Rapporto Zoomafia 2020: c’è un reato contro gli animali ogni 55 minuti

I numeri servono a raccontare meglio i fatti: e per quello che riguarda i maltrattamenti ad animali sono cifre che fanno rabbrividire. Il Rapporto Zoomafie 2020

rapporto zoomafie 2020
Cavalli sequestrati nel 2013, foto Ansa
Roma, 30 luglio 2020 – Corse clandestine di cavalli, traffico di cuccioli, combattimenti tra animali, truffe nell’ippica, business dei canili, contrabbando di fauna e bracconaggio organizzato, macellazioni clandestine e abigeato, pesca di frodo e illegalita’ nel comparto ittico, uso di animali a scopo intimidatorio o per lo spaccio di droga, traffici via internet e zoocriminalita’ minorile.

Sono tutti i reati in cui vengono coinvolti gli animali, e che sono stati analizzati nel Rapporto Zoomafia 2020 redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav.

Nel 2019 sono stati aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti; con circa 16 indagati al giorno, uno ogni 90 minuti, per reati a danno di animali.

Si registra a livello nazionale un tasso di 16,07 procedimenti e di 9,64 indagati ogni 100mila abitanti.

Il reato più contestato e’ il maltrattamento, seguito dall’uccisione.

La pesca di frodo rappresenta un pericolo enorme per la biodiversità di fiumi, laghi e mari.

Il nuovo Rapporto, alla sua ventunesima edizione, analizza lo sfruttamento illegale di animali ad opera della criminalità, nel 2019.

I dati delle Procure della Repubblica raccolti ed elaborati sono relativi al numero totale dei procedimenti penali aperti nell’anno, sia noti che a carico di ignoti.

Le risposte sono arrivate dal 70% delle Procure ordinarie e dall’89% di quelle per i Minorenni.

A causa del periodo di lockdown rispetto all’anno passato e’ stata registrata una diminuzione di circa dieci punti percentuali delle risposte.

In particolare, hanno risposto il 73% di tutte le Procure – sia ordinarie che per i Minorenni – del Paese. Complessivamente si registra una leggera diminuzione dei procedimenti nel 2019, rispetto al 2018: -0,18% (7111 fascicoli nel 2019 e 7124 nel 2018); mentre gli indagati sono aumentati del +11% (4758 indagati nel 2019 e 4266 nel 2018), che costituiscono pero’ variazioni poco significative su scala nazionale.

Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco più del 20 per cento, e di questi meno della meta’, il 43,7%, si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati.

Il reato più’ contestato resta quello di maltrattamento di animali (36% casi), segue l’uccisione (32,10%).

I reati venatori si attestano al 15,87% dei procedimenti presi in esame; abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura registra il 14,53%; infine il traffico di cuccioli, registra lo 0,48%.

I combattimenti tra animali e le competizioni non autorizzate hanno una quota residuale con lo 0,15%: nella fattispecie e’ stato aperto un procedimento per corse clandestine di cavalli, con ben 336 indagati; pochissime le contravvenzioni alle norme in materia di spettacoli e manifestazioni, con lo 0,04%.

A livello geografico e’ la Procura di Brescia, sempre in base al campione analizzato del 70% delle Procure, a confermarsi quella con più’ procedimenti iscritti per reati contro gli animali: 472 procedimenti con 371 indagati.

C’e’ da dire che oltre il 61% dei procedimenti, 289 fascicoli, riguarda i reati venatori, che hanno coinvolto l’80% degli indagati (299 su un totale di 371 indagati).

E’ noto che la provincia di Brescia rappresenta l’hotspot del bracconaggio più importante d’Italia quindi il numero dei procedimenti per tali reati influisce notevolmente sulla media totale dei reati contro gli animali registrati.

