La foto ‘diventata virale’ di Papa Leone XIV in sella probabilmente non racconta di una vera e propria passione: si vede chiaramente che il cavallo è tenuto a mano, alla longhina, come si fa con chi non è molto pratico di equitazione.
Ma dice molto del fortissimo legame che unisce Robert Prevost alla gente del Perù e in particolare di Chiclayo, la sua diocesi.
Il primo pontefice nordamericano (è nato a Chicago) della chiesa cattolica ha trascorso in Perù, dove è andato la prima volta come missionario agostiniano, 35 anni: e di questi 8 li ha passati a Chiclayo come vescovo.
In sud America è chiamato anche con il cognome della madre, come d’uso nei paesi di lingua spagnola: Robert Prevost Martinez.
E infatti ieri dal balcone in piazza San Pietro ha parlato in italiano, latino e spagnolo.
Una delle riviste online peruviane, Primicias, ha diffuso ieri sera alcune fotografie del nuovo papa in sella, durante la sua vita pastorale nella diocesi di Chiclayo.
Prevost ha ottenuto anche la cittadinanza peruviana – quindi, oltre agli altri titoli, è anche il secondo pontefice sudamericano della storia dopo Papa Francesco, al secolo Jorge Bergoglio.
Più che naturale quindi che durante una delle visite pastorali nelle aree più periferiche della sua diocesi peruviana sia montato a cavallo.
Magari un Cavallo Peruviano de Paso, orgoglio del paese e patrimonio culturale nazionale riconosciuto.
Questo cavallo ha una sua festa nazionale: viene festeggiato ogni anno durante la terza domenica di aprile.
Si tratta di una delle razze più pure al mondo, discende dai cavalli spagnoli introdotti dai conquistadores e si distingue grazie alla sua specifica andatura naturale, particolarmente aggraziata e piacevole.
E’ chiamata paso llano ed è in quattro tempi, garantisce una andatura stabile e fluida.
Una curiosità, per chi sul momento (come chi scrive) era rimasto perplesso per il nome scelto. Leone non è solo quello del papa della Rerum Novarum, ma anche di uno dei compagni di San Francesco, frate Leone.
Leone era sacerdote a Viterbo prima di seguire il Poverello e passare con lui gli ultimi anni alla Verna.
In quel tempo frate Leone, che stava attraversando un periodo di crisi personale, chiese espressamente a san Francesco di scrivere per lui una benedizione e una lode.
Venne esaudito, e quel foglietto autografo del Santo di Assisi è conservato ancora oggi, e si chiama ‘Chartula fratri Leoni‘.
La benedizione recita, testualmente: “Il Signore ti benedica e ti custodisca, mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace. Il Signore benedica te, frate Leone”.
Perché tutti abbiamo bisogno di farci accompagnare per mano da qualcuno in certi momenti della vita: o ‘a mano’, se per caso capita quando siamo in sella…
Comunque, niente paura: in caso di bisogno c’è già chi lo sta portando a Roma, un cavallo per un Papa!