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Home | Sport | Gioie italiane: i campioni azzurri alle Olimpiadi del 1956

Gioie italiane: i campioni azzurri alle Olimpiadi del 1956

I cavalieri delle nostre squadre di salto ostacoli e di completo in gara a Stoccolma sono stati autori di prestazioni magnifiche: approfittiamo di questa fotografia che li vede riuniti tutti insieme per ricordarli ancora una volta

18 Dicembre 2020
di Umberto Martuscelli
Gioie italiane: i campioni azzurri alle Olimpiadi del 1956

Le squadre azzurre di completo e salto ostacoli in gara alle Olimpiadi di Stoccolma 1956

Bologna, venerdì 18 dicembre 2020 – Siamo a Roma, è il 7 ottobre 1956, si conclude il Saggio delle Scuole, la più importante rassegna agonistica giovanile dell’intera stagione. I ragazzi che hanno preso parte alla gara vengono riuniti alla Casina delle Rose di Villa Borghese (oggi la Casa del Cinema) per la cerimonia di premiazione. In questo modo tutti loro hanno la possibilità di assistere e partecipare anche a un’altra premiazione, organizzata dalla Fise nella stessa circostanza: quella delle squadre azzurre di completo e salto ostacoli che in estate avevano gareggiato alle Olimpiadi di Stoccolma, e dei cavalieri italiani che poco dopo avrebbero preso parte al Campionato del Mondo di salto ostacoli ad Aquisgrana. Una bella situazione, insomma: le giovani speranze del futuro insieme ai grandi campioni internazionali reduci da successi favolosi!

Eccoli, dunque, i magnifici cavalieri protagonisti dei Giochi Olimpici del 1956 ritratti in questa foto. Vediamoli, da sinistra a destra, cominciando dalla squadra azzurra di completo che a Stoccolma ha conquistato il 5° posto, con i cinque componenti in primo piano.

ADRIANO CAPUZZO (completo) – In sella a Tuft of Heather 9° individuale: una rimonta formidabile prodotta nelle prove di campagna e di salto ostacoli, se si considera che dopo la prova di addestramento era al 36° posto. Romano, nato l’11 agosto del 1927, scomparso il 15 dicembre del 2011, cresciuto negli anni Trenta come allievo di Carlo Costanzo d’Inzeo in quella che oggi è la Società Ippica Romana e che allora era la Scuola di Equitazione Foro Mussolini, cavaliere che ha gareggiato ai massimi livelli internazionali sia in completo sia in salto ostacoli, in seguito confermatosi altrettanto eccellente nel ruolo di istruttore, tecnico e dirigente sportivo. Con la squadra azzurra di salto ostacoli ha preso parte ad alcune tra le Coppe delle Nazioni più prestigiose in assoluto: spiccano le vittorie ottenute a Roma e ad Aquisgrana (due per ciascun concorso!) e Nizza.

PAOLO RACUGNO (completo) – Cavaliere di riserva della squadra. Uomo straordinario, in senso letterale: nato il 7 maggio del 1917 e scomparso il 26 luglio 2018 all’età di 101 anni ancora nel pieno della lucidità e – per quanto consentito dalla natura – della sua forza fisica. Sardo purosangue, a lungo amministratore delegato della società produttrice della birra Ichnusa, la sua vita è stata immersa nello sport: ha gareggiato ad alto livello sia in completo sia in salto ostacoli (ha continuato a montare fino a poco prima di morire) ma anche nel pentathlon moderno. Nel maggio del 2017 ha voluto organizzare il viaggio da Cagliari a Roma per assistere allo Csio di Piazza di Siena e celebrare così il compimento del suo centesimo anno di vita.

