Bradi: lo sconfinamento tra Nocera e Gualdo

Pascolo illegale e sconfinamento: reati ambientali secondo la legge degli uomini. Ma i cavalli, cosa volete che ne sappiano?

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Dal Bisbino all'Umbria, passando per Abruzzo e Liguria: la complicata vita dei cavalli 'selvaggi' in Italia

Bologna, 12 maggio 2021 – Dopo il caso che è arrivato fino al Tar della Toscana dei cavalli ‘inquinatori’ contrapposti al Parco delle Apuane, ecco un altro esempio di convivenza difficile tra cavalli bradi e territorio. Questa volta siamo in Umbria. Come racconta il collega de La Nazione Alberto Cecconi.

«Ci auguriamo che, con l’imminente stagione di pascolo, non si debba di nuovo assistere allo sconfinamento nelle terre del territorio comunale gualdese». L’auspicio è espresso da Mara Loreti, dell’associazione “Diritto diretto onlus, Movimento liberi pensatori a difesa della Natura”. E si riferisce a una mandria di cavalli che, provenienti dal nocerino, in passato hanno raggiunto i prati sommitali del gualdese.

Per questo ha scritto al Commissario agli usi civici, alla Regione, alla Soprintendenza alle Belle arti e paesaggio, all’Agenzia forestale (Afor), ai Comuni, ai Comandi della Polizia municipale e dei Carabinieri forestali di Nocera Umbra e di Gualdo Tadino.

Ringrazia per l’intervento sanzionatorio del passato. Ma dice che occorre evitare che il fenomeno si ripeta. «In caso contrario, nostro malgrado, non potendo accettare ulteriore degrado dei boschi di faggio e delle praterie, e il rischio idrogeologico in area protetta di interesse comunitario, ci troveremo costretti ad intervenire. Con denunce alla Comunità Europea per violazione del diritto comunitario, con la conseguente apertura di una procedura di infrazione».

«I cavalli – aggiunge – da anni raggiungono quota 1.000 metri, anche in inverno, contro le disposizioni regionali che vietano la permanenza. Un pascolo illegale in regime di sconfinamento su terre a uso civico gestito dalla Comunanza agraria Appennino gualdese. Situazione contestata dalla Comunanza alle autorità».

©La Nazione/Alberto Cecconi