Jenny Camp, una cavalla da record

Come smentire tutti i pronostici e diventare una stella del completo ce lo insegna la storia di Jenny Camp, una cavalla piccola ma piena di grandissime qualità che condivide con il magico Charisma di Todd due caratteristiche: tra cui anche la (relativa!) altezza al garrese…

Bologna, 24 settembre 2019 – Chi lo ha detto che sia così facile individuare la disciplina sportiva più adatta ad ogni atleta, cavalli compresi?

Magari capita che certe caratteristiche siano fuorvianti ai fini della scelta.

Esattamente come era successo per Jenny Camp: giumenta, baia, nata nel 1926 a Front Royal (centro di rimonta militare della Virgina, USA) dal Purosangue Inglese Gordon Russel e da fattrice non meglio identificata ma con ¾ di sangue PSI certi.

Jenny Camp era piccolina, con degli anteriori così così e andature corte.

Non certo un soggetto dal quale lasciarsi affascinare morfologicamente, e così venne   destinata a fare il cavallo da Polo.

Ma non si era tenuto conto di altre sue caratteristiche che si rivelarono molto più importanti de le physique de l’emploi: perché Jenny Camp era coraggiosissima, terribilmente agile e con una predisposizione al salto fenomenale.

Appena se ne accorsero la dirottarono nel Completo, e qui la baietta letteralmente si scatenò: con il suo cavaliere di sempre, il capitano Earl F. Thomson, vinse l‘argento individuale e l‘oro di squadra ai Giochi olimpici di Los Angeles nel 1932 e ancora l’argento individuale a Berlino nel 1936.

Che fu, per inciso, una edizione dei Giochi davvero molto particolare anche per quanto riguarda il coté eventing: i tedeschi infatti inserirono a sorpresa nel cross-country un ostacolo d’acqua,   difficoltà mai presentata sino ad allora nelle prove di questo genere.

Il percorso di campagna era di 36 km. e doveva essere portato a termine in 2 ore: su 46 binomi che affrontarono l’ostacolo ci furono 18 cadute per cavallo e cavaliere – tra cui il nostro Ranieri di Campello – più altre dieci solo del cavaliere. J

enny Camp fu una dei 27 cavalli su 50 che portarono a termine il percorso: nonostante la poca attenzione verso gli atleti non germanici, di lei i Giudici scrissero «…che era stato delizioso vedere al lavoro questa cavalla volenterosa e attenta».

Qualche anno dopo le Olimpiadi di Berlino la piccola baia venne riportata in allevamento a per fare la mamma: oltre a lei solo Charisma di Mark Todd (oro a Los Angeles ’84 e Seoul ’88) e Marcroix, montato dall’olandese Charles F. Pahud de Mortanges nel 1928 e mel 1932, possono vantarsi di aver vinto  medaglie olimpiche per il Completo in due edizioni  consecutive dei giochi.

Da notare un dato curioso: sia Jenny Camp che Charisma al garrese erano “alti” esattamente 160 cm.

Vi viene in mente niente, riguardo alle botti piccole?…