GIUSEPPE MOLINARI (completo) – In sella a Uccello 32° classificato. Il primo sottufficiale italiano in campo in un’Olimpiade: fino al 1952 infatti ai Giochi potevano partecipare solo gli ufficiali. Protagonista a Stoccolma di un comportamento di altissimo e nobilissimo valore sportivo. Il suo cavallo era da poco il qualitativo Winston, quello di Giancarlo Gutierrez (a lungo cavaliere di Winston in precedenza) era Oriente. Quest’ultimo però si infortuna proprio alla vigilia della gara olimpica: Gutierrez quindi avrebbe dovuto impegnare il cavallo di riserva, il mediocre Uccello. Ma ecco il ragionamento di Giuseppe Molinari: «Per me un cavallo sconosciuto vale l’altro, mentre invece Gutierrez conosce bene Winston. Se lui montasse Uccello ci troveremmo in due su cavalli pressoché sconosciuti: allora meglio se io monto Uccello e lui Winston. Improvvisa solo uno». Molinari ha così consapevolmente destinato sé stesso a un risultato del tutto anonimo pur di contribuire a valorizzare al meglio la resa agonistica di Winston, cavallo che Gutierrez avrebbe poi condotto al 7° posto individuale. Ecco cosa vuol dire il senso del gruppo, il senso di appartenenza a una squadra, l’amore per la propria bandiera… E quella di Stoccolma è stata la prima e unica Olimpiade per Giuseppe Molinari.

GIUSEPPE CHIANTIA (completo) – Responsabile tecnico della formazione azzurra. Siciliano, nato nel gennaio del 1893 e scomparso nell’aprile del 1971, è stato un cavaliere importante tra le due guerre mondiali, partecipando anche alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 nella specialità del completo in sella a Dardo (esito infausto: tutti e tre i binomi azzurri eliminati). La sua eccellenza come uomo di cavalli ha poi avuto modo di manifestarsi al meglio nel ruolo di direttore tecnico della Società Ippica Romana, la cosiddetta Farnesina, dal 1945 fino a poco prima della sua morte: dalla sua maestria come istruttore sono provenuti molti cavalieri importanti, su tutti il prodigioso Graziano Mancinelli. Ma Chiantia è stato molto più di un istruttore per Mancinelli: lo ha protetto e accompagnato durante tutti gli anni difficili della sua infanzia e adolescenza contribuendo in modo determinante a formare tanto l’uomo quanto il cavaliere.

GIANCARLO GUTIERREZ (completo) – Sardo, nato l’11 luglio del 1932, attualmente in pensione con il grado di generale dell’Arma dei Carabinieri, Giancarlo Gutierrez proprio come Adriano Capuzzo ha ottenuto magnifici risultati sia in completo sia in salto ostacoli: a Stoccolma è stato il migliore degli azzurri con il 7° posto individuale in sella a Winston, non lontano da una possibile medaglia. In salto ostacoli ha fatto parte della squadra azzurra impegnata in alcune delle Coppe delle Nazioni più importanti del mondo: spicca il 2° posto ottenuto ad Aquisgrana nel 1963 in sella a Mount Leinster assieme a Lalla Novo su Rahin, Raimondo d’Inzeo su Posillipo e a Graziano Mancinelli su The Rock. Ma al di là del valore dell’atleta, quello che colpisce di Giancarlo Gutierrez è la dimensione dell’uomo: dalle parole di tutti coloro i quali hanno avuto a che fare con lui, e in particolare di chi lo ha avuto come superiore nell’Arma, traspaiono un’ammirazione, un rispetto e soprattutto un affetto davvero impressionanti.

Passiamo ora ai componenti la squadra azzurra di salto ostacoli che a Stoccolma ha vinto la medaglia d’argento, schierati in secondo piano (sempre da sinistra a destra).

