Marco Danese: Roma, che bel concorso!

Il direttore sportivo del Global Champions Tour stila il bilancio della tappa romana allo Stadio dei Marmi a due giorni dalla chiusura della manifestazione

Bologna, 11 settembre 2018 – Domenica 9 settembre allo Stadio dei Marmi “Pietro Mennea” di Roma dopo quattro giornate di gare entusiasmanti ha avuto termine il grande concorso ippico internazionale tappa del Global Champions Tour e della Global Champions League. Marco Danese è il direttore sportivo del Global: di tutto il circuito, e da molti anni a questa parte. Un uomo che ormai vive tra campi ostacoli e aeroporti, cittadino di cinque continenti. Nessuno meglio di lui, dunque, può redigere il bilancio conclusivo della tappa romana.

«Siamo giunti al quarto anno. L’esperienza delle prime tre edizioni ci ha permesso di fare piccoli aggiustamenti e piccole migliorie. Ogni anno abbiamo compiuto un passo in più verso il miglioramento. Quest’anno è andato tutto molto bene, tecnicamente parlando è stato un concorso molto positivo. Sia i cavalieri sia i proprietari dei loro cavalli sono rimasti entusiasti circa la struttura tecnica, e quindi intendo campo di gara e di prova e scuderie e assistenza: nessuna difficoltà, nessuna criticità».

A giudicare dall’affluenza massiccia anche il pubblico dovrebbe aver gradito!

«È stato un successo straordinario di pubblico, soprattutto nella giornata di sabato: lo Stadio dei Marmi era colmo in ogni angolo… Questo testimonia il fatto che pian piano il concorso sta diventando una piccola tradizione: siamo solo al quarto anno però mi sono accorto che la gente aspetta l’evento, ci viene volentieri, riempie tutti gli spazi possibili. La formula dell’ingresso gratuito mantenuta nel tempo è stata vincente, è di grande aiuto per la promozione e la divulgazione dello sport. Quindi è stato davvero un grande successo malgrado alcune piccole situazioni che potevano lasciar presagire un’affluenza di pubblico minore».

E cioè? Quali piccole situazioni?

«Soprattutto il fatto che siamo tornati indietro di due settimane nel calendario. Un problema legato alla concomitanza con i World Equestrian Games. Inizialmente i Weg dovevano essere a Bromont, in Canada, nel mese di agosto: poi i canadesi si sono ritirati e l’evento è stato dato a Tryon, ma il clima in agosto a Tryon non è adatto per i cavalli, così è stato spostato tutto a settembre, e noi saremmo stati in perfetta concomitanza con il Campionato del Mondo di salto ostacoli: dunque la Fei ci ha espressamente chiesto di anticipare il nostro concorso. E noi ci siamo trovati così in un momento di scuole ancora chiuse e con una città non ancora del tutto ripopolata dopo le vacanze estive. L’altra situazione che pensavamo avrebbe potuto penalizzare un po’ era il fatto che negli stessi giorni del nostro concorso ad Arezzo si disputava il Campionato d’Italia giovanile: molti tra istruttori, tecnici e giovani cavalieri ci hanno contattato per dire che per questo motivo non sarebbero venuti a Roma. Qualche assenza da parte del mondo equestre italiano c’è stata, insomma. Ma alla fine il pubblico è stato tantissimo ugualmente, per fortuna».

Quindi secondo lei la data ideale sarebbe stata quella di due settimane più tardi?

«Mah, a questo punto non saprei. Comunque il calendario dei cinque stelle si compone di due anni in due anni, quindi nel 2019 rimarremo in questa stessa data».

Nel contesto dell’intero Tour Roma ha ormai raggiunto un ruolo molto ben definito, no? Una certa forza e identità, anche.

«Direi di sì. Il concorso di Roma è considerato da tutti i cavalieri come uno dei due o tre migliori del circuito. Sicuramente è ritenuto il più elegante, il più bello anche come scenografia e ambiente e collocazione ed equilibrio tra le varie componenti. I cavalieri ci vengono molto volentieri, lo considerano come uno dei migliori concorsi del mondo senza alcun dubbio. E questo è motivo di particolare orgoglio. Per me che sono romano, poi… ».

E Jan Tops, presidente e ideatore di tutta l’impresa?

