Botticelle: si discute sulla temperatura, ma intanto i cavalli…

Caldo, regole, promesse: ma intanto i cavalli delle botticelle romane non possono farsi una bella doccia rinfrescante come i colleghi andalusi…

Una ragazza rinfresca il suo cavallo a Siviglia, foto EPA/Raúl Caro
Roma, 10 agosto 2020 – Ma a cosa servono i regolamenti se non si fanno rispettare?

Stiamo parlando dei cavalli delle botticelle romane, per essere chiari.

Che nei giorni scorsi hanno iniziato a lavorare appena dopo le 17,30.

Quindi con temperature  ben al di sopra dei 30° concessi dal nuovo regolamento che disciplina il loro impiego nella Capitale.

Rinaldo Sidoli, portavoce di Alleanza Popolare Ecologista, afferma che le botticelle erano in giro con 35,7° (stima del CNMC dell’Aeronautica).

Considerando poi che i dati registrati dal Centro Nazionale meteorologi e Climatologia dell’Aeronautica Militare differiscono per difetto da quelli realmente esistenti nel centro di Roma.

Non abbiamo invece il dato relativo alla rilevazione effettuabile direttamente sul termometro presente e visibile, per legge, su ogni singola botticella e quindi relativo alla microzona in cui si trova fisicamente.

Che non si stia facendo rispettare il regolamento vigente è quindi evidente a tutti.

Ma quindi  non c’è proprio modo di risolvere i problemi dei cavalli delle botticelle?

Negli ultimi anni la polemica su di loro ha assunto toni anche politici.
Si stiracchiano proclami di qua e di là dagli eventi elettorali facendo diventare le botticelle uno specchietto per le allodole elettorali prima, e un motivo di contestazione poi.

Ricorderete tutti la sindaca Raggi e le sue promesse (ante elezione) sull’eliminazione delle botticelle da sostituire con mezzi elettrici.

E anche le successive critiche dell’opposizione per non averle mantenute.

Ma tant’è, i cavalli sono rimasti per strada ancora per molto tempo senza riferimenti normativi compatibili con il (vero) benessere animale.

Ma il problema è proprio questo?

A cosa serve litigare su promesse più o meno mantenute quando non si fanno evidentemente rispettare le norme?

Qualunque esse siano; e quando non ci sono poi i presupposti per un vero benessere dei cavalli delle botticelle, nella stragrande maggioranza ex-trottatori usciti di pista e riqualificati per l’accoglienza turistica, se ci passate la similitudine?

Perché a noi pare che il vero scandalo sia il fatto che:

a) i cavalli delle botticelle sono ancora ricoverati in strutture fatiscenti (Ex Mattatoio del Testaccio) quando a Villa Borghese ci sono pronti (e sequestrati per vari motivi) i necessari modernissimi box.

b) i cavalli delle botticelle siano ancora parcheggiati tra una macchina in doppia fila e l’altra, alla fortunosa ricerca di uno spicchio d’ombra.

3) non ci siano adeguati punti di stazionamento con tanto di punto doccia per rinfrescarli, tra un impegno lavorativo e l’altro.

Il connubio uomo/cavallo, da che mondo è mondo, ha sancito il successo di entrambe le specie: gli uomini hanno ampliato il proprio raggio d’azione grazie alla velocità dei cavalli.

E i cavalli si sono ritagliati uno spazio privilegiato accanto a quel presuntuoso animale a due gambe che si fa chiamare uomo.

Pestifero, certo, ma capace di garantire la sopravvivenza di una specie in grado di adattarsi alle sue richieste: se no, erbivori indifesi che non sono altro, si sarebbero già estinti da un pezzo.

Il problema non è semplicisticamente “non far lavorare i cavalli”, il che vorrebbe dire la morte sicura non solo di quelli impiegati per le botticelle ma anche di tutti gli altri conosciuti.

Il problema è essere coscienti di dover loro garantire condizioni adeguate alle necessità del loro benessere.

Mettersi a filosofare su un mezzo grado in più o in meno rispetto al consentito è una faccenda di lana caprina, sarebbe una cosa più utile invece garantire loro soste e riposo adeguato.

Così sì, che si farebbe il loro benessere.

Oppure no?

Corre l’obbligo di citare Franca Valeri. La grande attrice scomparsa nei giorni scorsi subito dopo il suo 100° compleanno, che si espresse sull’argomento anni fa:  “Roma non ha più spazio, né ponentino, per una passeggiata in carrozza”.

Davvero in fondo è proprio così, occorre ritagliare loro gli spazi giusti.

Offrire quel po’ di ristoro che è scontato per qualsiasi soggetto da Endurance, chiamato a sopportare carichi di fatica ben maggiori di quelli dei cavalli romani.

E se il ponentino friccicarello non c’è più si può ovviare con una bella docciata rinfrescante, no?

Vedi Siviglia.

 

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