RAIMONDO D’INZEO (salto ostacoli) – Romano, nato l’8 febbraio 1925, scomparso il 15 novembre 2013, cresciuto alla scuola del padre Carlo Costanzo alla Farnesina di Roma, ufficiale dell’Arma dei Carabinieri dopo un breve periodo trascorso in cavalleria. A Stoccolma ha affrontato la sua terza Olimpiade (la prima nel 1948 a Londra in completo) vincendo in sella a Merano la medaglia d’argento sia individuale sia a squadre. Un trionfo personale che si sarebbe replicato qualche settimana più tardi, quando ad Aquisgrana sempre in sella al prodigioso Merano il fuoriclasse azzurro avrebbe vinto il titolo di campione del mondo! Raccontare Raimondo d’Inzeo in poche righe è impossibile: uno dei più grandi atleti della storia dello sport mondiale, destinato a raggiungere traguardi ancor più prestigiosi dopo le medaglie di Stoccolma, su tutti l’oro olimpico individuale a Roma nel 1960, con la riconquista del titolo di campione del mondo nello stesso anno a Venezia.

ANTONIO GUTIERREZ (salto ostacoli) – Padre di Giancarlo, capo équipe della formazione azzurra, sardo, nato a Macomer il 13 aprile del 1904 e morto il 12 marzo del 2000, grande campione in sella tra le due guerre, passato alla storia per il record di elevazione stabilito in Piazza di Siena nel 1938 in sella a Osoppo (ex Froth Blower) superando un ostacolo posto all’altezza di 2.44. Il suo ruolo di capo équipe non è stato agevole: gestire i due fratelli d’Inzeo nel momento della loro massima esplosione mondiale non è stato semplice, ma lui c’è riuscito spesso al meglio grazie alle sue qualità umane prima ancora di quelle di cavaliere e tecnico.

PIERO D’INZEO (salto ostacoli) – Nella foto è in parte nascosto dietro Giuseppe Molinari. Romano, nato il 4 marzo del 1923 e morto il 13 febbraio del 2014, come il fratello minore Raimondo allievo del padre Carlo Costanzo alla Farnesina di Roma, ufficiale di cavalleria. A Stoccolma in sella a Uruguay ha conquistato la medaglia di bronzo individuale e d’argento a squadre: si è trattato della sua terza Olimpiade ma della sua quarta partecipazione olimpica, dato che a Helsinki 1952 il campione azzurro ha montato sia in completo sia in salto ostacoli. In Svezia Piero d’Inzeo è giunto sulle ali di una considerazione internazionale che lo aveva eletto fin dai primi anni dopo la fine della guerra come miglior cavaliere del mondo. Come per il fratello, anche per lui sarebbero arrivati favolosi successi nell’immediato futuro: quattro medaglie nel Campionato d’Europa tra il ’58 e il ’62 di cui tre d’argento e una d’oro, il bronzo olimpico individuale (ancora una volta alle spalle del fratello) di Roma 1960.

SALVATORE OPPES (salto ostacoli) – Sardo, nato nel 1909 e morto nel 1987, fratello maggiore di Antonio (cavaliere che insieme ai fratelli d’Inzeo avrebbe conquistato il bronzo a squadre alle Olimpiadi di Roma 1960), zio di Salvatore junior (figlio di Antonio) con il quale la somiglianza fisica messa in risalto da questa immagine è impressionante, ufficiale nell’Arma dei Carabinieri. A Stoccolma ha montato il cavallo probabilmente più importante della sua carriera, il celebre Pagoro (con lui 4° nel Campionato del Mondo 1954 e bronzo nel Campionato d’Europa 1957), classificandosi al 24° posto individuale e al 3° a squadre. Per lui è stata la seconda Olimpiade ma la terza partecipazione a cinque cerchi poiché a Helsinki 1952 – come Piero d’Inzeo – ha montato sia in salto ostacoli sia in completo. Nell’arco di tempo compreso tra il 1952 e il 1960 è stato il cavaliere più utilizzato come ‘terzo’ nella squadra azzurra insieme ai fratelli d’Inzeo. La sua è stata poi una vita romanzesca caratterizzata anche da una serie di drammatici incidenti che ne hanno condizionato pesantemente la carriera agonistica.

Tags: olimpiadi stoccolma 1956 sport equestri
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