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Home | People & Horses | Salto Oltre il Muro: la nostra vita in carcere

Salto Oltre il Muro: la nostra vita in carcere

L’associazione capitanata da Claudio Villa e ospite nella struttura penitenziaria di Bollate, prima realtà in Europa di cavalli in carcere ha bisogno una mano e lancia una raccolta fondi

16 Febbraio 2021
di
Salto Oltre il Muro: la nostra vita in carcere

A spasso per il carcere

Bologna, 16 febbraio 2021 – «Chiamami dopo le 19. Prima no. Lo sai che sono dentro»… Negli anni, 14 oramai, le battute con Claudio Villa sono state innumerevoli. Un po’ per il nome, un po’ per quell’ironia consapevole, mai dispregiativa, di chi ‘sta dentro’. Sì, dentro a un carcere. Non per condanna. Semmai per missione. Anche se Claudio, in merito, non ha mai fatto tanta ‘filosofia’.

Alla pena riabilitativa lui ci crede e basta. E non ne parla. Fa.

Fa, dicevamo, dal 2007. Quando con il suo progetto ha varcato i portoni del carcere di Bollate per insegnare un mestiere ai carcerati. Un mestiere che vede al centro il cavallo. E poi le cose, come accade sempre a quelle ben fatte, sono cresciute. Si sono evolute. Sono maturate.

Ecco come raccontano la sua avventura i magnifici ragazzi che lavorano, sempre in carcere, oggi al suo fianco e portano avanti con orgoglio la bandiera di Salto Oltre il Muro.

«Siamo nati nel 2007, all’interno della casa di reclusione di Milano-Bollate, grazie alla lungimirante idea dell’allora direttrice Lucia Castellano e del nostro presidente Claudio Villa, che da quel momento ha dedicato tutta la sua vita all’associazione, la prima e tutt’ora unica realtà Europea di cavalli all’interno delle mura del carcere.

Inizialmente ci siamo trovati con soli quattro box ma negli anni, grazie al lavoro dei detenuti e all’utilizzo di materiali di recupero, abbiamo avuto modo di costruire una struttura in grado di accogliere fino a 40 cavalli. Questo ci ha anche permesso di ottenere il riconoscimento dal Ministero della Salute come centro di recupero per cavalli maltrattati e posti sotto sequestro.

I nostri cavalli infatti sono tutti un po’, come dire, particolari. C’è Woody, salvatosi per un pelo dal macello perché il suo tendine non reggeva più le corse in steeple. Ci sono Cip e Ciop, trovati chiusi in un container all’interno di un campo nomadi a Milano. C’è Verdi, arrivato qui sotto sequestro da Catania che era solo un puledrino e che ora è un impareggiabile evasore di recinzioni. Ci sono infinite altre storie, che non basterebbe un libro per raccontarle tutte.

Crediamo sia stata proprio la vita accanto a cavalli che hanno sofferto così tanto che ci ha portato a passare dall’essere un progetto di formazione professionale per artieri a un centro per lo studio della relazione uomo-cavallo.

I nostri cavalli vivono liberi dalla costrizione dei box e in branco, nel rispetto delle loro caratteristiche etologiche. I detenuti, chiamati amorevolmente da Claudio Villa “la banda bassotti”, vengono quotidianamente a prendersene cura: puliscono in terra, li spazzolano, li curano e passano tutte le giornate accanto a loro. Imparano cioè il senso della responsabilità. Un tassello mancante nella vita di molti.

Si creano così legami stretti e unici. Che portano a una crescita di entrambi i soggetti: gli umani imparano cosa sia la dedizione, il prendersi cura, l’impegno, la gentilezza e l’attenzione al prossimo. I cavalli ritrovano la fiducia perduta nell’umano e il piacere nella relazione con questo.

Abbiamo visto passare dall’associazione oltre 500 detenuti, una decina dei quali ha continuato la propria vita fuori dalle mura in ambito equestre. Uno di loro è ora responsabile della nostra seconda sede, situata in provincia di Brescia e, assieme a un altro detenuto, stanno completando la formazione per lavorare nel campo degli Interventi Assistiti con gli Animali. Unico caso in Italia.

Nel corso di questi 14 anni abbiamo avuto la possibilità di collaborare con diversi Ministeri ed enti, sui più svariati fronti: sequestri, ricerche universitarie, convegni e punto di riferimento per i tirocini di scuole e ed enti di formazione. L’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus ha paralizzato tutto il paese e così anche le attività della nostra associazione ne hanno risentito, dovendo fermare le collaborazioni esterne. Sono però molti i progetti in cantiere, sia con le università sia con altri enti. Non vediamo l’ora di poter ricominciare.

Il lavoro con gli animali è molto impegnativo, la gente di cavalli lo sa bene, ma vedere la rinascita degli esseri viventi, cavalli e umani, che arrivano qui da noi ripaga di tutto.

Siamo riconosciuti come ONLUS e da sempre ci basiamo sul volontariato, di detenuti ed esterni. Stiamo attivando diverse modalità di raccolta fondi per aiutarci, che spaziano dall’adozione a distanza dei nostri cavalli, alle visite guidate, alle donazioni libere. Ci stiamo attivando anche nel mondo social, dove potete conoscere tutte le novità sull’associazione e vedere il lavoro che svogliamo quotidianamente.

Noi crediamo che il nome Associazione Salto Oltre il Muro ci rispecchi appieno. Non solo abbiamo salto il grigio muro di Bollate ma abbiamo imparato a saltare quello dei pregiudizi, della paura, delle barriere razziali e speciste. Siamo determinati a continuare a farlo e, con un piccolo aiuto da parte di ognuno di voi, potremmo un giorno abbatterli».

 

Per tutti coloro che volessero/potessero dare una mano, CLICCATE QUI

 

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Tags: carcere carcere di bollate claudio villa riabilitazione salto oltre il muro
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