Filippo di Edimburgo, il principe degli attacchi

Filippo di Edimburgo: tre passi dietro la sua regina, tre passi avanti rispetto ai suoi tempi. Anche nel mondo dell’equitazione

Filippo d'Edimburgo con il suo tiro a quattro di pony Fell foto EPA/FACUNDO ARRIZABALAGA
Bologna, 30 marzo 2022 – In Gran Bretagna ieri, a quasi un anno dalla sua scomparsa, si è ricordato il consorte della Regina Elisabetta II.

Una vita lunghissima quella del principe Filippo, Duca di Edimburgo, morto il 9 aprile 2021 due mesi prima di compiere 100 anni.

Che per tre quarti di secolo ha fatto da solida, incrollabile spalla (“E’ la mia roccia”, ha detto spesso Elisabetta II di lui) alla sua regina.

Una capacità di fare squadra che ci piace immaginare abbia esercitato anche nei suoi due sport preferiti: il Polo e gli Attacchi.

Il primo lo ha praticato da quando era ragazzo sino al 1971, dopo di che si appassionò alle redini lunghe: e le ha tenute ben salde sino alla fine, quasi all’ultimo dei suoi giorni.

Cominciò, come tutti, con tante cose da imparare: la  seconda gara della sua vita furono i Campionati Europei a Windsor.

La ricordava sorridendo: “Sono arrivato non proprio per ultimo, ma quasi”.

Ma aveva buoni maestri, buoni cavalli, tanti terreni su cui muoversi e tutti i legni che desiderava per esercitarsi: e non sprecò nemmeno questa fortuna rappresentando con successo la Gran Bretagna degli attacchi a mondiali ed europei.

Filippo era una persona moderna per costituzione e lo dimostrò nel suo ruolo di dirigente sportivo: presidente della Fei dal 1964 al 1986, diede un impulso alle discipline equestri ancor oggi considerato fondamentale.

Endurance, Volteggio, Reining, Paradressage e i suoi amatissimi Attacchi sono stati ammessi tra le discipline Fei per suo preciso volere: e ha avuto ragione, perché oggi rappresentano il 33% di tutti i tesserati.

Ebbe tante altre buone idee che vennero poi condivise da tutta la comunità equestre: dai Mounted Games ai Weg, è stata la sua capacità di guardare lontano a risultare vincente.

Era nato, principe di Grecia e Danimarca, nel 1921: per combinazione lo stesso anno di fondazione della Fei.

Suo padre era Andrea di Grecia, quarto figlio maschio di re Giorgio I, e la madre Alice di Battenberg.

Lei era nata nel castello di Windsor alla presenza della bisnonna regina Vittoria.

Questo, volendo fare gli appassionati di araldica, significa che aveva più sangue reale di Elisabetta che, da parte materna, discende semplicemente da un conte.

Quando si incontrarono lui era solo un bellissimo cadetto biondo della Royal Navy, principe senza regno e pochissimi soldi in tasca.

Ma con una una larga rete familiare di supporto: era ospite molto gradito presso uno stuolo di zii titolati. Tra cui il più importante fu il fratello di sua madre, Lord Louis Mountbatten: fu lui a far incontrare Filippo con la tredicenne Elisabetta.

L’Ammiraglio Mountbatten era non solo l’ultimo Viceré dell’India ma anche zio di entrambi i ragazzi: e fu buon profeta, possiamo dire adesso dopo averli visti insieme per 74 anni.

Lui intraprendente, allegro e ironico; lei diligente, seria e incrollabilmente dedita al suo lavoro.

Ma erano uniti da molti valori e molti amori: non ultimo, quello per i cavalli.

Insieme hanno formato un equipaggio imbattibile, fedeli entrambi al mestiere toccato a lei, e che lui ha scelto di condividere.

In vite così speciali, Filippo ed Elisabetta hanno avuto anche problemi da comuni mortali come le intemperanze di figli, nuore e nipoti.

Ma come tutti i nonni, anche Filippo ha avuto proprio per i nipoti il più tenero degli affetti e condiviso con alcuni di loro il grande amore per i cavalli: al suo funerale ha voluto al posto d’onore il suo tiro a quattro di pony Fell, che ha poi lasciato in eredità alla nipote Lady Louise Windsor.

In serpa, accanto alla groom che li guidava, il posto di Filippo di Edimburgo era vuoto: appoggiati sul sedile i suoi guanti, il suo berretto e la scatola in cui teneva gli zuccherini da dare ai cavalli.

Perché alla fine di ogni vita, anche la più lunga e fortunata non rimane altro: la dolcezza che abbiamo saputo dare.

“Sto invecchiando, le mie reazioni rallentano e la mia memoria è inaffidabile, ma non ho mai perso il puro piacere di guidare un equipaggio attraverso la campagna britannica”, Filippo di Edimburgo