Un appello ai siciliani: è il momento di dire basta

Ennesimo intervento delle forze dell’ordine per bloccare l’altrettanto ennesima riunione di corse clandestine. Una piaga che continua a disonorare chi ama i cavalli in Sicilia

Il triste seguito di una corsa clandestina, immagine di repertorio

Bologna 13 dicembre 2020 – «Un plauso alla Questura di Agrigento, alla Squadra Volante e alla Polizia Stradale». Il sindaco di Naro, nell’agrigentino, esprime parole di elogio per le forze dell’ordine coordinante dal vice questore aggiunto Giovanni Minardi che ieri, al termine di una lunga indagine, hanno portato in caserma all’Anghelone ben 60 persone che ora devono chiarire la loro posizione di fronte agli inquirenti in merito all’organizzazione di corse clandestine e relativo giro di scommesse.

La piaga di questo risvolto della criminalità organizzata che coinvolge i cavalli non trova fine in Sicilia. Più si serrano le maglie della giustizia, più il fenomeno si ripresenta e cresce. A tutto vantaggio del business delle scommesse clandestine e della liquidità della malavita che così fluisce senza controllo.

In tutto ciò, ignare vittime, i cavalli, diventano i macabri pupazzi al servizio e ostaggi dei traffici illegali, in cui il rispetto dell’animale è ovviamente calpestato almeno tanto quanto quello delle persone per bene.

In questo caso si parla di Palma di Montechiaro, Naro e Licata. In altre si è parlato di Palermo, in altre ancora di Catania. In effetti non c’è una parte della Sicilia che sia completamente indenne dal fenomeno. Ed è un peccato mortale. Perché in Sicilia, l’altra faccia della medaglia propone una realtà regionale di grandi cultori e appassionati di cavalli. Della loro storia e del loro corretto e rispettoso utilizzo. Un aspetto che, naturalmente, la cronaca piena di corse clandestine, non ha spazio per far emergere.