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Home | Notizie | Dolomiti Unesco Walk: Soraya e Rudolf sono ripartiti

Dolomiti Unesco Walk: Soraya e Rudolf sono ripartiti

Nuova avventura sui sentieri dei nostri bellissimi Monti Pallidi per Rudolf Nocker e Soraya

19 Giugno 2019
di Redazione Cavallo Magazine

Bolzano, aprile 2015 – Ebbene sì, sono ripartiti: Rudolf e Soraya hanno cominciato il loro secondo viaggio lungo i sentieri dolomitici.

Auguriamo loro un buon viaggio e ve li presentiamo riprendendo l’articolo che abbiamo dedicato loro su Cavallo Magazine del dicembre 2014

Soraya e Rudolf: come viaggiare dentro se stessi sui sentieri delle Dolomiti

testo di Maria Cristina Magri, foto di Rudolf Nocker

Rudolf lo avevo conosciuto un anno fa grazie ad un articolo sui cavalli Kabardin (Cavallo Magazine nr. 323/2013), quei magnifici principi del Caucaso che lui conosce bene e ci avevano fatto scambiare quattro chiacchiere tra appassionati. Poi questa primavera ci risentiamo, mi racconta di un progetto che vuole portare a termine per festeggiare il riconoscimento Unesco alle Dolomiti e non posso fare altro che entusiasmarmi: l’intero arco delle nostri bellissimi Monti Pallidi percorso a piedi scegliendo i sentieri più alti e accompagnato solo da Soraya, una dolcissima cavalla Quarter x Trotter di dieci anni. La promessa era chiara: se non fossi riuscita ad andarli a trovare in loco durante il trekking, mi avrebbe raccontato tutto a voce una volta terminata l’avventura.

E così ha fatto Rudolf, gardenese Doc con una vita da consulente commerciale globe-trotter ma che parla ancora con la cadenza pulita e gentile di chi è nato in Sud-Tirolo.

Rudolf, come stai?

«Stavo meglio da eremita, lassù con Soraya: è incredibile come ci si abitua a stare nella natura, e quanto la confusione ci allontani da noi stessi. E del resto era questa l’idea alla base del mio giro, intraprendere un percorso non solo geografico ma anche umano».

E in questo quanto è stata importante Soraya?

«Lei è stata fondamentale: non come animale da soma, ma proprio come compagna di viaggio. Ed è così bella, col suo mantello lucido e quegli occhi dolci: la gente è attratta e incuriosita da lei, che oltretutto è una gran coccolona e l’impatto che avrei avuto da solo sarebbe stato molto meno importante. Mi ha sorpreso e affascinato la sua capacità di entrare in simbiosi con me, la fiducia che mi ha sempre dimostrato sin dall’inizio e che si è andata man mano rafforzando, ogni giorno di più: quando l’ho vista mi è piaciuta subito, è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Ma quando l’ho portata in quota ho notato che lei passava su sentieri dove mi meravigliavo avesse davvero voglia di camminare. Le ho fatto attraversare guadi, boschi quasi verticali, mulattiere a strapiombo sul vuoto, l’ho fatta passare attraverso cespugli che nemmeno la foresta Amazzonica ma lei mi ha sempre, sempre seguito. Di notte su in quota la lasciavo libera, io dormivo nel sacco a pelo e lei brucava attorno. Ogni tanto ritornava a controllare se c’ero, come per vedere se stavo bene, e poi tornava a cercare la sua erba. Ogni notte i suoi giri lontano da me si accorciavano e i suoi controlli erano più frequenti. Adesso patisco molto lo stare lontano da lei, e lei lo stesso: siamo stati insieme giorno e notte per più di un mese, è dura tornare alla vita di tutti i giorni».

Adesso il vostro viaggio è finito: quali sono i suoi aspetti che ti rimangono più impressi?

