Darco: la forza e il coraggio

Cinque anni nello sport ai massimi livelli internazionali tra il 1988 e il 1993 hanno dato vita a una storia ‘genealogica’ ancora oggi ininterrotta firmata da questo formidabile stallone

Ludo Philippaerts su Darco (ph. UM)

Bologna, giovedì 26 marzo 2020 – Il destino. C’è chi ci crede e chi no. Il belga Martinus Paesen ci avrà creduto, probabilmente. Paesen un certo giorno del 1985 porta un suo puledro da un giovane cavaliere il quale, dopo aver fatto un solo salto con questo stallone baio di cinque anni, dichiara: «Se mai andrò alle Olimpiadi, sarà con questo cavallo». Un’uscita un po’ spaccona per un ventiduenne che sì, d’accordo, aveva già montato a Piazza di Siena e ad Aquisgrana, ma che sicuramente in quel momento non aveva titoli né meriti per potersi permettere una tale certezza («Scusi, Philippaerts, ma questa è storia o leggenda?». «Realtà»). Ebbene, sette anni più tardi i Giochi Olimpici di Barcellona vedono quel cavallo, Darco, e quel cavaliere, Ludo Philippaerts, insieme al settimo posto individuale: per entrambi la prima Olimpiade.

Ludo Philippaerts nasce il 22 giugno 1963. Il padre Antoon possiede cavalli ma di modesto livello: «Cavalli giovani, oppure difficili, oppure ancora ingranati. Mio papà mi ha insegnato a montare quando avevo sei anni, a diciassette ho cominciato a fare concorsi nazionali. Mi sono fatto un po’ da solo, non avevamo soldi per comprare cavalli importanti. Non ho mai avuto un cavaliere modello: ho cercato di imparare da tutti, da tutti i grandi campioni che incontravo in giro ai concorsi».

La carriera del giovane Philippaerts arriva a una svolta proprio quel giorno del 1985, il giorno in cui Martinus Paesen gli affida il puledro Darco, stallone nato nel 1980 da Lugano van la Roche e Ocoucha, quest’ultima una figlia di Codex. Ludo con Alkenaar e Colonel aveva già montato negli Csio di Aquisgrana e Roma, per dire i più importanti, ma senza brillare particolarmente. Con Darco inizia una storia pressoché interminabile. «Ho capito immediatamente che quello sarebbe stato per me un cavallo fuori dall’ordinario», racconta Philippaerts. «Dal momento in cui ho cominciato a montare Darco tutto è andato a una velocità pazzesca». Darco vince il campionato dei cinque anni, vince quello dei sei, a sette debutta in gare internazionali e a otto arriva la consacrazione. Certo, una vera e propria consacrazione: nel 1988 vittoria del Gran Premio di Coppa del Mondo in dicembre a Londra, nella magica atmosfera di Olympia, battendo nientemeno che John Whitaker in sella a Milton. Un attimo di riflessione: vale la pena di sottolineare chi fossero Whitaker e Milton nel 1988 e cosa rappresentassero per gli spettatori di Olympia? Ecco, premesso ciò si ha immediatamente il senso dell’affermazione ai loro danni di un binomio composto da un cavaliere ancora del tutto privo del carisma del campione e di un cavallo molto muscolare e potente, ma certamente grossolano se paragonato a quella pennellata di regale eleganza e fluidità che rispondeva al nome di Milton. Ma il successo di Londra non è un episodio e nulla più: di lì a qualche settimana identico risultato nel Gran Premio di Coppa del Mondo di ’S-Hertogenbosch 1989. Darco balza all’attenzione di tutto il mondo del salto ostacoli internazionale: e comincia a consolidarsi così il suo futuro valore di stallone.

