Storia di Federico, di Icaro e di una mamma che ha paura dei cavalli

L’importanza di non farsi condannare senza appello da una diagnosi, di trovare buoni amici e buoni cavalli: come Icaro, cavallo Maremmano

Federico che scherza con Icaro...o Icaro che scherza con Federico? Foto Manola Spazzoli
Ravenna, 21 febbraio 2022 – Certe volte le storie ci arrivano quasi da sole, come se fossimo destinati a incontrarle e le concatenazioni di eventi, occasioni e amici fossero state messe in ordine da qualcuno che vede le cose nel loro insieme, un po’ dall’alto.

Come quella che parla di un cavallo Maremmano, Icaro, diventato un punto di riferimento fondamentale per un ragazzo che da quando è nato convive con una grave forma di epilessia.

Il ragazzo di chiama Federico e abita a Bastia, in provincia di Ravenna: ha un fratello fantastico che lo accompagna nella vita, Lorenzo, un papà che fa il tifo per lui e una mamma che ha paura dei cavalli ma non per questo non li ama.

E’ questa mamma, Manola Spazzoli, che ci racconta la loro storia: eccola, queste sono le parole che ci ha scritto lei.

Vorrei raccontare di Federico e dei suoi primi 20 anni a chi gli vuole bene e a chi, conoscendolo, gliene vorrebbe.

Perché è giusto condividere le cose belle che abbiamo vissuto, le persone che hanno contribuito a rendere il nostro cammino produttivo per anima e corpo.

Non parlerò dei sacrifici, tutti ne fanno e tutti ci crescono. Non parlerò delle delusioni, tutti ne hanno e tutti le superano. Non parlerò delle paure, tutti ne hanno e tutti le affrontano.

Vorrei spalmare questo foglio con tutta la forza e la speranza e la tenacia e la resilienza che in questi anni sono stati necessari per rivolgere i nostri sguardi verso l’alto. Nonostante il peso della diagnosi , nonostante le parole piombate degli specialisti e nonostante le porte sbarrate.

Vorrei le mie parole giungessero a tutti quei genitori che si sentono distanti anni luce da un sospiro di sollievo. A quei fratelli che sentono addosso una responsabilità viscerale, a quei nonni che cercano nella presenza un contenimento.

Agli zii e agli amici che si prodigano nel sostegno.

Ecco, io vorrei parlare a loro di quanto, nella vita, l’unica certezza è che nessuno può avere certezze.

Non sarà mai semplice, ma solo perché la posta in gioco è molto alta e siamo qui per mettercela tutta.

Federico ci ha insegnato il valore del tempo, l’importanza dei sogni e la necessità dei progetti, e il grandissimo potere che c’è dentro, fuori e tutto intorno ad un Cavallo.

Federico è come se fosse nato due volte, c’è voluto tanto allenamento per riuscire ad assaporare il presente, e tutta la sua famiglia si è iscritta a questa “palestra”.

Vorrei raccontare di Federico ponendo l’attenzione su come una diagnosi non debba essere la protagonista indiscussa di una vita. E di come non proprio tutto sia contemplato nelle enciclopedie mediche, e di quanto sia necessario riconoscersi sempre come parte di qualcosa.

Noi siamo stati molto fortunati, abbiamo incontrato persone che hanno fatto la differenza, che ci hanno sollevato nei momenti di sconforto; e altre che hanno tirato fuori il nostro amor proprio, a volte anche in modo doloroso.

Federico nasce con una forma epilettica importante, farmaco-resistente che condizionerà ogni giorno della sua vita, gli apprendimenti, ogni attività e ogni decisione, e anche i rapporti interpersonali.

E il ménage familiare con Federico imparò subito una delle lezioni più importanti: il dramma non è rientrare nei percentili del pediatra, ma che esistano questi metodi per catalogare gli esseri umani già a pochi mesi.

Poi mi sono resa conto che si possono raggiungere gli stessi traguardi in tempi e modalità diversi da come sono concepiti dalla società.

Così gli anni scorrono, e se ci penso mi sento orgogliosa di quanto è stato fatto: mi riconosco un solo merito, solo uno, di non aver mai escluso nulla a priori.

Ho cercato e intravisto possibilità ovunque aiutata in questo da Lorenzo, il fratello di Federico che è diventato negli anni una figura di riferimento fondamentale per lui.

Federico viene adagiato su un cavallo la prima volta a 20 mesi, presso il maneggio “Il Raggio di Sole” di Forlì sulla groppa di Paco, che di anni ne aveva più di 30.

A me è sempre sembrato enorme, io ho sempre avuto paura nei confronti di questi esseri potenti.

Da subito raccogliamo gli effetti benefici delle sedute di ippoterapia, sia come sedativi delle crisi epilettiche sia come stimolo per i processi di apprendimento.

Assisto ogni volta a un piccolo miracolo, dopo le sedute a cavallo Federico passa la notte intera senza crisi, e la gioia dei suoi occhi quando è in groppa al suo eroe fa riposare anche me.

Trascorriamo così lunghi pomeriggi avvolti dalla magia dell’essere accolti da quell’enorme muso morbido, ma io continuo ad averne paura.

Federico procede per 7 anni con la riabilitazione equestre accompagnato dal fratello, che fa equitazione.

In seguito tutto si dipanerà a doppio filo, così.

Frequentiamo insieme diversi corsi per conoscere il magico universo dei cavalli e la loro forza, io occupandomi delle parti teoriche, ostiche per Fede, così ho avuto modo di ricevere una infarinatura utile alla gestione del cavallo.

Incontriamo formatori che ci danno gli strumenti per svolgere volontariato come palafrenieri nelle sedute di riabilitazione con ragazzi e bambini disabili, sia fisici che psichici, dove Federico ha scoperto carte che nemmeno lui sapeva di avere.

