Una questione francese… ma non solo

Botta e risposta a suon di petizioni all’Eliseo tra chi chiede di togliere il cavallo ‘dall’ombrello dell’agricoltura’ e chi invece ritiene che sarebbe un suicidio

Cavalli Persano a Carditello: foto d'archivio

Bologna, 4 settembre 2020 – Lo scorso 2 settembre, in Francia, sono state presentate 82505 firme a sostegno di una proposta di legge presentata lo scorso gennaio, affinché lo status del cavallo sia modificato in ‘animale domestico’ e lasci quindi il ‘settore’ agricolo a cui è da sempre legato in termini di normative e legislazione.

Come evidenziato da più parti e come facilmente intuibile, si tratta di un evento che può rivoluzionare l’intera filiera di un paese – la Francia – che lega il grosso capitolo allevatoriale proprio al mondo dell’agricoltura di cui è una costola storica.

In virtù delle tradizioni e di tante sbavature presenti nella proposta di legge sostenuta dalle oltre 82mila firme, si è subito messo in movimento il mondo degli allevatori che ha, a sua volta, promosso una seconda raccolta firme, una petizione dall’incipit estremamente esaustivo: ‘Changer le statut du cheval reste le meilleur moyen de tuer le cheval’, ovvero cambiare lo status del cavallo è il modo migliore per ucciderlo.

Secondo i sostenitori di questa seconda petizione, che ha anche lei già ottenuto oltre 82mila firme di sostegno, il cavallo deve rimanere sotto l’egida del mondo dell’agricoltura, di cui fa parte da sempre.

Si tratta di una querelle accesa e molto dibattuta in un paese che intorno ai cavalli sviluppa un volume d’affari – tra diretto e indotto – molto importante, con grossi numeri anche dal punto di vista occupazionale. Un dibattito sicuramente che farà parlare a lungo e potrà trovare una quadra probabilmente solo in ambito politico, ovvero molto lontano dalle scuderie, tanto dagli allevatori quanto dai loro antagonisti.