Henrik von Eckermann: fuoco svedese su Roma!

Il campione olimpico a squadre di Tokyo 2020 ha vinto la gara più importante della seconda giornata dello Csi Global di Roma con una prestazione sbalorditiva

Lo slancio travolgente di Henrik von Eckermann e Glamour Girl nella vittoria di oggi (ph. Stefano Grasso/LGCT)

Roma, venerdì 17 settembre 2021 – Oggi il pubblico romano ha assistito a uno spettacolo che rimarrà memorabile: il barrage della gara più importante odierna dello Csi a cinque stelle del Longines Global Champions Tour. Un barrage a quattro: quindi un vero e proprio duello circoscritto precisamente… Un duello ‘fratricida’, anche: perché due dei contendenti erano compagni di squadra nel trionfo olimpico della Svezia a Tokyo, Peder Fredricson e Henrik von Eckermann. Più l’olandese Maikel van der Vleuten e l’irlandese Denis Lynch.

Ordine di partenza: Maikel van der Vleuten su Elwikke, Peder Fredricson su Christian K, Denis Lynch su Chopin ‘s Bushi, Henrik von Eckermann su Glamour Girl. Prima ancora che tutto cominciasse era chiaro che von Eckermann avrebbe avuto la parola decisiva e probabilmente vincente, ma nello sport esistono comunque delle variabili che a volte sfuggono al pronostico. Dunque mai dire mai…

Maikel van der Vleuten ha il compito più difficile: andare al buio contro avversari tremendi! Il cavaliere olandese medaglia di bronzo individuale olimpica a Tokyo chiede il massimo al suo cavallo scatenando le ovazioni di un pubblico che ancora non può sapere quello che lo aspetta… Elwikke termina senza errori in 36.09.

Parte la caccia al primato: la inaugura Peder Fredricson. Il numero due del mondo può contare sulla massima collaborazione di Christian K: ritmo di galoppo a giri altissimi, falcate rapide e serrate sebbene non troppo ampie, collaborazione incondizionata con il suo cavaliere. Fredricson monta con quello stile che lo caratterizza: spalle in avanti, redini cortissime, sull’inforcatura, impulso naturale. Nelle girate non c’è nemmeno un sospiro di rallentamento: il contatto dei piedi a terra di Christian K produce solo e sempre bruciante slancio in avanti. Galoppata vorticosa lungo lo spazio enorme che conduce all’ultimo ostacolo (largo): nessun errore, cronometro a 35.01! Boato che scuote il Circo Massimo, spettacolo di equitazione stellare, eccitazione che corre lungo le tribune come una inarrestabile scossa elettrica…

Denis Lynch ha un compito davvero improbo: cercare di mantenere la calma, per portare a termine un percorso senza errori e possibilmente veloce abbastanza da non perdere troppo terreno, ma evitare in ogni modo il rischio di lasciarsi trascinare all’inseguimento di quel lampo acceso da Fredricson… cosa che potrebbe rivelarsi fatale. Il cavaliere irlandese sa di essere disarmato contro lo svedese: e la speranza è che poi Henrik von Eckermann si faccia male da solo (metafora: non male fisicamente… ) nel tentativo di prendere Fredricson, cosicché un netto di Chopin Bushi potrebbe infine valere il secondo posto… Denis Lynch dunque parte e porta a compimento molto bene il suo progetto: zero e 35.51, più veloce di Maikel van der Vleuten ma con cinque decimi di ritardo rispetto a Fredricson.

Ecco il momento decisivo. Il momento di Henrik von Eckermann. Tutti a guardare, gli occhi fissi su Glamour Girl. C’è anche la proprietaria della cavalla, la statunitense Robin Parsky, proprietaria inoltre di Gazelle di Kent Farrington (parentesi: qual era il problema dei cavalieri italiani di cui si discuteva animatamente anche in vari gruppi FB… ?). Henrik von Eckermann parte a una velocità letteralmente incredibile fin sulla linea delle fotocellule: una cosa che fa dire no, non è possibile, così no… Glamour Girl usa il suo corpo, tutto il suo corpo, nella totale immedesimazione con l’idea del suo cavaliere. Henrik von Eckermann monta secondo lo stesso concetto di Fredricson: inforcatura, equilibrio, velocità, sovrapposizione esatta del proprio baricentro con quello della cavalla. Non c’è più un cavaliere e un cavallo: c’è un razzo di fuoco unico e solo. Saltano e accelerano, come se ciascuna parabola fosse un propulsore ulteriore. La galoppata verso il largo finale è vorticosa e travolgente, ma perfettamente ragionata e pianificata: e alla fine il cronometro dice una cosa da non poter essere quasi creduta… 32.97… ! Un trionfo stordente: di gioia per Henrik von Eckermann, di incredulità per gli avversari, di delirio per il pubblico. Ma soprattutto uno spettacolo indimenticabile.

LA CLASSIFICA DELLA GARA GROSSA
https://results.hippodata.de/2021/1956/docs/r_10.pdf

LA CLASSIFICA DELLA GARA MEDIA
https://results.hippodata.de/2021/1956/docs/r_09.pdf