Grazie ai cavalli si è arricchito e formato, ha maturato negli anni empatia e supportato dal suo collega con la criniera ha accettato il suo involucro acciaccato dall’epilessia.

E ha valorizzato il contenuto di un cuore compassionevole verso l’altro, perché consapevole di come ci si sente quando non si risponde all’idea corrente di normalità.

Tanta acqua è passata sotto i ponti e anche sopra, ci siamo inzuppati e asciugati più volte, colpiti a gamba tesa da delusioni, cattiverie e indifferenza: ma sempre a braccia aperte abbiamo cercato il nostro posto nel mondo.

Per Federico arrivano anche la fine della scuola e poi la maggiore età.

Con tutto quello che ne consegue: perché il mondo e le sue consuetudini non hanno mezze misure per colpire.

I paletti imposti da invalidità e decorso dell’epilessia in adolescenza impongono un piano B, in quanto il fluire della vita fuori casa subisce uno stop brusco.

Così ci ingegniamo a fare quello che ci riesce meglio con quello che abbiamo. E non abbiamo poco, perché la terra dei nonni si sposa bene con la passione di Federico per le coltivazioni orticole.

Così nasce il FederOrto dove si persegue il biologico a spada tratta, ci si impegna quotidianamente nell’orto, si studia e si sperimenta, la grande soddisfazione va a braccetto con acquisizioni e apprendimenti.

Diventiamo sostenitori del problem solving, perseguendo l’intento di trovare soluzioni a ogni problema.

Complice il lockdown dei primi mesi del 2020 che riunisce tutta la famiglia e mette in pausa tutte le frenesie, si collabora alla realizzazione di un pezzetto di sogno, “Le ovaiole di Fede”. Sono una cinquantina di galline livornesi allevate biologicamente, produttrici di buonissime uova dal guscio bianco e il sapore antico.

Federico segue diversi tutorial su Youtube, un metodo di divulgazione alternativo e per noi sottostimato, che nel suo caso risulta utilissimo: il progetto prende forma.

Ci vogliono coraggio e determinazione per affrontare questi impegni per un ragazzo che negli anni non è mai stato sicuro di nulla, ma Federico ha spiccato il volo dopo uno degli incontri e legami più importanti della sua vita.

Quello con Icaro, cavallo Maremmano, un guardiano d’eccezione per le fragilità di Fede.

Icaro ha 23 anni ed è il dono inaspettato di una delle meravigliose persone che hanno fatto la differenza nella nostra vita, Simona Falorni.

E con Icaro Federico ha iniziato a credere che nulla succede per caso, e che certi incontri davvero possono cambiare tutto.

Che noi dobbiamo sempre essere aperti, pronti e ben disposti alle cose che accadono.

Un altro tassello importante della storia è aver conosciuto circa 4 anni fa i cavalcanti de La Bardella Maremmana di Marta, durante la Sagra del paese di Bastia dove viviamo.

E’ lì che Federico si è innamorato di Ultimo, il cavallo di Biagio Prugnoli e ha riempito di domande tutte le persone coinvolte nello spettacolo.

Da quel momento in poi non so nemmeno cosa sia successo, fatto sta che quelle persone e quell’ambiente ci hanno accolti come fossimo parte della famiglia da subito.

Ricordo come fosse ieri il primo week-end in cui li abbiamo raggiunti nel loro centro equestre e di come ci hanno fatti sentire.

Era tanto tempo che non vedevo Federico felice, lì è stata come una magia: ma è ‘solo’ quello che succede quando metti insieme cavalli e persone, sentimenti buoni ed emozioni con gli zoccoli.

Per noi ben presto i Maremmani sono diventati un salvagente, una speranza, una iniezione di autostima e hanno letteralmente cambiato il corso degli eventi.

La passione e la perseveranza di Fede hanno incontrato la determinazione e la gentilezza di un gruppo di persone, e il loro impegno per mantenere in vita un mondo di tradizioni.

Ci hanno ripetutamente accolti negli anni integrando il percorso di esperienze di Federico, hanno dato fiducia là dove era stata negata da altri. Gli hanno insegnato cosa vuol dire montare su un cavallo che non conosci partendo dalle competenze già acquisite da Federico.

Sicuramente in questo mio scritto qualcosa è andato smarrito, ma certo non perché non fosse importante.

Ora Federico racconta di sé, spiega come si prende cura delle sue galline e di Icaro.

Di come vuole aumentare la sua attività, di come vede il suo futuro con scafarda e mazzarella. Tra carriole di letame da scaricare, grasso per gli zoccoli, il fango dei giorni di pioggia e la criniera di Icaro che rende tutto più bello.

Siamo stati fortunati a trovare questa gente e questi cavalli, e io auguro la stessa fortuna a chi come noi si è trovato in balia di una diagnosi e da lì, dopo aver ripreso fiato, ha cercato come poteva di ridimensionare un disastro che pareva annunciato.

Vorrei che il nostro messaggio arrivasse a quei cuori affranti, a quegli occhi stanchi, a quei genitori che non riescono a vedere oltre il dolore di ogni giorno.

E’ vero, una disabilità – qualunque essa sia – quando entra in una casa lo fa senza chiedere permesso, rivoluziona tutto minando certezze e programmi, lo so perfettamente.

Ma credetemi, si può sperare, si deve essere fiduciosi e persistere.

Il nostro presente è avvolto dal calore di tante persone che si sono unite al nostro cammino.

Siamo destinati a realizzare sogni, è questa l’essenza di ogni esistenza: esserci, e lasciare qualcosa di sé.

Continuo ad avere paura dei cavalli, io: ma sono riconoscente con tutta l’anima a loro, alla loro gente e al cuore grande che hanno.