Adolfo Cambiaso, icona mondiale del polo argentino, ha portato l’innovazione nel suo sport grazie a un passo che ha diviso profondamente l’opinione pubblica: la clonazione della sua leggendaria cavalla Cuartetera. Questa cavalla, una delle più vincenti e apprezzate nel circuito internazionale di polo, ha rappresentato per Cambiaso non solo un compagno di gioco, ma un patrimonio genetico fondamentale per mantenere alto il livello competitivo. Decidere di clonarla significa infatti voler conservare caratteristiche fisiche e comportamentali uniche, fondamentali per eccellere in uno sport in cui la sinergia tra cavallo e giocatore è cruciale.
Il progetto di clonazione, avviato nel 2010 in collaborazione con l’azienda Crestview Genetics e l’esperto Alan Meeker, ha portato alla nascita di numerosi cloni destinati a proseguire l’eredità della cavalla nel mondo del polo. Alcuni di questi cloni hanno già partecipato a competizioni di alto livello, contribuendo ai successi della squadra La Dolfina.
Tuttavia, la vicenda ha preso una piega complessa nel 2024, quando è emerso che uno dei partner commerciali, Alan Meeker, aveva venduto alcuni cloni senza il consenso di Cambiaso. Questo ha dato avvio a una lunga battaglia legale che si è conclusa nel marzo 2025 con una sentenza a favore di Cambiaso: i cloni venduti illegalmente sono stati restituiti, riaffermando il diritto esclusivo del campione sulla proprietà genetica degli animali clonati.
Oltre all’aspetto legale, la disputa ha portato all’attenzione pubblica questioni più ampie riguardanti la proprietà intellettuale applicata al materiale genetico e le implicazioni etiche della clonazione animale nello sport. Da una parte, il caso ha stimolato un dibattito sulla liceità di considerare un organismo vivente come una proprietà riproducibile e controllabile a fini commerciali. Dall’altra, ha evidenziato il rischio di trasformare animali unici in prodotti replicabili, con conseguenze che possono riguardare anche il benessere degli stessi.
I sostenitori della clonazione, invece, vedono in questa tecnologia uno strumento fondamentale per preservare e migliorare le linee genetiche più pregiate, un elemento di particolare rilevanza in sport come il polo, dove la qualità dell’animale è decisiva per le prestazioni. La clonazione consente infatti di mantenere caratteristiche fisiche e comportamentali fondamentali, consentendo agli atleti di continuare a contare su cavalli di alto livello.
Il caso Cambiaso, arrivato a conclusione solo di recente, segna un precedente importante nel panorama dello sport e della biotecnologia equina. Mette in luce la necessità di sviluppare regolamenti chiari e condivisi che bilancino il diritto di proprietà genetica, la tutela del benessere animale e le sfide etiche legate alle nuove tecnologie. La vicenda resta uno spunto di riflessione sui limiti e le potenzialità dell’ingegneria genetica applicata allo sport d’élite, aprendo un dibattito destinato a crescere nei prossimi anni.