Antonio Gutierrez: il dramma e il trionfo

Roma, Piazza di Siena 1952: storia di una Coppa delle Nazioni molto particolare per tante ragioni, tra le quali una del tutto imprevedibile che tocca molto da vicino la squadra azzurra…

Da sinistra: Aldo Assetta Binda, Raimondo d'Inzeo, Antonio Gutierrez, Piero d'Inzeo, Salvatore Oppes,

Bologna, giovedì 3 settembre 2020 – Guardate questa fotografia: le espressioni del volto dei protagonisti ritratti in questa immagine trasmettono allegria, serenità, perfino divertimento. In modo quasi contagioso. Chi sono questi uomini? E perché sorridono, felici e allegri? A sinistra con il microfono in mano c’è il giornalista Aldo Assetta Binda: poi Raimondo d’Inzeo, Antonio Gutierrez, Piero d’Inzeo, Salvatore Oppes. E quindi: perché sorridono, felici e allegri?

Roma, 19-27 aprile 1952: il Chio d’Italia a Piazza di Siena. Tra i cavalieri italiani c’è un po’ di malumore: la Fise infatti ha deciso che il contingente azzurro in gara debba essere quantitativamente pari a quello delle altre nazioni. Una drastica riduzione del numero dei nostri rappresentanti, dunque: per questa ragione vengono inserite nel programma del concorso anche due gare nazionali. Alla vigilia dell’evento sono molte le polemiche e le critiche generate da tutto ciò… In ogni caso si tratta di un’edizione di Piazza di Siena molto particolare anche per altre ragioni: undici Paesi dei quali dieci in Coppa delle Nazioni rappresentano il record per Roma fino a questo momento; ci sono nomi esotici come quello della Cambogia (unica a non avere la squadra per la Coppa, presente il re Norodom Silianouk Varman, grande appassionato di equitazione, tanto da istituire nell’immediato futuro un trofeo speciale intitolato al suo Paese) e di nazioni esordienti a Roma come l’Argentina, che insieme a Cile e Messico offre una consistente presenza dell’America Latina; ma la squadra che suscita una grande ed emozionata curiosità non può che essere la Germania, che ritorna a Piazza di Siena dopo dodici lunghi e tremendi anni affrontando proprio qui – tra l’altro – il suo primo concorso internazionale dopo la guerra: e vi è già presente Fritz Thiedemann con il famoso Meteor. Infine un fatto letteralmente epocale: per la prima volta nella storia del salto ostacoli internazionale una donna gareggia in Coppa delle Nazioni facendo seguito alle nuove disposizioni stabilite dalla Fei nel congresso di Parigi alla fine del 1951: si tratta di Michèle Cancre – moglie di Jean d’Orgeix – nelle file della Francia.

