Tutto un paese in campo per il suo cavallo: Laconi e il Sarcidano

Il cavallo del Sarcidano: non solo Laconi sta lavorando perché la sua storia continui, e diventi ancora più bella

Cavalli del Sarcidano bradi a su Dominariu - foto Paolo Valiati
Oristano, 3 luglio 2023 – Da soli non si arriva mai da nessuna parte, fare rete è fondamentale per raggiungere – e soprattutto mantenere! – gli obiettivi più diversi.

Una cosa che a Laconi, in provincia di Oristano, hanno capito da tempo a tutto vantaggio di uno dei suoi più antichi ‘abitanti’, se così possiamo dire: il cavallo del Sarcidano.

In tutto ne esistono circa 150 soggetti, tra quelli  che vivono liberi sull’altopiano che dà loro il nome e altri di proprietà di alcuni allevatori privati: un numero estremamente esiguo, che li pone seriamente a rischio di estinzione.

Un rischio che in tanti vogliono scongiurare: dal Comune di Laconi (che dal 1996 è proprietario del nucleo più consistente di cavalli del Sarcidano) agli allevatori storici, come anche i più giovani cavalieri di questa zona.

Dai ricercatori che da tanti anni lo studiano ai nuovi amici che questi cavalli, così speciali e unici, sono riusciti a farsi strada facendo.

La presentazione dei soggetti Sarcidano a su Dominariu, foto Maria Cristina Magri

Tutti questi amici del cavallo del Sarcidano si sono riuniti il 24 giugno scorso a Laconi per un convegno a lui dedicato, e il giorno successivo per la 26° Mostra mercato del Cavallo e la 1° Rassegna del Cavallo del Sarcidano.

Dal convegno il primo dato notevole sui talenti di questo cavallo è relativo proprio alla capacità di unire.

Non capita infatti spesso di vedere ‘apparigliati’ amministratori in carica e minoranze all’opposizione in un progetto comune, sentito e perseguito insieme a prescindere dai ruoli e dai risultati delle elezioni: vorremmo vederlo accadere più spesso, dovunque.

Ma cosa hanno detto i tanti iscritti a parlare del convegno sul protagonista dell’evento?

Giuspeppe Cosseddu, consigliere del comune di Laconi ha aperto, moderato e condotto l’incontro, sottolineando da subito l’importanza del cavallo del Sarcidano come risorsa non solo per il suo territorio natale, ma per tutta la Sardegna.

Il sindaco in carica, Salvatore Argiolas ha per prima cosa ringraziato Peppe e Dino Corongiu: la loro famiglia ha allevato questi cavalli per 360 anni, un patrimonio di memoria storica da valorizzare tanto quanto i cavalli stessi.

Perché quando nessuno sapeva che il Sarcidano esistesse loro erano qui, a custodirlo.

“Ci dividono tante cose, ma siamo sempre uniti sul nostro cavallo” ha detto Argiolas, ringraziando le amministrazioni passate per l’impegno profuso a questa causa comune in zoccoli e criniera.

In evidenza nelle parole di Argiolas il fatto che il Sarcidano è una opportunità per il popolo sardo tutto oltre che per il territorio di Laconi.

Fondamentale quindi valutare annualmente i soggetti riproduttori, istituire una stazione di monta pubblica e un centro ippico didattico da cui vengano diffusi orgoglio e conoscenza per questi cavalli.

E a  proposito di diffusione l’ex-sindaco Fausto Fulghesu ha trovato la chiave giusta per il suo discorso, narrando la storia del Sarcidano come se fosse un romanzo d’appendice.

Dal suo nascere selvaggio sull’altipiano a quando era ricercato come cavallo adattissimo alla trebbiatura dei cereali sulle aie, e lunghe file di cavalle legate ‘a catena’ giravano in tondo dalla mattina alla sera.

Ogni poco si scalavano le posizioni, di modo che a turno ricoprissero ognuna lla più vantaggiosa e meno faticosa, vicina al fulcro del cerchio sino alla più esterna dove si doveva camminare di più.

Sino ad arrivare a una ventina di anni fa, in cui a un certo punto sull’altopiano si sono visti arrivare s  distinti signori che con una mela in mano cercavano di avvicinare i cavalli selvatici.

