Giuseppe Della Chiesa, l’uomo per tutti i cross

Il direttore sportivo e disegnatore del percorso sia per l’imminente Test Event sia per il Campionato del Mondo di completo del prossimo settembre ci racconta qualche interessante retroscena circa la spettacolare prova di campagna

Giuseppe Della Chiesa (ph. Massimo Argenziano)

Bologna, martedì 10 maggio 2022 – Giuseppe Della Chiesa è l’uomo giusto nel posto giusto al momento giusto. Il posto è il Centro Equestre Ranieri di Campello ai Pratoni del Vivaro, meravigliosa e sconfinata palestra dedicata al completo. Il momento è… domani, giorno d’inizio del Ccio a quattro stelle prima tappa del circuito 2022 di Coppa delle Nazioni di completo oltre che Campionato d’Italia, ma soprattutto Test Event in vista del Campionato del Mondo del prossimo settembre: cui farà seguito la settimana prossima l’analoga manifestazione di attacchi, ugualmente in previsione del mondiale di settembre. Due Campionati del Mondo che si svolgeranno proprio lì, sulle colline dei Pratoni del Vivaro.

Giuseppe Della Chiesa è l’uomo giusto per molteplici ragioni: è uomo di cavalli, è cavaliere sia di completo (campione d’Italia nel 1989) sia di salto ostacoli, è stato disegnatore del percorso di cross a Badminton, per due mandati è stato il presidente della commissione completo in seno alla Fei oltre che componente il Bureau della stessa Fei… Insomma: della specialità del completo conosce tutto e – soprattutto – da tutti i punti di vista. Come tocco finale aggiungiamo che è uomo di carattere positivo, comunicativo, coinvolgente, appassionato ed entusiasta: sono caratteristiche più preziose dell’oro nel caso di una persona che deve ricoprire il ruolo di direttore sportivo in tutto questo poderoso insieme di manifestazioni agonistiche.

Con il Test Event che inizia domani si apre il grande capitolo del completo internazionale ai Pratoni del Vivaro. Come si è svolto l’avvicinamento a questa prima manifestazione?

«Questo centro ha organizzato eventi importantissimi in passato, ma poi come è noto ha vissuto un lungo periodo di abbandono. Non è stato semplice riportarlo alla migliore efficienza ma alla fine il risultato è stato ottenuto: è stato fatto un bel lavoro, un lavoro i cui effetti dovranno durare nel tempo e costituire un’eredità importante. I tempi sono stati lunghi però, e a questa manifestazione siamo arrivati con il fiato un po’ corto, come spesso accade in Italia… L’appalto per il lavoro sui campi doveva partire un anno e mezzo fa, in realtà è partito sei mesi fa scarsi, quindi abbiamo lavorato in tempi molto ristretti. In un periodo tra l’altro in cui tutta la catena di approvvigionamento è stata messa in grande difficoltà prima dal Covid che ha creato una notevole serie di problemi logistici, e poi si è aggiunta la faccenda del bonus 110% che ha mobilitato una enormità di attività e quindi è stato molto difficile reperire i materiali necessari. Poi abbiamo fatto un lavoro gigantesco sulle scuderie: e arriveremo a settembre per i due Campionati del Mondo molto ben preparati. In realtà il lavoro più difficile in questo periodo è tenere a bada l’erba, che cresce molto rapidamente: ma il centro si è attrezzato anche da questo punto di vista con delle macchine per lavorare, e insomma… pian piano le cose vengono avanti bene».

Il suo è un ruolo chiave…

«Io sono stato chiamato per fare il direttore sportivo e il disegnatore dei percorsi di cross. Poi mi sono trovato in realtà a fare tantissime altre cose, il che va benissimo anche perché fa parte del mio carattere e della mia passione cercare di fare le cose bene. Poi un minimo di esperienza mi insegna che se non si fanno certe cose prima, non se ne possono fare altre dopo… ».

Parliamo del percorso di cross del completo.

«Ho voluto fare una gara anche lo scorso novembre, un Cci quattro stelle lungo perché praticamente sono la stessa distanza e la stessa tipologia del Campionato del Mondo. Volevo provare un tracciato, capire un po’ di cose… anche perché i Pratoni sono un posto in cui bisogna stare molto attenti con i tracciati perché ci sono tante colline… Abbiamo fatto quella gara e in accordo con il delegato tecnico della Fei abbiamo considerato un po’ di cose che credo possano funzionare bene anche per il Campionato del Mondo».

Il percorso di questo imminente appuntamento invece?

«Questo è un quattro stelle corto nel cui percorso di cross ci saranno alcune parti che verranno riproposte in modo identico nel Campionato del Mondo. Sarà una buona gara, una bella tappa di Coppa delle Nazioni, un quattro stelle serio, decisamente di livello. Poi c’è anche il Campionato d’Italia: siamo felici di poter dare ai nostri cavalieri l’occasione di questo impegno».

C’è qualche particolare criterio tecnico che lei ha adottato nella costruzione del percorso di cross?

«In effetti sì, c’è. Ho cercato un approccio nuovo, diverso, circa le alternative. Bisogna partire dal presupposto che in un Campionato del Mondo il problema più grande è che ci sono livelli molto diversi in termini di capacità e di esperienza da parte dei concorrenti. Ci sono quelli fortissimi che gareggiano normalmente nei cinque stelle più importanti, e ci sono quelli che sono appena arrivati a quel livello. Però bisogna cercare di dare a tutti la possibilità di finire il percorso in linea di massima, chiaramente premiando i migliori».

E come si fa?

«Appunto utilizzando le alternative. Le alternative logicamente devono far perdere tempo in modo che non divengano la strada per la vittoria. Quindi in passato se ne sono utilizzate di molto tortuose, talvolta perfino troppo: a forza di avanti e indietro, gira di qua e gira di là… ai meno forti si rendeva la vita ancora più complicata invece di facilitarla. Quindi ho pensato di proporne alcune di più lineari e di più facili: faranno perdere tempo ma permettendo a cavalli e cavalieri di rimanere nel ritmo. Vedremo: è una prova che facciamo in questa gara e che poi vorrei utilizzare nel Campionato del Mondo. Vediamo come funziona… ».

Del resto questo è un concorso che serve anche come prova generale…

«Certo, e lo è per tutti: per il comitato organizzatore come per il disegnatore del percorso. Più cose si possono provare e verificare, e meglio è. D’altra parte uno si può fare mille idee su quello che succederà, ma alla fine sono solo i cavalli che dicono la verità… ».