Concorsi ippici ai tempi del Covid-19

Roma, 19 giugno 2020 – La pandemia ci ha stravolti: nei due mesi di lockdown ci siamo abituati a capovolgere le nostre abitudini. E ora, nel momento della ripartenza, ci troviamo in un mondo che è tornato a una pseudo-normalità che a volte ci spiazza.

Concorso di Salto Ostacoli sul litorale romano, nonostante ci siano iscritti 280 cavalli il circolo sembra mezzo vuoto. Sedie, panchine, tutti i luoghi preposti alla vita comune sono estremamente lontani. I volti dei conoscenti, i colleghi di una vita, quelle persone che eravamo abituati a salutare ogni fine settimana in gara sono per metà celati sotto il velo della mascherina. La segreteria, il primo luogo dove ci si affaccia all’arrivo è sbarrata da una catenella. Si comunica dalla finestra. In giuria gli ufficiali di gara parlano tra di loro attraverso il plexiglass, il bar è solo da asporto. Lo speaker, oltre a dare gli aggiornamenti di ciò che avviene in campo ricorda a tempo scandito di rispettare le distanze di sicurezza e di indossare sempre la mascherina.

Il mondo dei cavalli è un mondo di sport ma anche di convivialità. Il circolo diventa una seconda casa per i propri tesserati visto il lungo tempo che richiede l’accudimento dei cavalli, le gare un’occasione di divertimento, agonismo, ma anche dello stare insieme.

Ed è forse proprio quella titubanza, quell’indecisione su come salutare l’amico rivisto dopo diversi mesi, un gesto, un cenno, un sorriso che però viene interpretato dalle pieghe intorno agli occhi vista la bocca coperta, a lasciare interdetti. Fortunatamente i cavalli si possono abbracciare e baciare.

Ma poi finita la prima categoria, fatta la prima premiazione self-services il ghiaccio un po’ si scioglie e l’ennesimo collega che incontriamo lo salutiamo da lontano senza più indugiare sul da farsi. Non proviamo più ad entrare in segreteria, il caffè lo prendiamo a distanza.

Il mantra di mantenere la distanza di sicurezza ci è ormai entrato nella mente e ci porta a sedere lontani in modo automatico.

La verità è che ci si abitua a tutto. Ci siamo abituati a fare la spesa da soli, a indossare mascherina e guanti, a fare la fila. Ci siamo abituati a non sellare più in compagnia, a disinfettare le selle e i finimenti, a salire senza l’aiuto degli istruttori. Ci siamo abituati a camminare in un solo senso nella scuderia, a finire di sistemare il cavallo e ad andare via senza le solite chiacchiere.

Ora ci metteremo poco a prendere l’abitudine di arrivare in gara e parlare a distanza, di non poter battere il cinque alla fine di un ottimo percorso, a non sedersi sulle tribune per incitare tutti insieme l’amico. Ci metteremo poco a dimenticare quando il cerimoniale ti porgeva la coppa durante la premiazione e si festeggiava tutti insieme con la regola di “chi vince paga”.

Assorbiremo questo nuovo modello comportamentale e lo faremo nostro nella speranza che, una volta finito, torneremo con la stessa facilità alla vita pre-Covid-19, alla vera normalità.  Nel mentre possiamo tornare a goderci il brivido del suono della campana e la compagnia degli amici seppur un po’ più lontani, e non possiamo fare altro che apprezzarlo e ricordare che è sempre un passo avanti rispetto a prima.