Il Centro Ippico Lombardo di Milano, comunemente conosciuto con l’acronimo “Cil”, per gli appassionati dell’equitazione non ha bisogno di presentazioni. È probabilmente il più antico d’Italia, fondato nel 1930 e ristrutturato nel 1952, contiguo all’altrettanto storico Ippodromo di San Siro.
Un tempo la nobiltà e la ricca borghesia meneghina raggiungevano in treno la vasta Brughiera intorno a Casorate Sempione, Varese, per montare a cavallo praticando la caccia alla volpe, già etologica allora perché non inseguivano la volpe vera come i britannici, ma le sue tracce lasciate preventivamente sul terreno trascinando umori di volpe.
Finché qualcuno non ebbe l’idea fondante: «Ma perché dobbiamo andare ogni volta fino in Brughiera per montare a cavallo, perché non ci costruiamo un maneggio qui alle porte di Milano?». Detto, fatto: allora San Siro era in mezzo al verde, una propaggine della metropoli, quasi fuori città ma contigua all’Ippodromo, con i suoi spazi e le sue piste, così l’idea funzionò e da allora il Cil divenne una vera istituzione degli sport equestri di casa nostra.
Nella versione più moderna si dotò anche di un maneggio coperto e di un grande campo ostacoli esterno, il Campo Castelbarco, ceduto in comodato dalla famiglia Ceschina che aveva il cavallo nel Dna, e divenuto sede di numerosi e importanti concorsi ippici. Il Cil fu anche il primo a istituire gare di salto ostacoli indoor, prima che fosse creata la Fei World Cup, organizzando dal 1972 i Trofei Invernali, che da allora fanno ogni anno il sold out di partecipanti e pubblico.
Il Cil ha vinto innumerevoli saggi delle Scuole e ha prodotto innumerevoli campioni, fra quali Giuseppe Moretti, Giorgio Rovaldi, Gualtiero e Emanuele Castellini, Bruno Scolari, Alain Leusch, Linda Bratomi, e molti altri. Va da sé che guidare una tale istituzione sportiva, tra le icone dell’equitazione nazionale, richiedesse figure di alto profilo, un consiglio direttivo altrettanto valido, capacità gestionali e “visione” sportiva.
Nomi altisonanti e prestigiosi, spesso dell’imprenditoria (cosa tipica della tradizione milanese) hanno ricoperto tali incarichi, in una alternanza sempre di alto livello, cosicché il Cil dopo tanti anni è ancora – sebbene a volte abbia conosciuto alti e bassi – un punto di riferimento, non solo per l’equitazione di Milano e della Lombardia, ma per quella nazionale.
Fabio Lazzaroni, come considera il suo ruolo di presidente di un centro ippico storico e tanto prestigioso?
«Certamente mi rendo conto – ci ha detto l’attuale presidente, imprenditore e titolare di una società creativa di eventi – dell’importanza che la carica di presidente abbia per il Cil e per il suo profilo di vera e propria istituzione equestre: proprio per questo penso che il mio compito di presidente sia quello di innovare e rilanciare l’immagine e le attività del Cil, con l’obiettivo sia di implementare la formazione di amazzoni e cavalieri, sia di creare un circolo virtuoso capace di trasmettere cultura sportiva».
Come è arrivata la sua elezione alla presidenza?
«Io sono arrivato al Cil per via delle mie figlie, Carlotta e Viola, di 16 e 13 anni, amazzoni appassionatissime di salto ostacoli. Da imprenditore mi resi subito conto che la gestione dell’epoca non riusciva a far fronte alle esigenze di una moderna società sportiva, per di più inserita in un contesto ambientale e sociale impegnativo come quello di Milano. Cominciai presto a proporre nuove iniziative e una diversa organizzazione, e due anni orsono venni eletto alla presidenza».
Qual è il bilancio che lei ci può fare di questi due anni di presidenza?
«Le dico dei numeri: il fatturato annuo era di un milione e 345 mila euro, il primo anno della mia gestione abbiamo fatturato un milione e 600 mila euro, il secondo un milione e 700 mila Euro. L’anno scorso abbiamo reinvestito più di 350mila Euro e attualmente sto aprendo un tavolo con la nuova dirigenza dell’Ippodromo di San Siro per poter espandere lo spazio sul quale svolgere le nostre attività sportive».
Sul piano più prettamente sportivo come ha impostato l’attività del Cil?
«Le nostre attività sportive sono impostate su una formazione e una pratica multidisciplinare: ossia al Cil si può frequentare la scuola, si può praticare salto ostacoli, dressage e completo. Abbiamo già gli impianti adatti e contiamo di migliorarli e di svilupparne altri. Il Cil conta più di 300 tesserati, – credo sia un primato tra i centri ippici italiani – occupa 25 dipendenti, di cui ben 8 istruttori, preposti alle diverse discipline. Nelle scuderie abbiamo 100 cavalli, alcuni della scuola, altri privati. Per il dressage abbiamo acquisito la collaborazione di un tecnico di massimo profilo come Laura Conz…».
Qual è la “filosofia”, se ci è concesso di chiamarla così, cui si ispira tutto questo?
«Dicendolo in modo molto diretto, molto meneghino, non mi piace la competitività tra centri ippici per avere più “clienti”, un modo brutto e sbagliato di considerare i propri soci e i frequentatori, un modo sbagliato di impostare la propria attività, troppo pesso basata più sul commercio dei cavalli che sull’insegnamento dell’equitazione. Credo che praticare lo sport debba basarsi su dei valori forti, anche etici. Vogli avere molti allievi per la nostra scuola, dei praticanti virtuosi e degli agonisti di alto livello, che si allenano nel pieno rispetto dei cavalli, e non importa se siano cavalli della scuola o di loro proprietà. Credo che si possa migliorare solo creando e difendendo un circolo virtuoso all’interno del quale venga trasmessa cultura equestre, prima ancora che la migliore tecnica possibile. Solo così – basta confrontarci con altri sport, più vincenti del nostro – possono arrivare risultati, sia nella formazione sia nell’agonismo, di grande livello e di grande qualità. Non effimeri ma durevoli nel tempo».
Per un centro ippico stare in città, a Milano, è un vantaggio o un limite?
«Io credo sia sicuramente un vantaggio, anzi un grande vantaggio: arrivarci richiede un tempo molto breve, anche coi mezzi pubblici, perciò l’accesso è facilissimo. I costi per le lezioni, articolati su varie tipologie (a biglietto, cioè lezione singola, o a pachetti, ndr) sono davvero accessibili, a volte inferiori a quelli di altre Società sportive nell’hinterland. La riprova che sia un vantaggio è che per le lezioni della scuola abbiamo le liste d’attesa. Per gli spazi a disposizione, come le ho detto prima, riusciamo a lavorare bene anche così come siamo, ma stiamo cercando una collaborazione con il vicino Ippodromo di San Siro e, una volta raggiunto quell’accordo, potremo lavorare ancora meglio. Il Cil è un centro ippico “antico” ma ha un grande futuro».