Cultura equestre: cavalli a colori

Una breve riflessione sulla cultura equestre delle nuove leve che parte dal colore dei mantelli. Atleti di ieri, atleti di oggi e tante cose da scoprire

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Vivacizziamo la cultura equestre colorando i nostri binomi storici...

Bologna, 11 maggio 2021 – Parlando di cultura, fate un esperimento. Provate a chiedere a chiunque non sia del mondo dei cavalli, di che colore sia un baio. Otto su dieci, vi risponderanno ‘marrone’. E marrone (anche se un po’ diverso, forse più chiaro…) sarà anche il sauro.

E il cavallo del celebre bagnoschiuma? Bianco. Naturalmente.  Bianco, non grigio.

Per non parlare di mantelli e razze più complicati. Pezzati, appaloosa, paint…. Coperte, non coperte, solid, leopard…

Tra gli stessi dressagisti più attenti, conoscere le mille variabili dei mantelli delle razze americane può non essere così scontato.

Insomma, sembra banale. Ma l’argomento ‘colore del mantello’ del cavallo non è affatto tale.

E fa da bandierina su un argomento ancora meno banale e assi più vasto: la cultura equestre.

Sì, perché se fa sorridere il solo pensare che per molti il baio e il sauro siano solo due varianti di marrone, lo fa molto di meno trovare dei giovanissimi cavalieri che alla domanda “Ma tu lo sai chi era Mancinelli”? rispondano timidamente: “Uno che montava, no?”.

Sanno tutto su cavalieri loro più vicini nel tempo. Anzi, li conoscono come fossero fratelli perché li seguono sui social. Sanno quando cambiano fidanzata, che marca di stivali usano, film preferiti…

Ma di chi montava quando i cavalli erano ‘in bianco e nero’ sanno poco. Anzi, dato che non abbiamo saputo solleticare il loro interesse nella maniera giusta, li reputano ‘antichità noiose’. Eppure non è passato così tanto tempo…

Verso i D’Inzeo, di Mancinelli e tante delle nostre vecchie glorie, tolte le generazioni che li hanno conosciuti davvero, quelle a seguire mostrano la stessa insofferenza che si prova in classe davanti alla fastidiosa narrazione di un libro di storia.

Difficilmente ne apprezzano il dettaglio umano o sportivo degli aneddoti di vita. E anche lì… spesso (per fortuna non sempre…) la loro narrazione è stata ‘barbogia’ e poco intrigante. Come se avessimo per le mani un meraviglioso quadro mortificato da una cornice orribile.

Ora la domanda che lanciamo è: possiamo rimediare?

Insieme alla spiegazione che sta dietro al colore dei mantelli, possiamo anche restituire alle generazioni più giovani la loro lunga storia fatta di campioni, uomini e donne straordinari?

Possiamo ridare anche ai cavalieri (oltre che ai cavalli) dei nuovi colori?