Darco è nato in Belgio (il 12 giugno 1980) ed è stato registrato nello stud-book Bwp, ma nella sua genealogia c’è tantissimo sangue tedesco. Il padre, Lugano van la Roche (1963-1988, Lugano I x Ableger I), è Hannover, acquistato e importato in Belgio nel 1966 da due fratelli allevatori, i Deuss, i quali avevano in precedenza avuto in scuderia lo stallone Flugel van la Roche (nato nel 1953 e importato in Belgio nel 1958) con grande soddisfazione: Flugel, però, proveniva da una linea genealogica completamente diversa da quella di Lugano, e con Lugano le cose non vanno per niente bene. Entrambi i fratelli Deuss lo montano in concorso ma, come ricorda un testimone dell’epoca, «Lugano era un gran vigliacco, proprio in senso letterale: arrivava sull’ostacolo, si fermava, guardava e poi saltava quasi da fermo, come un gatto, dal momento che i mezzi certo non gli facevano difetto». Ben presto i Deuss se ne disfano cedendolo a un allevatore della zona (tale van Raendonck) e Lugano lentamente cade nel dimenticatoio. Un dimenticatoio dal quale però riemerge prepotentemente nel 1976: l’estate di quell’anno, alle Olimpiadi di Montreal, un suo figlio, Porsche, montato dal diciannovenne belga Stanny van Paesschen, vince la medaglia di bronzo a squadre: la prima medaglia nella storia del salto ostacoli belga, cioè un fatto epocale. Lugano dunque in qualche modo ne è protagonista, e infatti da quel momento in poi gli allevatori cominciano a richiederlo con maggiore frequenza. La madre di Darco, Ocoucha, nasce in Belgio nel 1968, ma la sua genealogia è per metà ugualmente tedesca: il padre, Codex (1962-1978), è figlio di uno dei due capostipiti della lettera C in Holstein, il purosangue Cottage Son, mentre la madre Latoucha (belga) è figlia di una fattrice olandese, Atoucha.

La carriera agonistica di Darco è relativamente breve, ancorché ricca di successi: viene ritirato dalle gare nel 1993 dopo aver preso parte a tre edizioni del Campionato d’Europa (1989, 1991 e 1993), quattro finali di Coppa del Mondo tra il 1989 e il 1993, il Campionato del Mondo 1990 (6° sia individuale sia a squadre) e le Olimpiadi di Barcellona 1992 (7° individuale, 12° a squadre). Nei cinque anni che lo hanno visto protagonista ai massimi livelli internazionali, Darco ha fornito di sé l’immagine di cavallo molto forte fisicamente e molto coraggioso mentalmente, non particolarmente raffinato dal punto di vista morfologico e stilistico ma dotato di una grande potenza muscolare. Ma la cosa che impressiona maggiormente della storia di questo cavallo non sono tanto i suoi successi in campo ostacoli, quanto piuttosto quelli in allevamento: probabilmente nessuno stallone performer ha avuto una progenie così rapidamente eccellente in gara come lui, nemmeno il pur grandissimo Quidam de Revel. E con un rapporto qualità/quantità davvero sbalorditivo. Contributo fondamentale per tale affermazione lo ha dato senza dubbio Ludo Philippaerts, il quale si può dire che abbia fatto coppia fissa con Darco anche dopo la morte del cavallo (avvenuta nel 2006), grazie alla notevole quantità di suoi figli montati in gara nel corso degli anni: «Non so quanti esattamente, ma penso più di una cinquantina. La cosa curiosa è che in Belgio chiunque abbia un figlio di Darco da vendere, da far montare, o circa il quale chiedere anche solo qualche consiglio, telefona sempre e solo a me… ».

Beh, in effetti non è poi così strano, quando si pensa che tutti i risultati più importanti della sua carriera Ludo Philippaerts li ha ottenuti con Darco oppure con suoi figli: su tutti King Darco (nato nel 1987, madre da Flügel van la Roche), Parco (nato nel 1992, madre da Attack Z) e Otterongo (nato nel 1991, madre da Hedjaz), ma poi Nikias, Kapteijn, Niliarco, Nicky Laudrum, Magic Darco, Kunwald… «Darco rappresenta il mio tipo ideale di cavallo, quello che si adattava meglio alle mie caratteristiche di cavaliere, e in generale i suoi figli gli assomigliano molto». E dunque chissà: Darco e Ludo Philippaerts sarebbero stati lo stesso cavallo e lo stesso cavaliere se non si fossero mai incontrati? «Mah, chi lo sa… Io prima di Darco qualche risultato lo avevo comunque avuto, e lui aveva delle qualità tali che penso con qualunque cavaliere si sarebbero messe in risalto. Piuttosto credo di potermi attribuire un merito, in tutta modestia: quello di aver contribuito sensibilmente alla sua straordinaria carriera di stallone, grazie al gran numero di suoi figli che ho personalmente acquistato e fatto acquistare, poi preparato e portato in gara con buoni risultati. Ecco, l’intesa eccezionale che io ho stabilito con Darco, il rapporto di totale fiducia che ho avuto con lui si è poi prolungato anche con i suoi figli. Io e Darco praticamente non ci siamo mai separati… ».