EEF: l’identità dell’equitazione 2.0

La European Equestrian Federation (EEF) commenta lo studio pubblicato dalla World Horse Welfare e dall’Università di Nottingham e ragiona su cosa serva agli sport equestri per essere socialmente accettabili nel XXI secolo

Longines EEF Jumping Nations Cup Final 2022

Bologna, 18 ottobre 2022 – I tempi in cui le federazioni sportive potevano gestire le proprie policy all’interno ‘dei palazzi’ sono finiti. Il mondo dello sport necessita sempre più di una gestione trasparente e consapevole rispetto all’intera società. Un nuovo modo di proporsi al pubblico che prende il nome di ‘Social Licence’, licenza sociale per chi preferisce i termini italiani.

Ad affermare ciò è uno studio (CLICCA QUI per il testo integrale in Gbr) dell’associazione di caratura mondiale World Horse Welfare e dell’Università di Nottingham recentemente pubblicato, frutto di un sondaggio esteso, in cui si evidenza come la fiducia del pubblico sia essenziale per il futuro del nostro sport.

“La fiducia si instaurerà solo se la società avrà la certezza che il mondo equestre operi in modo trasparente, che i suoi leader e i suoi praticanti siano credibili, legittimi e competenti e che la sua pratica rifletta i valori della società”. Questo in estrema sintesi il report degli studiosi.

Le riflessioni degli addetti ai lavori

Proprio sullo spunto di questi temi, Theo Ploegmakers, presidente dell’European Equestrian Federation (EEF) ha preso la parola per condividere il proprio pensiero.

«Sebbene il concetto di Social Licence sia stato spesso dibattuto nell’ambito delle politiche governative o del mondo degli affari, c’è un crescente consenso sul fatto che anche lo sport debba riconoscerne l’importanza. E sforzarsi di ottenere (e mantenere) la propria posizione nella società. Per uno sport in cui sono presenti anche degli animali, come nel caso degli sport equestri, questo è più complesso rispetto alla maggior parte degli altri sport. Con i cavalli in gioco, i flussi di immagini negative o di video evocano reazioni emotive. La licenza sociale di operare (“SLO”) viene concessa o persa dal pubblico, che non vede alcuna differenza tra corse, salto, dressage o qualsiasi altra disciplina. Il pubblico coglie solo l’immagine del cavallo e si preoccupa di ciò che pensa sia il benessere dei cavalli utilizzati negli sport. Ciò significa che dobbiamo prestare molta attenzione alla rappresentazione del nostro sport e alla comunicazione che forniamo per aiutare il grande pubblico a comprendere gli elevati livelli di benessere già dedicati ai cavalli sportivi».

 

Una questione di fiducia

Secondo Ploegmakers, che si basa per le sue considerazioni sullo studio britannico, la minaccia più grande per la licenza sociale del nostro sport riguarda la perdita di fiducia da parte del pubblico. Che spesso non comprende la maniera in cui i cavalli vengono gestiti e, più in generale, se il nostro sport sia lecito sotto il profilo del benessere animale. Le difficoltà che il settore equestre deve quindi affrontare sono dovute al fatto che c’è una differenza tra ciò che pensiamo noi, gli esperti, e ciò che pensa il pubblico. Lo sport equestre non è immune dalle sfide che questo comporta.

«Non è facile per noi, la comunità equestre, ammettere e accettare che il modo in cui gestiamo e pratichiamo lo sport con i nostri cavalli possa essere percepito in modo così negativo dal pubblico» sottolinea il presidente dell’EEF.

«Il nostro sport si è sviluppato nel corso di molti anni e noi ne consideriamo molti aspetti come “normali” o addirittura “necessari”. Ma per un osservatore esterno, con scarse conoscenze equestri, potrebbe non essere inteso in questo modo, laddove le sue opinioni sono comunque decisive per lo sport che chiede anche a lui una Social Licence. Assicurarci di rimanere aperti a tutto questo e dicare del tempo a considerare i modi in cui possiamo aprire il nostro sport è essenziale per ottenere l’accettazione da parte del pubblico».

 

Luci e ombre sul mondo equestre

Secondo la linea di approfondimento sociologico perseguito dallo studio della World Horse Welfare Association, è fondamentale sapere che la licenza sociale non è determinata solo in base alla percezione comune sul modo in cui gestiamo i nostri cavalli. E soprattutto non si limita solo alle questioni di benessere. Ci sono molti aspetti che si combinano (tra cui la sostenibilità) e che possono determinare la disponibilità del pubblico a concedere la licenza sociale.

Tra questi:

  • Doping e abuso di sostanze stupefacenti
  • Accettazione delle norme internazionali sul lavoro
  • Capacità di influenzare i risultati attraverso il denaro, che si traduce in pressioni sugli atleti affinché facciano di tutto per continuare a vincere
  • Integrità dello sport
  • Questioni ambientali
  • Sicurezza dei bambini

«Uno sport sostenibile non è solo uno sport attento all’ambiente. È uno sport che può sopravvivere nel futuro. Uno sport equo, in cui i risultati vengono raggiunti nel rispetto degli atleti equini e umani. Dove non c’è posto per l’uso di doping, trucchi o altri mezzi per ottenere risultati a tutti i costi. Ancora, dove c’è rispetto reciproco per gli atleti umani, ma soprattutto per gli atleti equini. Dove i groom hanno un’esistenza protetta e onesta e vengono rispettati per il loro lavoro. E dove c’è rispetto per l’ambiente e per il modo in cui il nostro sport si rapporta con la natura.

La comunità equestre si confronta anche con questioni filosofiche, come il diritto di andare a cavallo e il fatto che il cavallo voglia partecipare al nostro sport o sia costretto a farlo. Tutte queste questioni influenzeranno la licenza sociale e richiederanno una gestione e una strategia chiare da parte delle federazioni sportive»…

A sottolineare l’importanza di questi aspetti, le reazioni in questo senso non sono appannaggio del pubblico generalista. Sempre più atleti e addetti ai lavori condividono questa linea di pensiero affinchè anche il mondo equestre varchi la soglia del XXI secolo e diventi più condivisibile con un pubblico allargata.

 

Si guarda al futuro, con consapevolezza

A chiosa delle sue considerazioni, Theo Ploegmakers ha così riassunto la posizione dell’European Equestrian Federation. «Per l’EEF, le questioni sono in primo piano nel nostro lavoro. Un gruppo che si occuperà, tra l’altro, di sostenibilità e delle questioni ambientali durante gli eventi e delle emissioni di anidride carbonica è al lavoro. Questo si affianca ai nostri gruppi di lavoro esistenti che si concentrano sul cavallo e su questioni sportive specifiche. Un membro del progetto speciale, nonché membro non esecutivo del consiglio di amministrazione, sarà nominato per supervisionare questi progetti di sostenibilità. E per creare una strategia di social licence che si adatti alla strategia generale dell’EEF. L’EEF studierà anche la possibilità di avviare una campagna di comunicazione sulle questioni che hanno influenza su uno sport sostenibile.

Il momento di agire è adesso. In ultima analisi, molte delle questioni devono essere gestite dalle federazioni nazionali, al loro interno, poiché i problemi variano da Paese a Paese. Per questo motivo, si invita a rimanere vigili e a lavorare insieme per garantire un futuro sempre positivo per il nostro sport».

 

Fonte: Comunicato EEF