Paradressage: il dopo-Europa

E come per tutti gli eventi importanti c’è un prima, fatto di strategie, lavoro, progetti , un durante, quasi sempre giocato con il respiro corto e tanta emozione, e un dopo. Fatto di valutazioni, giudizi, critiche o complimenti.

Rotterdam, 28 agosto 2019 – Un campionato continentale è sempre un appuntamento importante. Anche quando non è qualificante per le Olimpiadi. E il Campionato d’Europa Paradressage di Rotterdam non ha certo fatto eccezione.

E come per tutti gli eventi importanti c’è un prima – fatto di strategie, lavoro, progetti -, un durante – quasi sempre giocato con il respiro corto e tanta emozione – e un dopo. Fatto di valutazioni, giudizi, critiche o complimenti. Anche in questo, il Campionato d’Europa Paradressage di Rotterdam non ha fatto eccezione.

L’Italia – giusto per entrare subito nel merito – si è classificata sesta su 15 bandiere al via. Poco o tanto è un metro di misura che può essere messo in relazione solo con le reali possibilità agonistiche dei binomi in campo. Non è certo poco il risultato individuale di Sara Morganti, seconda nell’Individual test e nel Freestyle del suo grado (gr. 1). Ma del resto siamo abbastanza abituati ai meravigliosi risultati di questa amazzone, da anni faro ispiratore del paradressage azzurro.

Difficile quindi scattare l’istantanea dell’ingaggio dei nostri, compito che lasciamo volentieri a Ferdinando Acerbi, responsabile Fise e tecnico di riferimento.

«Il risultato conseguito a Rotterdam rispecchia la nostra posizione nel panorama europeo e nella ranking. Siamo tra i primi paesi alle spalle dei leader di sempre. La prestazione di Rotterdam è stata per me buona e ogni binomio ha dato il massimo. Quest’anno abbiamo fatto un grande lavoro e alla fine abbiamo raggiunto un risultato lusinghiero. La squadra è rinnovata per il 75% dei binomi che la compongono – tra cavalli e cavalieri – e il lavoro è stato sempre in corsa. Quindi, sono soddisfatto per gli enormi margini di miglioramento che abbiamo raggiunto».

Parliamo dei binomi…

«Sara Morganti è una certezza. Lei – se parlassimo di salto – fa sempre zero veloce. Al massimo può esserci qualcuno più veloce di lei, ma lei sempre zero porta a casa. Federico Lunghi, con una cavalla che monta da gennaio, è riuscito a infiltrarsi nella prima metà della classifica, approdando in finale. La sua simpatia e la sua capacità di coinvolgere sono un collante speciale per tutti i supporter. Federico, oltre che come cavaliere sta crescendo come personaggio… È importante anche questo! Carola Semperboni, esordiente al 100%, ha fatto le percentuali che sapevamo essere alla sua portata. Anche la sua è stata una performance molto positiva. Francesca Salvadé è andata benissimo il primo giorno e poi ha scontato un po’ la propria emotività e la severità verso se stessa. Il suo nuovo cavallo è andato benissimo: si tratta solo di mettere in quadro la situazione. Nell’ultimo anno e mezzo anche Francesca ha fatto tanta strada… E tanta ne può ancora fare. Da casa – ci tengo molto a dirlo – ci hanno seguito Alessio Corradini (con un cavallo troppo giovane per l’ingaggio) e Maurilio Vaccaro e a Rotterdam è arrivato anche il loro supporto. Ovviamente il ringraziamento per il risultato di Rotterdam va a tutti i team satelliti e a tutti i tecnici che hanno contribuito con tutte le loro energie e risorse: i parziali di squadra sono i più alti che l’Italia abbia mai conseguito…».

Quali i prossimi step?

«A Novembre la finale di Coppa Italia e qualche internazionale tra cui San Giovanni in Marignano a febbraio. Oramai Tokio 2020 è vicinissimo. Ci saranno probabilmente gli appuntamenti di Waregem e Mannheim».

Qual è l’attendibile e realista obiettivo azzurro alle Olimpiadi di Tokyo 2020?

«L’obiettivo raggiungibile e ambizioso nello stesso tempo è centrale una piazza entro le prime cinque nazioni in classifica. È alla nostra portata e ce la metteremo tutta. Per il resto, si impone la legge scaramantica. Tutti muti…».