L’Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (INRAP), un ente che in Francia si dedica alla tutela delle opere e delle scoperte archeologiche, ha recentemente reso noto che a Toul, nel dipartimento di Meurthe-et-Moselle hanno ritrovato un cavallo che risale all’epoca rinascimentale.
O meglio, sono stati recuperati alcuni frammenti significativi di un’opera avvolta dal fascino di un mistero che si perde nella storia di uno dei momenti più prolifici dell’arte italiana che ha avuto influenza sugli artisti di tutta Europa e sui regnanti che cercano di assicurarsene i lavori.
Dai lavori cittadini alla scoperta archeologica
Durante alcuni scavi, in uno dei cantieri come ce ne sono tanti in ogni città, a Toul sono riaffiorate le vestigia di una antichissima porta che regolava nel 1700 l’accesso alla cittadina. Conosciuta come ‘Porte La Place’, era storicamente noto che fosse stata sacrificata in funzione della fortificazione voluta dal Marchese di Vauban, un’opera urbana che tra l’altro è nell’elenco dei siti Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
Fatto sta che gli attuali scavi hanno ‘incontrato’ una porzione delle antiche mura e diversi frammenti di un’opera equestre custodita in una sorta di camera intramurale. Gli archeologi hanno riportato alla luce una fossa scavata a più di un metro di profondità nella pavimentazione di cui si ignorava invece l’esistenza. Era riempita di terra e conteneva grandi frammenti di una statua equestre spezzata, di epoca rinascimentale.

Probabilmente la statua era originariamente collocata in una nicchia che sovrastava il colonnato della porta della città nel XV secolo.
Quando demolirono la porta all’inizio del XVIII secolo, calarono il cavaliere e il suo cavallo direttamente ai piedi del luogo dove si trovavano originariamente e interrarono rapidamente i frammenti per farli sparire.

Come spiegano gli studiosi dell’Inrap, le dimensioni del frammento principale sono notevoli: oltre 1,10 m di lunghezza e altezza, 0,50-0,60 m di larghezza e oltre 500 kg di peso (il tronco del cavaliere sul corpo del cavallo). In origine, questo gruppo equestre doveva essere alto e lungo circa 1,60 m. È scolpito in calcare bianco conchilifero, probabilmente proveniente dalla regione di Barrois (Perthois).
Uno stile inconfondibile
Il cavaliere e la sua monta, secondo le ricostruzioni degli archeologi, sono raffigurati in un modello tipicamente romano di figura nobile, vestita all’antica, con tunica e drappeggiata da un mantello.
Gli artisti italiani che si recavano in Francia e in Lorena per eseguire le loro opere su commissione importarono questi modelli disegnati, ispirandosi a grandi opere dell’antichità, come la statua equestre di Marco Aurelio nel Campidoglio romano, o la meno nota statua del Regisole di Padova, legata in qualche misura perfino al genio vinciano e ai suoi cavalli imponenti.

La ricerca continua
Al momento, questo è tutto ciò che si sa di questo cavaliere e del suo cavallo. ‘Rigenerati’ grazie alla tecnologia in un modello che restituisce loro l’interezza anche se in realtà, mancano ancora molti pezzi all’opera originale e non è dato sapere se potranno essere ritrovati. Ma anche questo fa parte del fascino del lavoro degli archeologi…