Arriva il giorno della Coppa delle Nazioni. Ultima giornata del concorso. Record di pubblico: venticinquemila spettatori assiepati intorno a Piazza di Siena! La vigilia della gara è molto agitata. Antonio Gutierrez, capo équipe azzurro nonché capo del centro di preparazione olimpico per il salto ostacoli, decide di schierare Salvatore Oppes su Leila de Samassi, Raimondo d’Inzeo su Litargirio, Piero d’Inzeo su Uruguay. Raimondo tra l’altro non sta bene, risente dei postumi di un infortunio tanto che per gran parte del concorso non monta cercando di risparmiarsi proprio per la Coppa delle Nazioni, e la sua Serena la porta in gara lo stesso Gutierrez. Manca però il quarto cavaliere: che sarebbe stato Sandro Perrone, ma lui stesso aveva dichiarato di non sentire i suoi cavalli in forma tale da poter affrontare una Coppa delle Nazioni. Visto il numero ridotto di italiani in gara per il Chio, Gutierrez non ha quasi scelta: e decide di rischiare sé stesso, piuttosto che scaricare una responsabilità così delicata sulle spalle di qualcuno meno pronto (ma chi poi?). Il quarto sarà lui. Con Serena. Non solo: sarà anche il primo a partire del quartetto azzurro. Per molti tale decisione risulta incomprensibile: Gutierrez da tempo era assente dalle grandi gare quindi c’è un certo scetticismo nei suoi confronti da parte del pubblico e di alcuni tra gli addetti ai lavori (Serena e Litargirio erano i due cavalli di proprietà di Alessandro Bettoni, scomparso proprio durante i giorni di Piazza di Siena nel 1951, dunque l’anno precedente).
Inizia la Coppa delle Nazioni. Quando è la volta dell’Italia si presenta in campo come primo a partire degli azzurri lui: il tenente colonnello Antonio Gutierrez, il vecchio campione, l’uomo che proprio a Piazza di Siena su Osoppo aveva stabilito il primato mondiale di elevazione nel 1938 saltando 2.44 (poi superato poco dopo dal capitano cileno Larraguibel in sella a Huaso con 2.47: e – curiosità della sorte – lo stesso Larraguibel è in gara in questa Coppa delle Nazioni per i colori del Cile), l’uomo sul quale incombeva la responsabilità delle scelte e delle decisioni. Lui, Antonio Gutierrez, il capo, su Serena. Il pubblico è ammutolito: il silenzio cala su una Piazza di Siena trepidante di tensione. Tutti sanno molto bene che Serena non è cavalla da grandi gare: Alessandro Bettoni prima e Raimondo d’Inzeo poi l’avevano sempre impegnata nelle prove di velocità o comunque non certo in quelle di massimo livello… Una cavalla vincente, certo, ma entro un certo limite. Però adesso Serena è in campo per la Coppa delle Nazioni: e sulla sua sella c’è Antonio Gutierrez… Ecco il galoppo di inizio percorso. Si comincia. Serena salta, e salta bene, molto bene: la prima serie di ostacoli non crea alcun problema a Gutierrez e alla sua compagna. Adesso c’è un largo, a mano sinistra, all’inizio del lato lungo dalla parte della Casina di Raffaello. Gutierrez mette un po’ di pressione a Serena, la cavalla si alza in aria e si svolge sulla larghezza dell’ostacolo con un bellissimo salto plastico e rotondo, e si riceve al di là con elastica morbidezza… Un salto magnifico… il galoppo riprende… ma… ma… no! cosa diavolo succede… la folla istintivamente lancia un urlo… Gutierrez doveva girare a sinistra, a sinistra… invece è andato dritto… come se l’ostacolo successivo lo avesse davanti a sé e non invece a sinistra lungo il taglio trasversale dell’arena… oddio, cosa succede? Dopo l’urlo il silenzio di gelo: Antonio Gutierrez su Serena eliminato per errore di percorso… dalle trombe dell’amplificazione il messaggio della giuria di terreno esce trasformandosi in una coltellata che affonda nei cuori di venticinquemila spettatori. Eliminato. Antonio Gutierrez eliminato per errore di percorso: non una sola barriera sfiorata fino a quel momento, e poi… una cosa che succede ai ragazzini, a chi diventa ostaggio dell’emozione, a chi non sa di essere ciò che è… Il tenente colonnello Antonio Gutierrez, capo della squadra azzurra e capo della preparazione olimpica, l’uomo del record mondiale… eliminato per errore di percorso…
La gara prosegue, naturalmente. Certo. Un concorrente dopo l’altro… Adesso è la volta del tenente Salvatore Oppes su Leila de Samassi. Ci vorrebbe subito un segnale forte: in parte è così, ma c’è comunque un errore… una barriera cade. Poi il sottotenente Raimondo d’Inzeo: la sua è una insaziabile fame di vittoria, a maggior ragione quando le cose sembrano mettersi male… e Litargirio chiude a zero! Infine Piero d’Inzeo con Uruguay. A quel punto la Francia è in testa alla classifica provvisoria con sole 4 penalità: l’esito del percorso di Uruguay ci dirà dove saremo noi alla fine della prima manche… Uruguay chiude con un errore: quindi siamo dietro la Francia, separati da una sola barriera. Un risultato certamente tutto meno che negativo: ma che rimpianto al pensiero di quello che poteva essere se solo non fosse accaduto…
«Mio padre mi ha spesso raccontato che quel suo errore di percorso era nato effettivamente da un momento di distrazione», dice il figlio di Antonio, Giancarlo Gutierrez. «Sull’ostacolo precedente Serena aveva fatto un salto talmente bello e lui aveva avvertito delle sensazioni talmente inebrianti che se ne era quasi beato, si era proprio distratto dedicando la sua attenzione a quel salto e a quello che aveva provato facendolo, tanto da proseguire in quella direzione senza più rendersi conto che invece avrebbe dovuto girare. Come se si fosse isolato da tutto per godere solo di quel momento così bello e particolare. Molti anni dopo ho capito perfettamente quello che lui voleva dire: perché è capitato anche a me… !».

