Capitano Alessandro Baroni, su Brancaio, Lorenzo Fontana con Medina, Tommaso Beccaria e Sfarzosa, Gabriele Viviani su Evil Angel, Alessandro Viviani su Whoknows, Tommaso Carletti su Atorrante ed Elia Colombo su Nerva. Questa la squadra che ha conquistato l’oro ai Campionati Europei di horseball 2025 disputati a Le Mans (Francia) lo scorso week end, 28 luglio- 3 agosto.
Abbiamo chiesto a Fausto Sforza, allenatore di questa eccezionale squadra Under 21, cosa si aspettava da questo Campionato Europeo di Horseball: ovviamente si va per giocare e vincere, ma c’erano già incoraggianti aspettative, com’era andata la parte selettiva per arrivare poi a Le Mans?
«Questo è un punto fondamentale, la selezione, perché fa capire bene la differenza di possibilità tra noi e una nazionale come la Francia, che abbiamo incontrato in finale. Sono centinaia i ragazzi francesi che giocano se non a quel livello comunque di quell’età nelle diverse squadre nazionali. Le selezioni in Italia sono state su dieci ragazzi, di cui ne ho presi sette, quindi il bacino è molto più ristretto, il che vuol dire che dobbiamo sicuramente ingrandire la base di questo sport. Però è anche prova di avere tanta qualità, perché se su dieci, sette hanno vinto i campionati europei, questo vuol dire che il peso specifico dei nostri ragazzi è molto molto importante.
Sulla questione di aspettarsi questa vittoria, io sapevo di avere, se non la macchina più veloce, una delle più veloci, poi è sempre difficile gestire la parte mentale nei ragazzi così giovani.
Siamo riusciti a gestire il mentale, ad entrare sempre in campo con la testa, e con sicuramente un modo di affrontare la partita già superiore agli altri, già in campo prova..non dico che le partite le abbiamo già vinte lì, ma siamo stati molto molto molto preparati.
Il mio lavoro è stato semplicemente studiare le squadre durante il campionato europeo e gestire al meglio i ragazzi a fare quello che già sapevano fare.
Sono veramente soddisfatto di avergli dato quella forza, quella tempra morale in più che serviva per portare a casa un risultato che in Italia abbiamo ottenuto per la prima volta: vincere l’Europeo Under 21; ma tecnicamente avevo dei ragazzi veramente forti».
Che percorso hanno fatto i ragazzi e quante volte si sono confrontati?
«Si è deciso tardi di partecipare a questo europeo, perché in programma per l’Italia c’erano solo i Mondiali pro elite e ladies all’inizio (disputati a marzo in Argentina) e quindi abbiamo avuto solo tre stage da due giorni, in tutto diciamo 12 allenamenti iniziati tra marzo e aprile.
Al primo stage ho già fatto la selezione, in modo da affrontare poi gli altri due stage solo con i giocatori che avrebbero partecipato all’europeo.
Durante tutta la preparazione abbiamo cercato di lavorare sul reggere in difesa l’attacco degli avversari, in questo sport si gioca 4 contro 4, più due riserve a bordo campo. Essendo uno sport dove c’è tanto dispendio di fatica sia mentale che fisica, abbiamo lavorato tanto sul fatto di muovere la palla in un certo modo, avere dei comportamenti di difesa, dei riflessi pronti di tutti i giocatori.
Ieri la parte più incredibile della partita è stata la Francia, che ha attaccato 5 minuti di consecutivi dalla seconda metà del primo tempo, senza mai riuscire a passare.
Garantire una continuità nella difesa nel nostro sport è una cosa molto molto molto difficile perché ci vuole una tenuta mentale dei ragazzi e soprattutto dei cavalli, che sono sicuramente sempre e comunque l’elemento fondamentale di questo sport a cui va il grazie più grande ogni volta.
Tutti i lavori che abbiamo fatto durante i tre stage ci hanno portato ad arrivare lì con una consapevolezza che era poi quella che volevamo portare in campo, e siamo riusciti a trasformare in una medaglia d’oro».
I ragazzi hanno avuto modo di confrontarsi con le altre nazioni in situazioni precedenti? Ci sono stati altri incontri o amichevoli, che gli hanno potuto far capire di che pasta erano fatte le altre squadre?
«Allora no, non durante l’anno, ma molti di questi ragazzi, 5 su 7, avevano fatto l’Europeo anche l’anno scorso. E poi molti di loro comunque giocano tutto l’anno all’estero anche, quindi conoscono il livello internazionale. Sapevamo che la Francia, avendo avuto questo ricambio, è sempre la favorita del torneo, la Spagna l’ha già vinto e questa volta sapevamo di avere la squadra per farcela anche noi, e così è stato».
Quali sono stati i passi verso la vittoria in questo Campionato Europeo U21?
«Abbiamo cominciato con la partita più dura che era quella contro la Francia perché ce l’avevamo già nel girone.
Insomma siamo arrivati quindi subito con questo appuntamento cruciale, la prima partita contro la Francia, che abbiamo vinto 7-5. Nel girone c’eravamo noi la Francia e la Gran Bretagna che sicuramente, al momento nell’U21, è una nazionale minore, infatti la seconda partita contro la Gran Bretagna è finita 12-2 per noi.
Dopo avevamo due giorni di riposo che sono comodissimi per i cavalli, un po’ più complicati per i ragazzi che devono mantenere la concentrazione.
Quest’anno i nostri campionati europei Under21 e Under16 erano contemporanei a quelli del salto, del completo e del dressage.
Si è creato un bel ambiente, dove i ragazzi delle altre discipline sono venuti a farci il tifo, questo ha dato ancora più gas ai nostri ragazzi.
Abbiamo affrontato in semifinale la Spagna in una partita che abbiamo vinto 8-3 e non c’è stata mai storia, quindi anche lì molto soddisfatto dei ragazzi.
L’unica cosa che mi mancava era la precisione, di non fare errori, perché sapevo che la Francia, avendo perso nel girone, avrebbe fatto di tutto per vincere in casa. Invece abbiamo rivinto la finale 7-5, dimostrando di essere superiori quest’anno».
Quindi è stato un percorso in crescita che vi ha portato gradualmente al risultato. È bello perché siete partiti già con una consapevolezza importante.
«Esatto, quello ci ha alzato sicuramente il morale. La prima vittoria contro la Francia è una presa di coscienza tosta.
I francesi giocano un campionato nazionale con numerose squadre. Tutti i mesi hanno una tappa o due. Sono molto abituati alla tensione, alla partita, con un pubblico gigantesco che li sosteneva.
Si spera di avere un certo livello, però quando arrivi al momento è sempre difficile dimostrarlo. Noi in tutto l’anno abbiamo due o tre tappe in Italia. In quel senso sì che ne abbiamo fatto un’impresa.
Come livello di squadra invece sapevo di avere una squadra che poteva vincere».
