Falsificavano i dati dell‘anagrafe nazionale equina per poter macellare anche i cavalli non destinati alla produzione alimentare: principali responsabili quattro allevatori: due umbri, un pugliese e un altro abruzzese.
Ma ci sono altri tre imputati per cui si procederà separatamente in sede giudiziaria, tra cui una funzionaria pubblica del settore controllo animali: a scoprire il traffico illegale i Nas dei Carabinieri di Perugia.
Le vittime di questa organizzazione a delinquere si chiamavano: April, Patati Bar, Spartak, Cilver de Virton, Golden Desert, Piccola Anima, Ex Combe Hay, Luce del Sole, Donna Way, Danzacumena. Stella del Polline, Asfodelo Fresh, Cigno, Sir Mountain, Whisky, Diethild, Cashado.Butterfly di Cà Japone, Gilke, Cisco Pippo di Vallecchio, Grazia. Millanno di Sterpeti, Festuca del Terriccio, Quacker della Ghinea, Quercia dell’esercito italiano, Kassandra dell’aurea, Dago, Dioniso di Poggio, Ocly V/D Hees. Splendor Dela Corona, Prince, Sissy, Spalletta. Sherkin Island, Allegra, Marianna, Rosy, Ugo, De Impressive, Zan. Aurora, Giocasta Mac, Pasteur, Al Capone, Furia, Zenjiro. Caruso du Ry, Ugo Star, Brigant Girl, Ghazal Al Safir, Zetna, Annefloor, Chamaco. Saltalindes. Palomo, Mora, Schakira, Ceasar Shai, Colostrai, Zaia, Flocon d’Or, Best Time, Jabik ut de Mieden, Golden Desert italiano e Tennesse.
Maremmani, Sella Italiani, Iberici, Sella Francese, Trottatori, Purosangue Inglese. Tutti diversi tra loro ma tutti finiti allo stesso modo in una trappola: perché a chi li vendeva veniva taciuta la loro destinazione.
I quattro responsabili principali hanno chiesto il patteggiamento, sono accusati di essersi “associati al fine di commettere, mediante organizzazione di mezzi e persone, una serie indeterminata dei seguenti delitti”.
Tra cui: “…maltrattamento di equini sottoposti per crudeltà e senza necessità a trattamenti consistiti nel trasporto disagevole in ragione del mezzo, lunghezza dello spostamento e precarie condizioni degli animali. Il tutto al fine di procurarsi un lucro illecito correlato all’uccisione degli stessi”.
Ma non solo: anche di “commercio di cose pericolose per la salute destinando animali non impiegabili per il consumo alimentare umano anche a fronte dei trattamenti farmacologici non documentati alla macellazione”.
Difatti alcuni dei cavalli macellati erano stati in tempi recenti sottoposti alla somministrazione di farmaci contenenti Fenilbutazone, molecola antiinfiammatoria non somministrabile ad equidi destinati all’alimentazione umana.
E’ stata contestata dalla procura anche la “falsità ideologica in pubblici registri consistito nel procedere ad annotare sulla Banda Dati Nazionale degli Equini la detenzione e trasferimenti non veritieri di numerosi animali, destinati alla macellazione illegale. Così da impedire la ricostruzione delle movimentazioni e l’esito delle stesse”.
I due commercianti umbri sono accusati di aver trovato e acquistato diversi cavalli, di aver organizzato il “loro trasporto, anche a mezzo terzi e con le modalità suindicate, presso l’allevamento del pugliese al fine della loro macellazione diretta o a seguito di cessione a terzi”.
L’allevatore pugliese è accusato di aver contribuito “alle scelte operative nonché ponendo a disposizione dell’organizzazione il proprio allevamento, mezzi idonei alla macellazione e la rete di acquirenti”. Per poi arrivare alla “macellazione stessa e vendita degli animali o delle loro carni”.
Il contributo dell’allevatore abruzzese sarebbe stato quello di mettere “a disposizione dell’organizzazione la propria stalla e mezzi idonei alla macellazione, nonché rapportandosi con gli acquirenti degli animali o loro carni. Il tutto finalizzato al raggiungimento del fine criminoso”.
Ma non erano solo questi quattro responsabili ad agire “in via stabile e preordinata al compimento delle attività di registrazione non veridiche circa la destinazione degli animali e fornendo le indicazioni. Al fine di eludere o limitare il rischio di controlli relativamente alla tenuta della Banca Dati Nazionale ed alla gestione degli allevamenti dei suddetti cui la stessa, dipendente Apa era delegata”.
Tra gli imputati anche chi ha effettuato il trasporti dei cavalli poi macellati clandestinamente.
L’accusa per gli imputati è di aver “alterato le risultanze della Banca dati nazionale degli equini, riportando falsamente nel codice di stalla” degli allevamenti “la presenza degli animali in realtà mai pervenuti presso lo stesso, ed il loro trasferimento presso altri allevamenti. Nonché dando disposizione per l’eliminazione della presenza dei medesimi mediante Codice Z”.
Tale procedura sarebbe stata ripetuta in altri allevamenti tra Perugia, Corciano e Gubbio.
Parte civile a sostenere il processo le associazioni “Save a horse Odv, “Leal lega antivivisezionista Odv”, “Horse angel Odv” e “Lac lega per l’abolizione della caccia” .
Dei responsabili l’allevatore di Cannara ha chiesto di patteggiare, tra attenuanti generiche, età e scelta del rito, 2 anni di pena definitiva, l’altra partendo da una pena base di 3 anni, tra attenuanti generiche e rito, a 1 anno e 9 mesi di reclusione.
L’allevatore pugliese ha patteggiato una pena di 2 anni con la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena.
Quello abruzzese ha patteggiato 1 anno e 6 mesi, convertiti in lavori di pubblica utilità.
L’avvocato che rappresenta una delle associazioni che si sono costituite parte civile, AnimalEquality, si è opposto al patteggiamento per uno degli imputati a cui è stata contestata la recidiva nelle violazioni commesse.
In seguito a questo intervento quella richiesta di patteggiamento è stata rigettata.
Come spiega l’avvocato, Glauco Gasperini: “Questo comporta che per uno degli imputati si terrà il processo davanti al Tribunale di Perugia. In altri termini è stato riconosciuto che i maltrattamenti erano troppo gravi per chiudere anticipatamente il processo con una pena non commisurata alla entità delle condotte contestate. In questo modo abbiamo dato giustizia a Cigno, Cisco, Cliver, Whisky, Pallino e ai tanti altri cavalli macellati illegalmente che non possono difendersi da soli“.
Per l’imputato in questione il processo inizierà il prossimo anno.
Fonte della notizia: Perugia Today e AnimalEquality Italia