«Molto soddisfatto. Anche perché questo è un concorso organizzato completamente dal Global, al cento per cento, con la collaborazione ovviamente di alcune componenti locali prima tra tutte Eleonora Di Giuseppe che della tappa romana è la coordinatrice, poi l’ufficio stampa, alcuni fornitori locali, una parte di personale di segreteria… Diciamo che c’è un rinforzo da parte di alcune componenti locali, però è un concorso di quelli che noi organizziamo direttamente, quindi quando tutto riesce bene è un motivo di particolare soddisfazione».

I rapporti con il Coni?

«Beh, il concorso si fa nel giardino di casa del Coni: nulla sarebbe possibile senza la disponibilità del Coni. Penso che anche loro siano orgogliosi di questa veste dello Stadio dei Marmi: una dimensione pur sempre sportiva ma completamente diversa da quella tradizionale».

Se ci fosse ancora qualcosa da migliorare dove si dovrebbe intervenire?

«Mi piacerebbe avere un po’ più di spazio per accogliere un numero maggiore di cavalli per il concorso a due stelle, che ha una grandissima richiesta: purtroppo non riusciamo a soddisfare tutti. Ma gli spazi sono ristretti e non c’è alcun margine per potersi allargare».

Per il secondo anno consecutivo lo Stadio dei Marmi ha decretato il vincitore assoluto con una tappa di anticipo: un bene per Roma, forse però non altrettanto per Doha dove si disputerà l’ultimo Gran Premio della stagione…

«Per fortuna rimane apertissima la battaglia per le altre posizioni del podio. Certo, quando la classifica dell’intero Tour viene definita al barrage dell’ultima gara dell’ultimo giorno c’è più suspance… Ma quello di Harrie Smolders l’anno scorso e di Ben Maher quest’anno è stato un vero strapotere micidiale! E dire che con il sistema di punteggi che abbiamo non è facilissimo vincere con una tappa di anticipo: loro due hanno fatto qualcosa di straordinario. Non tanto in termini di vittorie, quanto piuttosto nella continuità dei piazzamenti di alto livello: è questo che ha fatto la differenza».

Se dovesse dire quale cosa le ha fatto più piacere quest’anno oltre alle tante positive che ha già elencato?

«Direi un paio di novità particolarmente riuscite e particolarmente importanti. La prima è quella dedicata agli allievi delle scuole di equitazione che sono stati invitati riservando loro dei posti speciali in tribuna coperta: tutti loro sono stati forniti di un sistema di auricolari per ascoltare i commenti di un tecnico mentre i percorsi si svolgevano in campo; e con il quale effettuavano la ricognizione del percorso gara per gara. Il gradimento è stato enorme: così dopo aver sperimentato questa prima assoluta a Roma penso che la riproporremo anche all’estero. È stato un vero successo. L’altra iniziativa importante è stata quella di fornire per il live streaming un commento in italiano, oltre a quello tradizionale in inglese: gli utenti potevano scegliere, insomma. Questi nostri sforzi nell’ottica di migliorare la comunicazione sono stati abbondantemente premiati».

Il pubblico pare aver gradito molto anche gli spettacoli che hanno integrato il programma agonistico.

«Sì, davvero. E a fianco di alcune classiche sempre molto suggestive come i caroselli di Villa Buon Respiro, del Reggimento Lancieri di Montebello e di quello conclusivo dei Carabinieri, abbiamo avuto la gara di agility dog ma soprattutto il Carnevale Romano, un vero e proprio gala serale. Tutto bellissimo».

Il gradimento è testimoniato non solo dall’affluenza di pubblico, ma anche dalle richieste di collaborazione a titolo volontario…

«Ah sì, certo! È una situazione che ci sta quasi scoppiando in mano… Abbiamo centinaia di richieste di collaborazione nel ruolo di volontari da parte di ragazzi, adulti, tecnici, istruttori, addetti ai lavori. Quest’anno abbiamo dovuto fare una selezione perché siamo stati letteralmente travolti dalle richieste: i volontari hanno costituito un supporto importantissimo, e molti di loro li abbiamo collocati in ruoli molto prossimi all’attività tecnica trattandosi di persone del mondo dello sport equestre, selezionate grazie a una attenta valutazione dei curriculum inviatici».

Insomma: tutto bene…

«Sì, proprio: uno di quei concorsi in cui tutto gira bene, nessun problema, nessuna difficoltà, nessun incidente, pioggia caduta solo in ore notturne quando allo stadio eravamo in pochi intimi e per il resto sole sfolgorante… Un concorso proprio sereno. Un bel concorso».