Anna Cavallaro e sua… altezza Monaco

Intervista con la fuoriclasse azzurra all’indomani del trionfo in Coppa del Mondo a Madrid: ecco la storia del suo nuovo compagno

Madrid, 26 novembre 2016 – Anna Cavallaro è stupenda. Vederla in gara è emozionante. Seguire il suo cammino agonistico è esaltante. La vittoria in Coppa del Mondo a Madrid è solo l’ennesima perla di una collana così preziosa che tutto il mondo ce la invidia. Una vittoria importante, molto importante, molto più di quanto lo sia una… qualunque vittoria in Coppa del Mondo (il che è tutto dire… ). Il motivo sta in un nome: Monaco. Certo, il cavallo con il quale in Spagna ieri Anna ha vinto alla longia di Nelson Vidoni. L’amazzone veronese è una campionessa: questo è indiscutibile. Ma come tutti i campioni dello sport equestre, anche lei ha bisogno del partner ideale per poter valorizzare al meglio le proprie formidabili qualità. Fino a poco tempo fa Harley è stato il cavallo con il quale Anna & Nelson hanno mietuto successi magnifici. Ma nello sport niente è eterno: così è arrivato anche il momento di pensare al dopo-Harley. E la domanda che ci facevamo con un po’ di timore era ovvia: e se Anna non riesce a trovare un cavallo all’altezza, un compagno che le consenta di esprimersi da par suo? Beh, la classifica di ieri parla chiaro…

«Un giorno riceviamo una telefonata dalla Germania. Una persona con la quale eravamo in contatto ci dice di avere un cavallo che forse avrebbe fatto al caso nostro. Così Nelson e io siamo partiti per andare a vedere questo cavallo».

Avevate già qualche confortante indicazione, qualcosa di più preciso?

«Assolutamente no, Anzi, dirò di più: se avessimo saputo prima di partire che si trattava di un cavallo alto 1.83 al garrese non ci saremmo nemmeno messi in viaggio… ».

Un metro… e ottantatre centimetri?

«Esatto. Altissimo. Ma poi una volta lì ci siamo detti: beh, almeno proviamo… ».

E come è andata la prova?

«Allora: il primo momento è stato un disastro. Nelson mette il cavallo in circolo al trotto e io mi avvicino per salire: ma lui rompe al galoppo e comincia a correre. Allora Nelson lo rimette al trotto, io aspetto un po’, poi mi riavvicino e lui rompe nuovamente al galoppo e via… Terzo tentativo, stesso risultato. Allora dico a Nelson, ormai quasi senza speranza: senti, proviamo al galoppo, mettilo al galoppo. E sono salita!».

Dunque una volta in… sella non sarà stato facile…

«Tutt’altro! Non appena mi sono messa sopra Monaco abbiamo istantaneamente capito che lui era davvero il cavallo che stavamo cercando. Esattamente lui».

Cosa gliel’ha fatto capire?

«Mi sembrava di essere su Harley: semplicemente per questo. Oltretutto, altezza a parte, si assomigliano anche fisicamente: mantello sauro, mascherone bianco, quattro gambe bianche… Ma è soprattutto il modo di porsi, l’atteggiamento, il galoppo, l’andatura… Harley due!».

Monaco aveva quindi già esperienza in volteggio?

«No, lui viene dal dressage. Ha dieci anni, è bavarese, ha molta testa, è molto bravo, cosa di cui ci siamo subito resi conto dopo quel primo momento iniziale un po’ difficile».

Quando è arrivato nella sua scuderia?

«Marzo di quest’anno. Quindi da molto poco. Per questo considero la medaglia di bronzo nel Campionato del Mondo di Le Mans di quest’estate quasi come una vittoria, un miracolo: in soli cinque mesi Nelson, Monaco e io abbiamo fatto tutto… ».

E poi il problema dell’altezza? Non sarà comunque facile stare lassù in alto…

«Sì, infatti. Eravamo un po’ preoccupati per le salite e per delle figure obbligatorie. Per esempio, nella salita dell’obbligatorio bisogna fare un determinato esercizio e arrivare in verticale, da terra… Quell’esercizio con i cinque centimetri in più rispetto a Harley non è affatto semplice. Ma con l’allenamento e l’impegno alla fine ce l’abbiamo fatta!».

 

LA TAPPA DI COPPA DEL MONDO A MADRID IERI

http://results.hippodata.de/2016/1268/docs/erg_female_round2.pdf