Spare: sì, ci sono anche i cavalli nel libro del Principe Harry

La pagina che chiarisce meglio il rapporto tra il principe e l’universo equestre in Spare? Quando Harry parla del suo primo incontro forzato con l’Altra Donna, Camilla Parker-Bowles

Britain's Prince Harry herding cattle on a cattle station in Tooloombillain, Southern Queensland, Australia, Thursday 27 November 2003. The young Prince has been learning the skills of a Jackeroo as part of his 3 month stay in Australia. EPA/DAVE HUNT AUSTRALIA AND NEW ZEALAND OUT
Bologna, 2023 – Se non ci fossero stati sarebbe davvero stato stupefacente: nella biografia di uno dei nipoti della Regina Elisabetta II, di cui abbiamo tanto amato il lato equestre, uscito dai lombi di una famiglia in sella da secoli (metaforicamente e no).

Quindi sì, i cavalli in ‘Spare, il minore‘, il libro confezionato dal mago del ghost writing J.R. Moehringer per Henry Charles Albert Davidduca di Sussex, meglio noto come Principe Harry (così si firma in copertina) ci sono.

Ma diciamocelo: sono ben lontani dall’essere al centro dell’attenzione, ohibò.

Per dirne una nessun ricordo del principe bambino riguarda i pony, o una lezione di equitazione: probabilmente si tratta di cose troppo banali nell’educazione di un giovane britannico di buona famiglia per essere menzionate.

La prima pagina in cui si nominano i cavalli in realtà è tristissima, proprio al centro dell’angoscia della vita di questo ragazzo. Sono le pariglie di cavalli della King’s Troop che trainavano l’affusto di cannone su cui era posata la bara di Lady Diana, sua madre.

Harry ricorda bene i rumori, “…il tintinnio delle briglie, il clip-clop degli zoccoli dei sei cavalli bai ricoperti di sudore e il cigolio delle ruote dell’affusto di cannone” in stridente contrasto con il silenzio “che avvolgeva tutto”.

Comunque non ci sono solo brutti ricordi, legati al mondo equestre, per il secondogenito di Re Carlo III.

Niente di idilliaco o esente dal sapore sempre un po’ amaro che sentiamo ad ogni pagina sin qui letta del best-seller, sia chiaro. Ma il racconto del suo periodo di apprendista jackaroo in Australia a tratti fa ci fa anche sorridere.

Successe subito dopo il periodo passato dal  principe a Eton, il più prestigiosi istituto superiore privato della Gran Bretagna.

Per allontanarsi dai radar di stampa e paparazzi (tutto il libro è pervaso da questo tentativo perenne di fuga dall’attenzione dei media) Marko, una delle guardie del corpo del fratello William, gli trovò il posto giusto per allontanarsi dalla scena.

Si trattava del ranch di Noel e Annie Hill, Tooloombilla, nell’outback australiano.

Annie aveva condiviso l’appartamento a Londra con Diana Spencer quando erano ragazze, a la futura Lady D cominciava a frequentare il Principe di Galles.

Lavoro duro, niente trattamenti di favore, tante ore in sella , un caldo incredibile, zanzare. E cavalli, compagni di lavoro indispensabili.

Lì Harry, che pensava di saperci fare con i cavalli essendo un ottimo giocatore di Polo, scopre che gli Hill ‘erano davvero tosti’, sembravano tutti  nati in sella.

Curioso che Harry trovi una similitudine tra lui e gli animali da reddito del ranch: “I bovini hanno bisogno del loro spazio. Come dargli torto”, uno dei pochi lampi di ironia che siamo riusciti a cogliere nelle 540 pagine del volume.

Ma potrebbe essere anche la traduzione italiana a rendere poco di una probabile maggior brillantezza dell’originale, realizzata come è in tempi e modalità così stringenti da non consentire sicuramente una revisione efficace.

Un altro sorriso potenzialmente aleggiava anche a pagina 131, dove Harry descrive una delle sue tante cadute da cavallo come jackaroo: “…controllavo di non essermi rotto niente e di non avere emorragie interne, mentre il cavallo incombeva scocciato su di me”.

Come non pensare a uno dei meme più divertenti delle pagine social a tema equestre?

Ma alla fine, per quanto riguarda noi appassionati di equitazione e di cavalli, la pagina che chiarisce meglio il rapporto tra il principe e l’universo equestre è a pagina 60. Quando Harry parla del suo primo incontro forzato con l’Altra Donna, Camilla Parker-Bowles.

Un incontro anticipato da quello con il fratello maggiore William, atteso da Harry. Ma come una pura formalità, un po’ noiosa per tutti e due, sempre per via del fatto che essendo il minore secondo William la cosa non era così importante.

“Mi chiedo quale sia stato l’argomento della conversazione, probabilmente i cavalli” racconta Harry, che evidentemente non ha fissato i dettagli nella memoria: “Camilla li amava, e io sapevo montare”.

Non ci serve altro: sappiamo tutti la differenza che c’è tra amarli, e saper montare.

Le ultime pagine del libro sono magistralmente chiuse da un richiamo alle prime.

Sempre Harry e William che camminano dietro ai cavalli attaccati all’affusto di cannone che trasporta una donna che ha amato tanto. Questa volta sua nonna, la Regina Elisabetta II.

Ma le ultimissime pagine, quelle sono leggere: leggerissime finalmente, come un colibrì.