C’è un’immagine che riassume l’essenza del legame tra uomo e cavallo: un soldato che, in mezzo alla folla di una stazione londinese del 1918, riconosce una cavalla e la chiama per nome. «Hullo, Vic, old girl!» — “Ciao, Vic, vecchia ragazza”. E lei, come se avesse aspettato solo quella voce, drizza le orecchie, si volta, e lo guarda.
Non è una scena di romanzo, ma un frammento di storia vera. Quella di Vic, una cavalla scozzese che sopravvisse alla Prima guerra mondiale e che, a distanza di oltre un secolo, è tornata a unire due famiglie — quella del suo proprietario, i McGregor, e quella dell’ufficiale che la montò al fronte, il capitano Alexander Wallace.
Vic nacque in una fattoria di Rossie of Main, vicino a Montrose, in Scozia. Quando la guerra scoppiò, nel 1914, come migliaia di cavalli britannici fu requisita dall’esercito e destinata all’artiglieria da campo. Era una cavalla robusta, con lo sguardo fiero, scelta per accompagnare Wallace nella “Forfarshire Battery, Royal Field Artillery”.
Nei mesi di addestramento, Vic contrasse una grave polmonite — un colpo di sfortuna che avrebbe potuto ucciderla prima ancora di partire. Ma sopravvisse. E quell’inizio difficile, forse, le diede la forza per resistere alle trincee di Francia e Belgio.
Fu sul fronte occidentale che Vic visse l’inimmaginabile. Festubert nel 1915, la Somme nel 1916, Passchendaele nel 1917: fango, gas, esplosioni, paura. Tra i 131 cavalli partiti dalla stessa zona di Montrose, solo lei sarebbe tornata.
Quando la guerra finì, i cavalli dell’esercito furono messi all’asta, destinati per lo più a lavori pesanti o alla macellazione. Wallace non poteva accettarlo. Con un gesto che racconta più di mille discorsi sul legame tra uomo e animale, riuscì a farla ricomprare dal fratello, pagando 45 guinee — una somma enorme per l’epoca, l’equivalente di circa 1.400 sterline odierne. Vic tornò così in Scozia, nella sua terra, nella fattoria dei McGregor.
Il loro incontro a King’s Cross fu un caso. Wallace, in viaggio verso il nord, vide una cavalla caricata su un vagone. La riconobbe. Si avvicinò, la chiamò, e Vic rispose. Per chi crede che il cavallo dimentichi, quella scena è la prova del contrario.
Dopo la guerra, Vic visse ancora a lungo, circondata da chi l’aveva vista partire e da chi non avrebbe mai smesso di raccontare la sua storia.
Quella storia, però, non finì con lei.
Più di cento anni dopo, nel 2024, i discendenti delle due famiglie — i McGregor e i Wallace — si sono incontrati per la prima volta al Montrose Air Station Museum, dove sono conservati diari, medaglie e fotografie del capitano e della sua cavalla. Un museo che, per un giorno, è diventato il ponte tra passato e presente.
«È stato totalmente incredibile», ha raccontato Andrew Wallace, nipote del capitano. «Due famiglie collegate per un secolo dalla stessa cavalla, senza saperlo». Vic, la cavalla che tornò dalla guerra, è diventata così un simbolo. Non solo di sopravvivenza, ma di memoria. Di un legame che attraversa il tempo.

























