Sono anni che il Gala d’Oro di Fieracavalli Verona è argomento di discussione: chi c’era, chi non c’era, perché lo fanno in quel campo e come mai non c’era quell’artista…beh, noi abbiamo chiesto al Direttore artistico del gala, Antonio Giarola, di svelarci 5 curiosità sul Gala.
Dettagli che ce lo possono far conoscere meglio: perchè in fondo potremo non andarlo a trovare tutti gli anni, ma il Gala d’Oro è uno di quei vecchi amici che fa piacere sapere di ritrovare a Verona.
1. Oltre 200 cavalli in scena (217, per la precisione!)
Quest’anno il Gala d’Oro ha segnato un record inatteso: ben 217 cavalli sono entrati in scena nelle varie serate.
«Se me lo avessi chiesto prima di contare – confessa Giarola – avrei detto 150. Invece la segreteria ha contato tutto, fanfara della Polizia compresa. È un numero enorme, nato anche da una combinazione fortunata». Tra i protagonisti, oltre ai gruppi militari ‘storici’, anche un nutrito contingente di butteri laziali e toscani, sostenuti dalla Regione Lazio per rendere omaggio alla Maremma.

2. Horror vacui: quando avere troppo spazio è un problema
Il numero in libertà di Filippo Nassi con i suoi cavalli Maremmani ha emozionato tutti, ma la sua presenza era stata pianificata e testata con largo anticipo.
«L’anno scorso – racconta Giarola – l’ho fatto venire a Verona apposta. Ha provato nel campo del Gala la domenica pomeriggio, per capire se potesse reggere quello spazio enorme. Molti artisti arrivano dal lavoro in piste piccole, e rischiano di ritrovarsi schiacciati agli angoli. Lui ha superato brillantemente la prova».
La misura del campo del Gala d’Oro? Circa 50 x 70 metri, molto più grande di quello usato in altri spettacoli europei.

3. Il numero dei Carabinieri è stato il più grande degli ultimi 15 anni
Quest’anno il pubblico ha visto due reparti completi del 4° Reggimento Carabinieri a cavallo dell’Arma, per un totale di 52 cavalieri più il comandante impegnati nello storico Carosello.
«Non avevo così tanti Carabinieri in scena da 15 anni» dice Giarola. Un colpo d’occhio impressionante, reso ancora più intenso dal momento di cordoglio dedicato ai tre Carabinieri rimasti uccisi pochi giorni fa a Castel d’Azzano, nella provincia veronese: Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari. Per loro tutto il pubblico in piedi a eccezione di pochissime, e discutibili, eccezioni.
4. Backstage di precisione militare: il “volteggio a U” e gli addetti al campo come una squadra d’élite
Una delle sorprese più eleganti di questa edizione è stata la precisione chirurgica degli addetti al volteggio.
Il motivo? Un metodo speciale che Giarola difende da anni.
«La pista a ‘U’ per i volteggiatori acrobatici l’ho imparata più di dieci anni fa dagli artisti ucraini. È una disposizione più spettacolare, più fluida e anche più sicura. Ma richiede persone molto esperte nelle due “punte” della curva, perché lì il cavallo accelera e può tagliare di brutto».
Per questo nel backstage ci sono 7-8 persone fisse, più gli innesti di collaboratori meno esperti richiesti dai numeri più complessi (come il montaggio del numero di Lorenzo, o il nastro speciale voluto appositamente per il volteggio cosacco).
5. Dressage e volteggio accademico: due “colpi di fortuna” che hanno arricchito lo spettacolo
Il ritorno del Dressage è stato possibile grazie a una sponsorizzazione che ha permesso di costruire un numero elegante e perfettamente integrato con la scena.
«Normalmente chi fa Dressage pretende il campo standard, i fiori, la delimitazione perfetta. Qui invece abbiamo lavorato con luci e musica uniche, molto armoniose. Sono stati collaborativi, davvero bravi.»
Altro ritorno gradito: il volteggio accademico dei nostri campioni del mondo, un aspecialità che mancava da anni al Gala. Orlando Tancredi, Rebecca Greggio, Davide Zanella e Claudia Petersohn hanno conquistato il pubblico per fluidità e qualità tecnica, e conquistato tutti con la loro disponibilità, semplicità e gentilezza.
Bonus: Alex Giona, il gioiello dell’edizione 2025
Giarola non usa mezzi termini: «Il numero di Alex Giona non è stata una perla. È stato un diamante. Ha dato quel velluto, quella preziosità che serviva a completare tutto». Pochi minuti che hanno sigillato uno spettacolo “di sostanza”, forse meno teatrale rispetto alle edizioni con grandi corpi di ballo, ma più ricco di cavalli, atleti e tecnica equestre pura.

























