Il sesto Meet nazionale per festeggiare i 25 anni di vita della Società Cacce a cavallo del Monferrato: e si terrà oggi e domani a Tonco, in provincia di Asti, ospitato dal circolo ippico La Ciocca.
“Venticinque anni sono un traguardo importante,” dice Davide Maffucci, Master della Caccia del Monferrato. “Siamo nati da un gruppo di amici che amavano i cavalli e la campagna, e da un’idea: riportare nel nostro territorio lo spirito autentico della caccia a cavallo”.
Rigorosamente secondo le regole del Paper Hunt, è bene precisare.
Era la fine degli anni Novanta, a Tonco, nel cuore del Monferrato. Attorno al centro ippico “La Ciocca” della famiglia Bevilacqua, un gruppo di appassionati – appassinanti di galoppo e di salto ostacoli, comunque gente di cavalli – cominciò a ritrovarsi e a provare nei prati e nelle valli della zona. “C’era timidezza all’inizio,” ricorda Maffucci. “Sembrava un gioco, poi è diventata una passione seria. Oggi siamo un centinaio di cavalieri, con una sessantina di soci attivi”.
Il segreto del successo?
“La nostra indipendenza,” spiega Maffucci. “Quasi tutti hanno un proprio cavallo, spesso più di uno. C’è chi lo presta all’amico. È un modo di vivere la caccia come fiducia reciproca e amicizia. Da noi si viene per montare, ma anche per stare bene insieme”.
La società organizza una decina di cacce all’anno, cinque in primavera e cinque in autunno, su percorsi di 22-27 chilometri tra colline, prati e fondovalli.
“Ci prepariamo con cura: prima esploriamo i tracciati, puliamo i passaggi, sistemiamo tronchi e fossi per creare ostacoli naturali. Non costruiamo salti artificiali: vogliamo che sembri una vera avventura in campagna”.
L’attenzione al cavallo è centrale.
“Un cavallo da caccia deve essere in forma e avere un minimo di sangue. Negli ultimi anni usiamo spesso i Purosangue Inglesi: sono intelligenti, versatili e instancabili. Ma la cosa più importante è il rispetto: si galoppa, certo, ma sempre con il benessere del cavallo in mente”.
Per partecipare alle vostre cacce serve una presentazione da parte di un socio?
“È un modo per garantire che il nuovo arrivato capisca lo spirito della caccia e venga con il cavallo giusto. E teniamo molto anche alla forma: cap da campagna, giacche classiche, ordine. È rispetto per la tradizione e per il gruppo”.
Durante le cacce, il vostro field conta spesso anche 25-35 binomi.
“L’emozione più grande è galoppare in frotta, tutti insieme, sentire il rumore degli zoccoli che battono all’unisono. È adrenalina pura, ma anche disciplina. Chi si unisce impara a controllare il cavallo e anche se stesso”.
Per festeggiare l’anniversario, la Caccia del Monferrato ha invitato sei società italiane: la Torinese, la Milanese, la Bolognese, la Gonzaga, la Bresciana e la Toscana.
“Avremo circa cento cavalli in campo e oltre 180 partecipanti. Sabato sera taglieremo la torta del venticinquesimo e premieremo i Master che ci hanno preceduto”.
La domenica sarà il giorno della caccia vera e propria, preceduta dal corteo con chiarine, sbandieratori e il Capitano del Palio di Asti.
“Ci saranno anche i Carabinieri a cavallo e alcune carrozze al seguito. Vogliamo che sia una festa per tutti, non solo per chi monta”.
Una delle chiavi del successo di una società di caccia è la collaborazione con i paesi e i proprietari dei terreni.
“Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con le amministrazioni e con chi ci ospita. Li andiamo a trovare, spieghiamo il percorso, ci comportiamo con rispetto. E spesso il paese partecipa con entusiasmo, ci accoglie con musica, cena e festa. Portiamo allegria e movimento, e in cambio riceviamo accoglienza e amicizia”.
Questo radicamento è diventato anche una forma di promozione territoriale.
“Le nostre cacce attraversano luoghi di straordinaria bellezza, dove il cavallo si muove tra colline, vigneti, borghi e boschi. È un modo di vivere l’equitazione autentico, a contatto con la natura e la storia”.
Come in ogni caccia che si rispetti, anche la Monferrato ha la sua “volpe”.
“Di solito è Claudio Garvetto, un grande cavaliere e amico, che sa rendere la presa emozionante ma sicura. Quando parte la volpe e il field si lancia, c’è un minuto di puro galoppo collettivo che vale da solo tutta la giornata”.
Maffucci conclude con orgoglio: “Siamo cresciuti tanto, ma senza perdere la nostra anima. La Caccia del Monferrato non è un club elitario, è una comunità. La tradizione ci unisce, ma è l’amicizia che ci fa andare avanti”.
