Roma: sei cavalli (e molte polemiche) per il trasporto funebre del boss Casamonica

Lo stesso numero di quelli che, secondo l’etichetta, spetterebbero solo al Re: ma sempre due in meno di quelli utilizzati per Lucky Luciano

Roma, agosto 2015 – In effetti i manifesti apparsi davanti alla parrocchia nella quale è stato officiato il rito funebre di Vittorio Casamonica lo ritraevano con la corona in testa: logico quindi che anche l‘attacco che ne ha trasportato sin lì la salma fosse adeguato al rango reale.

E infatti, come prescrivevano le antiche regole di etichetta, i cavalli morelli utilizzati per il boss Casamonica erano proprio sei: tale e quale un re, per l’appunto.

Di cosa si potesse considerare sovrano Casamonica non sta a noi dirlo: i manifesti di cui sopra lo identificavano come re di Roma pronto a conquistare anche il Paradiso – noi ci limitiamo a ricordare che era a capo di una organizzazione criminale di origine rom ben radicata nella zona della Capitale, dal litorale laziale ai Castelli Romani.

E facciamo notare che, nonostante si possa trovare poco elegante l’esubero di pariglie visto ieri (oltre alla scorta della polizia locale, altro privilegio notevole notato nell’occasione) per i funerali di Lucky Luciano del 1962 i cavalli morelli erano stati addirittura otto.

Per chi avesse il gusto delle vecchie consuetudini: per i privati cittadini l’uso normale era di una pariglia, due pariglie per i nobili e tre solo per il Re.

A Vienna, quando c’era l’Imperatore, il divieto di entrare in città con sei cavalli era rigidissimo: una notte le guardie bloccarono alle porte della capitale anche il principe Estheràzy, capo di una delle più ricche e nobili famiglie ungheresi. Non ci furono santi, ache lui dovette staccare i due cavalli di volata per entrare nella città Imperial-Regia. E cosa si inventò l’orgogliosissimo principe? un attacco a cinque, che se era comunque rispettoso nei confronti del sovrano lo distingueva almeno da tutti gli altri nobili a…quattro cavalli.

P.s. ringraziamo per l’approfondimento il signor Alfredo De Paoli di Pavia, erede di una tradizione irripetibile: la sua famiglia per generazioni ha gestito servizi di trasporto a cavalli dalla loro città sino a Milano, servizi funebri compresi. Se vi capita di passare da lì andate a visitare il suo Museo delle Carrozze, è magnifico.

P.P.S. Nella stessa chiesa di Don Bosco erano stati proibiti dalle gerarchie ecclesiali i funerali di Piergiorgio Welby.

21 agosto 2015