Ed è proprio grazie a loro, i ricercatori, se oggi possiamo considerare il Sarcidano un vero e proprio ‘reperto storico’ la cui genetica ha tanto in comune con i ceppi più antichi dei cavalli iberici.

Giovanni Paolo Biggio, funzionario tecnico veterinario di Agris Sardegna ha riassunto dati storici interessantissimi, frutto di una lunga ricerca e portando riferimenti bibliografici che avremmo una gran voglia di approfondire.

Arrivando alla conclusione che questo cavallo è doppiamente sardo: per ambiente e per selezione.

Maria Grazia Cappai, docente di nutrizione e alimentazione animale toglie decisamente il Sarcidano dalla definizione di ‘razza equina minore’ in quanto bene immateriale dal valore iconico per la sua capacità di successo e adattamento in un ambiente estremamente difficile.

Maria Consuelo Mura, professoressa associata del dipartimento di medicina veterinaria di Uniss ha spiegato tramite la ricerca genetica sul colore del mantello l’importanza di sapere che figli aspettarci da determinati genitori. Il tutto nell’ottica di dare agli allevatori dati precisi sulle caratteristiche del Sarcidano e quindi uno scopo allevatoriale chiaro; perché per far vivere il Sarcidano anche nel futuro si darà dargli un obiettivo, un utilizzo ideale di lavoro in base alle sue caratteristiche peculiari.

Il signor Piseddu, proprietario della cavalla che ha vinto la rassegna morfologica, Senorinedda. Con lui la signora Patrizia Valiati – foto Paolo Valiati

L’intervento più atteso era probabilmente quello della ‘Mamma del Sarcidano’, il ricercatore milanese Paolo Valiati: per lui questi cavalli sono diventati una ossessione, perché nascondevano nel loro Dna particolarità semplicemente incomprensibili in una razza equina moderna.

Valiati e gli altri ricercatori dell’università di Milano hanno scoperto che il Sarcidano è eccezionale per la sua diversità da tutti gli altri cavalli moderni: ha caratteristiche metaboliche stravaganti, gli mancano la maggior parte dei marker comuni ad altri tipi equini.

Alla professoressa Maria Cristina Crozzi lo svelare che, incredibilmente, il Sarcidano e il cavallino della Giara pur così ‘vicini di casa’ (i due altipiani di pertinenza distano una trentina di chilometri)  sono scarsamente connessi dal punto di vista genetico.

Gianluca Marcialis della Università di Cagliari ha condiviso i risultati del suo lavoro sul riconoscimento e identificazione degli animali con tecniche di visione computerizzata: un campo nel quale la Sardegna può essere all’avanguardia nazionale.

Luca Marcora, presidente Anareai ha ribattuto il chiodo della selezione in generale ma soprattutto della conservazione nel particolare, per quanto riguarda il Sarcidano: i numeri sono ancora troppo bassi per fare selezione nel senso classico del termine.

Ma proprio per questo è indispensabile una oculatissima gestione di riproduttori e monte, e l’effettuazione di misurazioni e valutazioni che diano dati oggettivi sui quali ragionare in merito.

“La natura richiede tempi lunghi” ha detto Marcora, “noi di Anareai mettiamo a disposizione le nostre ricerche per dare finalità di mercato agli allevatori e valorizzare i loro prodotti, che potrebbero essere attori fondamentali per il turismo equestre e la valorizzazione del territorio”.

In conclusione, come ha detto il sindaco Argiolas, il lavoro scientifico è indispensabile per creare la coscienza comune dell’importanza di questo cavallo.

Come è indispensabile l’intervento di Agenzia FoReSTAS che li sostiene con fieno e acqua nei periodi critici, e il rilancio del settore ippico regionale.

 

Di questo ha parlato anche Piero Maieli, presidente della V commissione del Consiglio regionale che ha ricordato quanto sia fondamentale avere una prospettiva per dare una ragione l’aiuto economico pubblico.

E ha chiuso   con una considerazione importante: potenziare la ricerca e il lavoro sul Sarcidano ci consentirà di salvarlo, e di avere una storia ancora più bella da raccontare.

Ma come è il cavallo del Sarcidano?

Rusticissimo, resistentissimo, capace di sopravvivere attraverso i secoli e le difficoltà ambientali sempre uguale a se stesso: mantello baio o sauro, altezza sui 140 cm al garrese, fine nei tratti come ti immagini possa essere un nobile a cui è terminata la fortuna ma non la distinzione – teste leggere, belle incollature.

