalle spiagge, e ad effettuare controlli capillari in tutti i vicoli ed i luoghi meno accessibili delle  realtà urbane ed extraurbane, limitando al massimo il rischio di contagio nelle varie operazioni di prevenzione. Grazie al nostro Comandante, Primo Dirigente della Polizia di Stato Carlo Eugenio Del Monte, abbiamo proposto di utilizzare i nostri “super cavalli” per i servizi legati ai controlli Covid-19”.

Con quali risultati?

“Strabilianti: in poco tempo parchi e spiagge interessate dalle nostre attività sono state sgomberate senza il minimo incidente, imponendo così il rispetto della legalità. Il cavallo oltre a mostrarsi un ottimo deterrente risolvendo pacificamente tutte le frequenti situazioni di tensione, si è dimostrato atto a preservare sempre la distanza minima di garanzia prevista contro potenziali contagi. Questo ha fatto sì che sia gli operatori che i cittadini sottoposti a controllo abbiano potuto rapportarsi in estrema sicurezza durante ogni operazione, cosa che le Sale Operative inizialmente scettiche hanno presto capito, richiedendo un costante impiego di unità ippomontate nelle giornate immediatamente successive al riuscito esperimento”.

E l’effetto sui cittadini?

“Un grande apprezzamento anche grazie ai diversi video amatoriali fatti rimbalzare sui vari social, laddove si è andati persino a tirar fuori dei “furbetti” dal mare. Ci siamo presto resi conto che stavamo lavorando in un grande teatro a cielo aperto dove non è consentito sbagliare, e questo è stato un volano per aumentare al massimo la nostra professionalità in un momento ed in un ambito tanto delicato. Nel resto del mondo tutte le polizie montate dalla Polonia alla Danimarca, dalla Svezia all’India , dal Regno Unito agli U.S.A. fino agli Emirati Arabi tutti stavano facendo lo stesso, e siamo stati orgogliosi di non esser rimasti a guardare”.

E tutto grazie alla grande professionalità dei vostri cavalli, nel caso specifico delle Murge.

“Con questo tipo di quadrupedi, idonei ai ben più impegnativi servizi di ordine pubblico, abituati gradatamente ed in maniera quanto più serena possibile ad un crescendo di tipologie di stress quali: bandiere, fumogeni, lanci di oggetti e persino detonazioni, si capisce bene come l’operatore possa procedere ad una identificazione e perfino alla redazione di eventuali verbali senza mai smontare da cavallo. Cosa che, per motivi operativi, è di fatto tassativamente vietata. Non di rado si è stati costretti persino a fermare delle auto, a chiamare ambulanze, ad intercettare persone con vistose mascherine che sventolavano fogli e certificazioni di diverso genere, ad intervenire nelle tante situazioni di tensione createsi fuori dai supermercati o dalle farmacie, a passare nel volgere di pochi istanti dalla spiaggia al centro storico cambiando rapidamente scenari e contesti operativi. Cavalli che restano fermi per tutta la durata delle operazioni di identificazione, pronti tuttavia ad avanzare affrontando ogni paura non appena viene loro richiesto, cavalli diversi appunto, che noi per questo definiamo con una punta di orgoglio speciali”.

Come vi sentite in questo momento?

“Siamo certi anche dai commenti entusiastici che ci accompagnano sui vari social, che tutti i quadrupedi impiegati in Italia al servizio delle Forze di Polizia stiano svolgendo un grande e prezioso lavoro, e seppur volti all’innovazione, Come Centro di Coordinamento, non possiamo non gettare uno sguardo alla storia e alle nostre tradizioni, dovendo ammettere che pur in piena età tecnologica il cavallo, questo meraviglioso animale, sta dando ancora il suo contributo rilevandosi di nuovo fedele amico dell’Uomo. A Lui, come sempre, tributiamo il massimo rispetto”.