Salgono a 275 in Italia i casi confermati di infezione da West Nile Virus nell’uomo, con 19 decessi. Crescono a 52 le Province con dimostrata circolazione del virus trasportato dalle zanzare Culex appartenenti a 15 sulle 20 regioni dello Stivale: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Tra i casi confermati sono stati accertati 19 decessi: 1 Piemonte, 1 Lombardia, 8 Lazio, 8 Campania, 1 Calabria.
La letalità, calcolata sulle forme neuro-invasive finora segnalate e confermate, è pari al 15,1%.
E fin qui sono solo numeri. Che tra parentesi gli esperti ci dicono neanche tanto allarmanti. Il virus risulterebbe così pericoloso solo su soggetti che presentano altre patologie pregresse. I cosiddetti fragili… Quindi, è illogico creare una sorta di psicosi di massa e inutile allarme.
Però non va scordato che ciascuno di questi ‘fragili’ è compreso negli affetti di qualcuno ed è un obbligo tenere alta la guardia affinché il problema non tracimi.
Come spesso abbiamo detto, il West Nile Virus è trasportato dalle gazze che infettano le zanzare, che a loro volta possono infettare uomini e cavalli, terminale cieco della trasmissione. Infatti non possono trasmettere il virus ad altri, né diffonderlo.
Però, come indicano i numeri, possono morirne.
La situazione in scuderia
Tra i cavalli, al 31 luglio il Cesme (Centro di Referenza Nazionale per le Malattie Esotiche degli Animali dell’IZS di Teramo evidenziava due ‘zone rosse’: una il Lazio con 3 focolai e una in Puglia con un focolaio, per un totale di 5 casi. Ma al di là della fonte autorevolissima di questi dati (CLICCA QUI per il report completo), sappiamo che già all’inizio di agosto era stato rilevato un caso anche in Sicilia (vicino a Catania).
Insomma, un panorama abbastanza allarmante e fluido, che ci posta purtroppo alla notizia della morte di Lord Lisa, Lallo per gli amici.
Lallo se ne è andato a causa di questo virus venuto da lontano all’inizio di agosto, nella notte tra il 3 e il 4, con immenso dolore della sua proprietaria Benedetta. L’esame autoptico ha accertato che il cavallo era già stato infettato dalla puntura della zanzara quando gli è stato somministrato il vaccino. Le due cose sono risultate fatali e hanno scatenato una carica virale altissima che non ha lasciato scampo all’animale.
Una storia che lascia molti insegnamenti. In primis riguardo alla necessità, prima di eseguire il vaccino di testare l’eventuale positività del cavallo. Come spesso quando si tocca il tema vaccinale, e soprattutto dopo il Covid, molti ritengono che non siamo utili mentre altri ne sostengono l’impiego. Quale che sia la scelta, il test di positività è indispensabile.
Il secondo insegnamento del caso di Lord Lisa è che non ci sono cavalli che siano più al sicuro di altri. Dai cavalli da concorso tenuti in scuderie stellate a quelli tenuti dietro casa, tutti possono essere punti e sviluppare la malattia.
Al momento, i tempi di incubazione e l’evoluzione della malattia non sono chiarissimi. Esiste la possibilità che i soggetti colpiti siano asintomatici e siccome i vaccini non sono una cura bensì una forma di profilassi è indispensabile tenere sempre alta la guardia.
Il vaccino rimane una buona carta da giocare, ma anche la bonifica ambientale, gli spray insettorepellenti e tanti piccoli accorgimenti per tenere lontano le zanzare possono fare la loro parte…