Quando le foto della giovane mustang grigia comparvero sul portale del Bureau of Land Management (https://www.blm.gov/programs/wild-horse-and-burro/adoptions-and-sales), non c’era nulla di epico nella sua presentazione: un numero di matricola, qualche scatto nei paddock di Fallon, Nevada, e una breve scheda. Eppure, in quelle immagini ci fu qualcosa che attirò subito l’attenzione di Elisa Wallace. Elisa è una completista statunitense, conosciuta per il lavoro con cavalli sensibili e quel giorno colse qualcosa nello sguardo di questa mustang: fermò più volte il cursore sopra la stessa foto. La cavalla aveva era vigile, aveva l’aria di chi abbia imparato a misurare le distanze. Uno sguardo che Wallace conosceva bene.
Il loro primo incontro fu silenzioso. Hwin rimase ferma all’estremità del paddock, il corpo rivolto verso la via di fuga, le orecchie in costante movimento. Non c’era ostilità, solo quella prudenza tipica dei cavalli nati all’aperto, abituati a decidere in frazioni di secondo se scappare o restare.
Elisa Wallace entrò, si sedette sulla staccionata e non fece altro. La cavalla continuò a osservarla, studiandola come si studia un elemento nuovo nell’ambiente. Quel primo scambio definì già il ritmo del loro percorso: paziente, misurato, rispettoso. Hwin ancor non lo sapeva, ma aveva trovato una nuova casa.
Quando Hwin arrivò nella scuderia in Georgia, il vento delle grandi praterie plasmava ancora il suo atteggiamento. Le prime settimane furono così dedicate ai gesti minimi: la mano che scivola sulla spalla senza chiedere nulla, la longia presentata come un invito e non come un vincolo, i passi condivisi all’interno del tondino. I video pubblicati da Elise documentano quel lavoro minuto, quasi artigianale. Si vede una cavalla pronta a scattare ma capace di ascoltare; si vede un’addestratrice che aspetta il respiro giusto prima di chiedere il passo successivo.
La sella arrivò solo quando tutto il resto era stabile. Non ci fu un momento spettacolare: nessun salto, nessuna corsa improvvisa. Hwin abbassò appena il collo, accettò il peso e partì in avanti con cautela, come chi prova qualcosa ma lascia aperta la possibilità di cambiare idea. Wallace lo sapeva: per un cavallo nato in libertà, la fiducia non si conquista, si costruisce con il tempo e con molte prove.
Negli anni successivi, il loro lavoro prese lentamente forma con una naturalezza crescente. La cavalla mostrò di avere un grandissimo equilibrio e attenzione, qualità che viene riconosciuta a tutti i mustang una volta superata la diffidenza iniziale. Sessione dopo sessione, Wallace iniziò a chiedere risposte sempre più sottili: un cambio di direzione guidato dal peso del corpo, una transizione ottenuta con un soffio e un minimo spostamento della gamba.
Il momento che cambiò tutto arrivò nel 2015. Non era una dimostrazione, non era una gara. Wallace stava lavorando in campo casa quando decise di togliere l’imboccatura e la testiera per valutare quanto la cavalla si affidasse davvero a lei. Il video che ne seguì – pubblicato quasi per caso – mostrava Hwin muoversi con una precisione sorprendente, il collo libero, l’attenzione completamente rivolta all’amazzone. Nessuna tensione, nessuna incertezza. Solo un dialogo pulito, fatto di segnali impercettibili, puro.
Il filmato divenne virale in pochi giorni. Per molti appassionati fu la prima volta in cui vedevano una mustang, un’ex cavalla selvaggia adottata dal BLM, lavorare a quel livello senza redini. La storia di Hwin attraversò forum, riviste equestri e social, riportando al centro dell’attenzione non solo la cavalla ma l’intero programma di adozione dei mustang (a cui tutti possono partecipare, anche europei).
Da quel momento Hwin divenne la protagonista di dimostrazioni dedicate all’addestramento rispettoso. Wallace utilizzava la sua esperienza per mostrare come un mustang possa trasformarsi attraverso un percorso coerente e paziente. In quelle occasioni, la cavalla non si limitava a esibirsi: era un esempio concreto di come la reattività di un animale cresciuto allo stato brado possa diventare attenzione verso il cavaliere.
Oggi Hwin vive ancora con Wallace, in una routine fatta di lavoro in libertà, uscite in campagna e sessioni pensate per mantenere elasticità e simmetria. Ha conservato la prontezza tipica dei cavalli nati selvatici, ma l’ha convertita in disponibilità. È un equilibrio raro, frutto del tempo più che della tecnica.
La sua storia non è un caso eccezionale nel senso più spettacolare del termine. È la prova documentata di ciò che può accadere quando due individui – uno umano, uno equino – scelgono di incontrarsi a metà strada. Una mustang con un passato scritto nella polvere del Nevada e un’amazzone con una lunga esperienza di ascolto. Una storia vera, verificabile, che continua a ricordare cosa può nascere dalla pazienza e dal rispetto reciproco.
























