Milano San Siro Jumping Cup: sapore d’Europa!

La candidatura all’organizzazione del Campionato d’Europa di salto ostacoli nel 2023 è stata formalizzata quindi ora la parola spetta alla Fei, i cui rappresentanti hanno avuto una ottima impressione del concorso milanese: ce lo racconta Fabio Schiavolin, amministratore delegato della società proprietaria dell’ippodromo di San Siro

Fabio Schiavolin e sullo sfondo il campo ostacoli di Milano San Siro Jumping Cup 2021 (ph. Snaitech e UM)

Bologna, martedì 20 luglio 2021 – Su Milano San Siro Jumping Cup 2021 il sipario è calato la sera di domenica 11 luglio: ma l’emozione non è affatto svanita e anzi è viva più che mai. Un’emozione che nasce dall’aver visto ritornare un grande concorso a Milano, dall’aver visto questo grande concorso ‘dentro’ un tempio sacro come l’ippodromo Snai San Siro, e soprattutto dalla consapevolezza che questo è stato solo il primo passo verso qualcosa destinato a diventare ancor più grande e ancor più emozionante. Come conferma Fabio Schiavolin, amministratore delegato di Snaitech, la società proprietaria dell’ippodromo Snai San Siro (oltre che di quello di Montecatini).

«Per noi questa manifestazione ha avuto il valore di prova generale per quello che già dall’anno prossimo sarà un concorso a quattro stelle: e nella nostra visione questo concorso a quattro stelle dovrebbe essere preparatorio all’evento che nel nostro auspicio speriamo di poter ospitare nel 2023, cioè il Campionato d’Europa».

Una candidatura che è già stata formalizzata?

«Sì, certo, noi siamo entrati formalmente in un processo di selezione. Ovviamente quella italiana non è l’unica candidatura che è stata avanzata, quindi attenderemo il pronunciamento della Federazione Equestre Internazionale. Non è affatto un mistero che la Fei abbia inviato due emissari a Milano durante i giorni del concorso, i quali sembrano essere stati impressionati favorevolmente sia dalla struttura sia dall’organizzazione. È evidente che l’ippodromo di San Siro durante tutto l’anno fa una cosa diversa dai concorsi ippici di salto ostacoli, quindi siamo tutti impegnati nel gestire una curva di apprendimento che ci porterà sicuramente l’anno prossimo a migliorare i diversi aspetti organizzativi della Mjc. E poi abbiamo parlato di Teatro del Cavallo non a caso: l’idea infatti è quella di integrare il più possibile le diverse discipline che riguardano questo splendido animale».

Tra lo spettacolo sportivo che caratterizza la vita di San Siro durante tutto l’anno, e un concorso ippico di salto ostacoli internazionale come quello della scorsa settimana, qual è la differenza che più l’ha colpita, quella che più apprezza?

«Non lo dico per fare facile retorica, ma credo che l’equitazione abbia un punto di vantaggio rispetto agli altri sport, compreso il galoppo, nella sua inclusività: i migliori e i più bravi arrivano a essere protagonisti dei Gran Premi più importanti, ma poi all’interno di questo gruppo selezionato vi è un alto grado di imprevedibilità circa il risultato finale, e soprattutto vi sono compresi indifferentemente uomini e donne, giovani e meno giovani… Questo è uno spettacolo di sport unico!».

Questa prima edizione di Milano San Siro Jumping Cup è andata come lei si aspettava andasse?

«Sì, assolutamente. Il nostro impianto è nuovo nel ricevere questo tipo di eventi, ma il tema conduttore della nostra attività è pur sempre il cavallo da più di cent’anni quindi la risposta anche dal punto di vista strutturale è stata molto positiva. Il giovedì precedente l’inizio del concorso c’è stato un potente acquazzone, ma grazie alle qualità tecniche del fondo l’acqua non ha creato alcun problema. Abbiamo avuto un centinaio di cavalieri e quasi duecento cavalli in rappresentanza di undici nazioni, quindi la quantità ma direi anche la qualità mi è sembrata molto buona. E poi tre giornate di sole meraviglioso… !».

Lei personalmente che emozioni ha provato nel trovarsi coinvolto in qualcosa che riguarda sì i cavalli, ma in modo diverso dalla sua abitudine?

«Il mio sentimento principale è la grande gratitudine nei confronti della squadra che ha organizzato il concorso. La seconda cosa che mi ha colpito è stata l’entusiastica risposta dei cavalieri: quando si organizza un evento sportivo lo si può fare con i controfiocchi, ma se poi non si ha la giusta partecipazione ovvero se la partecipazione che si registra non percepisce la stessa qualità che gli organizzatori hanno voluto dare all’evento, beh… l’evento stesso rischia di non avere un gran futuro».

In effetti la qualità complessiva del concorso è stata notevole… !

«Diciamo che dal nostro punto di vista abbiamo cercato di fare questo numero zero come se fosse la reale prova per un evento di rango superiore. Per esempio abbiamo avuto una regia televisiva e una copertura televisiva giornalisticamente eccellenti con i giornalisti di Sky, per non dire che anche la… copertura del campo è stata da evento a cinque stelle con nove telecamere e con riprese aeree che hanno garantito una qualità elevatissima per chi ha seguito il tutto da casa, cosa che di certo è raro vedere per uno Csi a tre stelle».

Il fatto che tra l’annuncio della nascita del concorso in Fieracavalli a Verona nel 2019 e questa prima edizione nel 2021 ci sia stata di mezzo la pandemia che significato ha avuto sulla vita del progetto e della manifestazione stessa?

«Solo una conseguenza. Anzi, due. La prima è che aver dovuto rimandare la prima edizione del concorso dal 2020 al 2021 non ha fatto altro che aumentare la nostra voglia di farlo. La seconda è che se avessimo potuto fare il concorso nel 2020 quest’anno avremmo fatto il quattro stelle… e adesso in quest’intervista staremmo parlando del cinque stelle del 2022… !».

È soltanto una questione di tempo, insomma…

«Sì. E di programmazione. Noi sicuramente ci accorderemo con la Fise per una programmazione che non sia cannibalizzante e non sia cannibalizzata rispetto ad altre manifestazioni concomitanti sia in Italia sia all’estero. Concentreremo tutti i nostri sforzi per far sì che il ritorno e i risultati siano i più alti possibile».