Ormai siamo abituati a considerarlo come uno dei protagonisti di primo piano del salto ostacoli azzurro, ma in realtà non dovremmo mai dimenticare che Giacomo Casadei ha 22 anni, essendo nato il primo giorno di settembre del 2002: è un ragazzo, o al limite un giovane uomo, e quindi nel pieno di un processo di crescita sia come persona sia come cavaliere che sta andando a una velocità considerevole.
Lui però è molto più maturo della sua età, e per capirlo basta vederlo montare: mai un gesto fuori posto, sempre molto calmo e concentrato, molto presente a sé stesso in qualunque circostanza, oltre naturalmente alla dimostrazione di un’eleganza, di una classe e di una bravura il cui seme si era già intuito fin da quando lo si è visto praticamente bambino affrontare le sue prime garette.
Giacomo ha un dono, che a ben vedere è quello tipico dei campioni ben più grandi e affermati di lui: fa sembrare semplici anche le cose più difficili. Non è solo una questione di tecnica, è anche una questione di mentalità, che non può che essergli stata trasmessa dai suoi genitori, Marcella e Mirco. «Siamo bravi finché va tutto bene… », dice Mirco Casadei, 57 anni, dall’alto della sua esperienza. Come dire: dovremo esserlo anche quando le cose andranno meno bene… perché prima o poi accadrà.
Semplicità, quindi. Anche nel rivolgersi ai propri cavalli. Chi non lo fa usando nomignoli, soprannomi o diminutivi? Lo facciamo tutti… E quindi lo fa anche Giacomo, in modo semplice ed essenziale e affettuoso: Marbella du Chabli (morella) è la Nera, Corradiena van het Klein Asdonk Z (grigia) è la Grigia. Giacomo è profondamente connesso con entrambe: le conosce, le capisce, sa come fare e cosa fare per ottenere da loro il meglio: e del resto i risultati agonistici di questo ultimo anno e mezzo lo dimostrano.
Dopo una carriera giovanile in cui Giacomo ha vinto titoli e medaglie sia nazionali sia internazionali da junior e young rider in grande quantità. Dopo la medaglia d’oro individuale alle Olimpiadi giovanili a Buenos Aires (nel 2018). Dopo aver stabilito un record sensazionale nell’essere il più giovane concorrente in assoluto in campo nell’intera storia dello Csio di Roma a soli 15 anni (nel 2018). Dopo aver fatto il suo esordio in Coppa delle Nazioni nel 2022 a 19 anni… Dopo tutto questo, nel 2025 Giacomo Casadei ha partecipato al suo primo campionato internazionale seniores (il Campionato d’Europa di La Coruna, su Marbella du Chabli… la Nera) e ha vinto il suo primo Gran Premio di Csi a tre stelle (alla Scuderia Borgo La Caccia, su Corradiena van het Klein Asdonk Z… la Grigia), facendo parte quattro volte della squadra nazionale impegnata in Coppa delle Nazioni (anche Roma, per la seconda volta) di Csio a cinque stelle. Insomma, tutto secondo una progressione prevedibile e inevitabile, considerando le qualità del giovane cavaliere azzurro: ma in ogni caso un bel salto ‘in alto’ nel livello delle partecipazioni agonistiche, dei confronti sportivi, degli impegni di responsabilità.
«È andato tutto molto veloce», racconta Giacomo Casadei. «Grazie ai proprietari dei miei cavalli ho avuto la possibilità di partecipare al Longines Global Champions Tour, cosa che mi ha fatto crescere enormemente in pochissimo tempo. La Nera e la Grigia sono partite nel 2024 a fare il Toscana Tour ad Arezzo. Io non avevo mai saltato né un tre stelle con Corradiena e nemmeno una ranking di un due stelle con Marbella quando ho preso l’aereo e sono andato al Global di Miami e di Città del Messico, due settimane di fila… sono partito così, sorpreso… Non erano in programma quei due concorsi, ma ci hanno chiamato dicendoci che una persona aveva avuto un problema e che quindi dovevo andare io… un po’ all’ultimo… ma lì c’è stato il click… Marbella in Messico si è impegnata moltissimo, poi l’ho portata a Montefalco nel quattro stelle dove si è classificata al 3° posto in Gran Premio, poi sono stato convocato per lo Csio di Roma e da lì è cresciuto tutto l’insieme di cose».
Nell’insieme di cose c’è anche il Campionato d’Europa a La Coruna: «Un’esperienza magnifica. Devo essere sincero: a cose fatte riconosco che forse potevo evitare qualche errore, però è stato il mio primo campionato da senior, la mia prima esperienza… Sono stato felicissimo per la possibilità che mi è stata data».
Si diceva prima della sua maturità: cosa molto ben dimostrata dalla lucida sincerità con cui Giacomo Casadei analizza una situazione in particolare, cioè l’errore commesso sulla triplice nel secondo percorso della finale a squadre del Campionato d’Europa dove ha dato l’impressione di essere un po’… passivo: «Sì, è vero, ho sottovalutato quell’ostacolo. Però c’è una ragione», spiega Giacomo. «Quello era un campo molto complesso per Marbella: lei salta bene nei campi grandi dove riesco ad avere un ritmo tale da poter essere poi sempre nel giusto equilibrio sugli ostacoli. A La Coruna invece sono rimasto sempre un po’ sotto ritmo, giravo e c’era subito un ostacolo… giravo e c’era subito un altro ostacolo… insomma, non sono riuscito a mantenere quel ritmo per lei ideale. Dopo quella triplice c’era la linea verso la doppia gabbia, con un’opzione tra sei tempi lunghi o sette corti. Pensando allo stile di salto della mia cavalla mi sono detto: se ne faccio sei salto bene la triplice e l’oxer di ingresso, ma poi sulla tavola e sul verticale di uscita la sbilancio… la mia paura di base era quella. Allora ho deciso di fare sette tempi per arrivare alla doppia gabbia, pensando di prepararmeli bene senza esagerare sulla triplice… commettendo però l’errore di sottovalutare la stessa triplice. Insomma, ho un po’ smontato l’armonia generale pensando forse troppo a quella distanza di avvicinamento alla doppia gabbia».
Oggi, a distanza di tempo, può sembrare semplicemente il racconto di un dettaglio dentro un quadro molto più ampio e complesso: in realtà è la dimostrazione di quanto e di come Giacomo Casadei sia obiettivo e coerente con sé stesso soprattutto verso sé stesso… Un valore, cioè: prezioso.
Quindi un anno e mezzo pieno zeppo di momenti importanti e di esperienze determinanti: «Sono contento, certo. Bisogna sempre cercare di fare meglio, ma il nostro sport è difficile: mai accontentarsi ma nello stesso tempo è fondamentale rimanere con i piedi ben piantati per terra e fare un passo alla volta».
Vero: e lui di passi ne ha fatti molti, tutti nella direzione giusta.