Seguono Roma con 209 procedimenti e 135 indagati; Udine con 205 procedimenti e 86 indagati; Verona con 182 procedimenti e 86 indagati; Milano con 171 procedimenti e 106 indagati; Latina con 165 procedimenti e 60 indagati; Cagliari con 164 procedimenti e 110 indagati; Napoli con 164 procedimenti e 94 indagati; Firenze con 164 procedimenti e 72 indagati; Torino con 153 procedimenti e 71 indagati; Genova con 151 procedimenti e 92 indagati; Siracusa con 130 procedimenti e 91 indagati; Santa Maria Capua Vetere (Caserta) con 132 procedimenti e 90 indagati; Benevento con 131 procedimenti e 73 indagati.

La Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali e’ quella di Isernia con 2 procedimenti e 6 indagati.

Quanto al rischio sanitario, collegato anche al Coronavirus, il contrabbando di animali rappresenta di per se’ un pericolo: i mercati illegali, l’abigeato e la macellazione clandestina favoriscono il salto dei batteri dalle specie animali all’uomo, la cosiddetta zoonosi, fortunatamente non tutte sono disastrose come l’attuale pandemia, ma restano serie.

Un capitolo a parte lo meritano le corse clandestine di cavalli: nel 2019 sono stati registrati 6 interventi delle forze dell’ordine, 5 corse clandestine denunciate, 359 persone denunciate di cui 14 arrestate, 2 cavalli sequestrati.

Non solo l’ippica clandestina, ma anche quella ufficiale e’ inquinata da infiltrazioni criminali: scommesse clandestine, gare truccate, doping, furti di cavalli, intimidazioni.

Secondo i dati ufficiali relativi all’elenco dei cavalli risultati positivi al controllo antidoping, ai sensi del regolamento delle sostanze proibite, 50 cavalli che nel 2019 hanno partecipato a gare ufficiali, sono risultati positivi a qualche sostanza vietata.

Quanto al traffico di cani, sono stati sequestrati 7 canili che complessivamente contenevano oltre 660 cani; 8 le persone denunciate a vario titolo.

In alcune province del Nord, i fiumi, grandi e piccoli, sono saccheggiati da bande di predatori umani: pescatori di frodo, quasi tutti stranieri dell’Est Europa, che dispongono di mezzi, barche potenti, furgoni-frigo, reti lunghe centinaia di metri, che occupano le sponde fluviali con ricoveri di fortuna e con bivacchi che deturpano il paesaggio, e che usano, spesso, intimidazioni e minacce nei riguardi degli addetti ai controlli.

Le organizzazioni di bracconieri, provenienti da Romania, Albania e Moldavia, si dividono aree e canali con logiche simili a quelle dei clan mafiosi.

Generando un giro di affari illeciti da 20mila euro a settimana.

Nella ricerca appare anche l’ombra della criminalità organizzata, se si pensa che tra i beni sequestrati ai mafiosi ci sono anche allevamenti, mandrie, cavalli, bovini, caseifici.

“La Direzione investigativa antimafia ha sottolineato che l’intero comparto agro-silvo-pastorale costituisce ancora, per Cosa nostra, un allettante e proficuo bacino d’interesse ove praticare macellazione clandestina, estorsioni, intimidazioni e imposizioni ai danni di imprenditori agricoli, ma anche cogliere le opportunità offerte dalle politiche di sostegno e finanziamento pubblico per lo sviluppo rurale”, aggiunge Troiano.

L’abigeato non trova tregua, ogni anno spariscono nel nulla circa 150mila animali.

Alla voce ‘combattimenti tra animali’, si scopre che nel 2019 non sono state registrate importanti inchieste o operazioni di contrasto: e’ stato denunciato solo un minorenne e sono stati sequestrati 4 cani.

“Le varie indagini svolte nel corso degli anni nel nostro Paese hanno fatto emergere una realta’ zoomafiosa, composita, articolata e con capacita’ di tessere rapporti collusivi con apparati della pubblica amministrazione“, conclude Troiano.

Comunicato stampa Lav, fonte Agenzia Agi