Intervallo, e poi seconda manche. Antonio Gutierrez… dov’è Antonio Gutierrez? Chi lo cerca non lo trova. Gutierrez è andato infatti nella piazzola dove è parcheggiata l’ambulanza militare: ha dato ordine agli uomini di servizio di impedire a chiunque di avvicinarsi e si è rinchiuso dentro. Dentro l’ambulanza. Da solo. Nel silenzio. Lui e sé stesso.
Inizia la seconda manche. Entra in campo il primo binomio di ciascuna squadra. Arriva la volta dell’Italia: dunque si presenta in campo Antonio Gutierrez su Serena (scriverà poi Massimo Rava sul Cavallo Italiano, il giornale della Fise: «Quale intimo dramma visse entro di sé il tenente colonnello Gutierrez, in quel frattempo, fra la prima e la seconda manche? Quale sordo logorio di nervi, in quella attesa senza luce? Nessuno può dirlo. Quasi non si osava guardarlo, per il timore di scorgere nei suoi occhi un bagliore di stizza o peggio un segno di avvilimento. Ma Gutierrez, come sempre, era calmo. Ritornò in campo, con Serena, senza un applauso. Ormai il pubblico, avido di vittoria, gli era quasi ostile. Egli era il Capo: se avessimo dovuto perdere, era colpa sua»).
Gutierrez prende il galoppo. Il silenzio è gigantesco. Serena salta, ancora una volta molto bene. Dritti, larghi, gabbia, riviera, doppia gabbia… tutto con facilità quasi disarmante… Antonio Gutierrez in questo momento non è né tenente colonnello, né capo équipe, né capo della preparazione olimpica, niente di niente… è ‘solo’ un grande cavaliere che sta facendo al meglio quello che di meglio sa fare: montare magistralmente bene a cavallo… È un atleta che sta andando verso il traguardo: determinato a vincere… E vince: Serena chiude il suo percorso senza errori, zero penalità, zero… ! (Ancora Rava: «Era il cavaliere che si levava di colpo, con sicurezza tranquilla più che spavalda, su tutti e su tutto. Era il vecchio recordman del mondo di salto in alto, era il cavaliere paziente, intelligente, ardito, preciso, che ancora dava lezione a tutti, pubblico compreso. Ed era il sardo duro prima di tutto con sé stesso, chiuso nel suo orgoglio ferito, compresso nella sua fierezza indomabile, che doveva prendersi la sua rivincita, che doveva vincere, per il suo Paese, per il pubblico, ma soprattutto per sé»).
Salvatore Oppes entra in campo eccitato nella mente e infuocato nel cuore: la grande prova di Gutierrez ha innescato in lui un processo inevitabile… bisogna dare una mazzata agli avversari, bisogna esaltare il pubblico, bisogna fortificare la squadra… Ed ecco così una prestazione formidabile di Leila de Samassi… zero penalità! Italia con due percorsi netti… La tensione corre tra gli spettatori intorno a Piazza di Siena come spinta da una incontenibile forza centrifuga…
Raimondo e Litargirio. Potrebbe già essere un percorso decisivo… ma no, maledizione, una barriera cade… Però le barriere cadono anche per gli altri, e soprattutto anche per i nostri diretti avversari: così prima ancora che entri in campo Piero d’Inzeo con Uruguay succede quella magia che quando si manifesta produce sempre una reazione di stupita e sorpresa eccitazione, quando dal terrore di perdere tutto si passa alla consapevolezza di aver invece guadagnato tutto… L’Italia vince la Coppa delle Nazioni con una prova di forza che viene perfino amplificata dal percorso netto di Uruguay montato da un Piero d’Inzeo che non intende lasciare il benché minimo dubbio nell’animo di alcuno: abbiamo vinto perché siamo i più forti. Sì.

L’Italia vince. E dopo la premiazione eccoli gli azzurri: stretti intorno al loro capo, sorridenti e ormai alleggeriti da qualunque tipo di pressione. Aldo Assetta Binda intervista Antonio Gutierrez: cosa avrà detto a quel microfono il nostro capo équipe? Non lo sappiamo e nemmeno importa saperlo: la risposta migliore e più eloquente possibile la vediamo dipinta sui volti dei nostri quattro campioni.