«Sono tre le cose che mi hanno colpito di più. Il panorama: le nostre Dolomiti sono magnifiche eppure molti le ritengono scontate, troppo domestiche per essere davvero interessanti e per me è stata una sfida, ho pensato “ve lo faccio vedere io se sono così scontate!”. Rifiuto il sistema che vuole farci credere che è bello solo quello che non abbiamo, che è lontano da noi. Quindi l’aspetto storico e geologico: sono un mondo ricchissimo, dove l’interazione umana con un territorio così affascinante è delicata e preziosa. E poi le persone: ho cercato di parlare con tutti quelli che ho incontrato, di dedicare tempo a chiunque capivo avesse voglia di parlare o ascoltare. E’ stato così bello conoscere malgari, pastori, persone anziane che mi raccontavano la storia locale e come si riusciva a vivere lì nei tempi lontani. E di come facciano fatica a vivere lì anche adesso, perché molte valli sono lontane dal grande afflusso turistico che magari devasta un sito in modo irreparabile ma ignora completamente altri luoghi, dove non arriva nessuno. Uno dei miei obiettivi futuri è di riuscire a valorizzare uno per uno tutti tutti i gruppi dolomitici, nell’ottica di un turismo responsabile e attento all’ambiente, che non lo stravolga ma anzi ne apprezzi le peculiarità, così come sono. Sono stati importanti gli incontri con le scolaresche: magari all’inizio i ragazzi ridacchiavano e giocavano coi cellulari, si smuovevano quando gli parlavo del rapporto con la cavalla e realizzavano che anche lì, a casa loro, l’avventura è ancora possibile. E mi ha commosso la solidarietà della gente: io chiedevo sempre e soltanto un po’ di fieno o pascolo per Soraya, ma ho trovato tanti che mi hanno aperto le porte di casa per una notte. E guai a parlare di pagare per il disturbo: mi hanno fatto sentire che per loro è un onore essere ospitali con chi fa un lungo viaggio come questo. Inoltre camminare così lentamente a piedi mi ha fatto pensare tanto su di me. Credo che sarò migliore di prima dopo questo viaggio, meno impetuoso e sarò anche più creativo professionalmente, perché vivendo in modo così essenziale ho imparato a trovare spunti molo più profondi e a non sprecare energie inutilmente».

Un lungo viaggio sui sentieri dolomitici e dentro se stesso, in compagnia di una cavalla bella e dolce come Soraya che lo ha aiutato ad entrare in contatto con la gente che ha incontrato. Per trasmettere pensieri e valori e anche coraggio – quello che serve per intraprendere una avventura che ti fa pensare così bene, nel silenzio luminoso di un panorama che fa sembrare il mondo come se fosse fatto soltanto di montagne fatate, come sono le nostre bellissime Dolomiti.

Noi aspettiamo il prossimo: un altro ritorno al futuro, Rudolf.

 

Quel po’ di Trotter che fa la differenza

Rudolf ha scelto Soraya col cuore e il consiglio di un amico, che lo ha incoraggiato a non badare ai postumi di un vecchio incidente (Soraya era stata investita da una macchina durante una passeggiata notturna coi vecchi proprietari) che le ha lasciato una brutta bozza su un garretto. Ci fa piacere comunque far notare l’origine della cavalla, un incrocio Quarter x Trotter: il cavallo Trottatore infatti è famoso per dare qualità a tutti i prodotti, lasciando la sua impronta decisa anche nei derivati. Il Trottatore trasmette forza, resistenza ed equilibrio: questi cavalli sono combattenti incredibili, che non mollano mai e dimostrano sempre una grande volontà di lavoro. Ottima scelta Rudolf, anche se non le avevi guardato il passaporto!

 

Dolomiti Walk: il percorso

37 giorni di viaggio, 734 km., 44.000 metri di dislivello sono stati necessari per attraversare tutti i nove grandi gruppi dolomitici: Soraya e Rudolf sono partiti dal Brenta il 13 settembre e passando per Bletterbach, Latemar-Catinaccio-Sciliar, Puez-Odle, Fanes-Senes-Braies, Tre Cime di Lavaredo, Dolomiti Friulane di Oltre Piave, Dolomiti Bellunesi e Pale di S. Martino, Marmolada, Pelmo-Croda da Lago sono arrivati a Cortina il 19 ottobre. Rudolf è riuscito a rispettare il suo programma con estrema precisione, grazie anche ai tempi comodi che si era dato. Lungo il cammino ha mano alleggerito il suo bagaglio: alla fine si è accorto che aveva solo bisogno del cibo, del mangime, ferri per la cavalla con ramponi e quanto servisse per una rimessa di emergenza, un cambio di abiti.

 

Patrimonio dell’Unesco: ma che vuol dire?

Significa possedere un “eccezionale valore universale”; essere cioè straordinariamente rappresentativo delle ricchezze culturali e naturali del nostro pianeta, tanto da costituire un riferimento essenziale per l’intera umanità.

Per saperne di più: www.dolomitiunesco.info/it/

 

 

Tags: notizie
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