Soprattutto piedi e arti impeccabili: di tanti cavalli visti a Laconi  tutti avevano appiombi e unghie perfetti, da manuale.

E il carattere di questi cavalli com’è?

Allevatori e cavalieri di Laconi sono concordi nel dire che sono cavalli sinceri, magari difficili da addomesticare ma incapaci di mordere o calciare l’uomo.

Nicolò Lenarda durante la dimostrazione

Noi per saperne di più abbiamo approfittato di Nicolò Lenarda e Lisa Mabilia che nella sede della fiera, il centro ippico di su Dominariu hanno effettuato tre giorni di primi approcci alla scozzonatura dei cavalli con il metodo maremmano.

Quello che segue è il loro resoconto: per noi il ritratto più bello del cavallo del Sarcidano.

Siamo stati chiamati a Laconi per dare dimostrazione di primi approcci alla maremmana su cavalli bradi del Sarcidano durante la manifestazione 26° Mostra mercato del cavallo e 1°rassegna del cavallo Sarcidano.

Abbiamo accettato volentieri dopo aver lavorato positivamente ad aprile Ugolino, stallone Sarcidano sdomo di 10 anni di Luca Melis alla 2° mostra dell’asino sardo di Ittireddu.

La nostra intenzione era quella di scegliere un cavallo Sarcidano del branco brado del comune di Laconi, iniziare a giocarci e vedere fin dove si riusciva ad arrivare nell’addestramento nel corso dei due giorni di manifestazione, rispettando i suoi tempi di apprendimento.

Nel primo giorno, a differenza delle nostre intenzioni, abbiamo tenuto in lavoro la prima cavalla che è entrata nel rimessino appositamente fornito dall’associazione ippica Laconese e Associazione Allevatori Regione Sardegna.

Nel corso della giornata abbiamo incapezzato la cavalla, l’abbiamo abituata a stare legata, l’abbiamo maneggiata, le abbiamo sollevato i piedi. L’abbiamo abituata alla trazione sulla coda, le abbiamo insegnato ad accostarsi alla staccionata e a essere montata.

In tutto questo la cavalla si è sempre dimostrata disponibile, non ha calciato, morso o rampato, come invece ci saremmo aspettati dai racconti dei locali.

Si è poi scoperto che la cavalla lavorata era la sig.ra Giuliva, cavalla brada di 21 anni, mai stata incapezzata. E per noi è stato un onore aver lavorato con lei ed esser riusciti a convincerla a collaborare con noi nonostante per lei fossero tutte esperienze nuove.

Avendo raggiunto ottimi risultati in un solo giorno, decidemmo di scegliere un nuovo cavallo da ammansire per la dimostrazione del secondo giorno.

Sbrancammo Furia, stalloncino morello di 2 anni, anche lui brado e iniziammo a lavorarlo allo stesso modo di Giuliva.

Per chi ci ha seguito nei due giorni e ha ascoltato le osservazioni di Lisa avrà subito notato che Giuliva era una cavalla più introversa, più riflessiva, più da convincere, che metteva in risalto la parte ‘asinina’ che ha nel suo DNA mentale  il Sarcidano, mentre Furia era più estroverso, più dinamico e reattivo, ma anche lui molto disponibile e di apprendimento rapido.

Ciò che Nicolò ha raggiunto con Giuliva in un giorno di lavoro, inaspettatamente con Furia è stato raggiunto in appena un’ora e anche lui nelle operazioni di incapezzamento, maneggiamento e scavallamento non ha mostrato difese ed è rimasto tranquillo, sereno e curioso durante la dimostrazione.

Sarcidano? Ve lo consigliamo!

Avendo avuto l’opportunità di lavorare quindi tre cavalli bradi fino allo scavallamento di 2, 10 e 21 anni, siamo rimasti soddisfatti e affascinati da questa razza antica per le grandi capacità di apprendimento, disponibilità, curiosità verso l’uomo e frugalità.

Pensiamo siano ottime doti per l’inserimento come cavalcature in aziende con il bestiame e, dato il passo sicuro ed elegante, lo vedremmo bene anche come ottimo cavallo da scuola e passeggiate.