A proposito di viaggi in sella: i Cavalieri di Santiago

Tre cavalieri diversi, tre diversi punti di vista sul Cammino di Santiago: ma l’amore per i loro cavalli è uguale per tutti

Franco Pelizza, Giuseppe Ceron e Gaspare Spagnol
Bologna, 21 ottobre 2021 – Molto spesso ci accorgiamo che c’è  qualcosa che accomuna le persone che fanno cose speciali: e cioè il fatto che sono persone, almeno apparentemente, del tutto normali.

Al di là che questo è molto confortante (perché allora anche noi normalissimi forse un giorno, chissà, potremo fare qualcosa di speciale!) ci piace identificare dentro questi cavalieri normali le qualità particolari che hanno fatto la differenza.

Speciale come il percorso di 790 km che hanno fatto i veneti Franco Pelizza con l’Anglo-Araba MargotGaspare Spagnol con il Quarter Horse Giulio e Giuseppe Ceron con la Siciliana Stella sul Cammino di Santiago.

Ventidue giorni di sella per 154 ore di cammino effettivo, partenza da Saint-Jean-Pied-de-Port in Francia, sui Pirenei e arrivo a Santiago di Compostela in Spagna.

Una impresa del tutto speciale perché, pur senza giorni di sosta, i tre cavalli sono arrivati a Santiago in forma splendida, addirittura meglio di quando erano partiti.

I preparativi del lungo viaggio erano stati studiati con attenzione proprio per raggiungere questo risultato: due amici con un furgone, un fuoristrada e due van di appoggio pensavano alla logistica delle soste, facendo loro trovare pronti la sera paddock o ricoveri per i cavalli.

E soprattutto portando tutte le razioni dell’alimento,  composto da fieno a fibra lunga di qualità e arricchito di cereali e sali minerali,  che sarebbero servite ai cavalli durante il viaggio.

Lo stesso a cui erano già abituati da tempo a casa, in modo da non aggiungere allo stress dell’impegno fisico quotidiano quello di una flora batterica intestinale mai perfettamente efficiente.

Ma cosa è che ti fa venire voglia di progettare, intraprendere e portare a termine una impresa del genere?

Gli unici che possono spiegarcelo sono loro, ovviamente, i Cavalieri di Santiago: ecco i loro racconti.

Franco Pelizza: l’organizzazione viene viaggiando

La cosa veramente indispensabile è la forza di volontà: se uno vuole, ce la fa. Il Cammino è fenomenale, magico, se uno un po’ ci crede in quello che sta facendo lo porta a termine.

Perché è lunghissimo anche arrivare a partire: noi dovevamo partire nel maggio 2020, causa Covid abbiamo spostato a settembre che si è rivelato peggio ancora e quindi a maggio 2021, che era come andar di notte. Il 3 settembre 2021 abbiamo detto ‘si parte’: niente scuse, tutti con green pass, poi se ci fermavano saremmo tornati indietro ma era ora di andare. E’ stato allucinante arrivare alla partenza ufficiale del Cammino, a Saint-Jean-Pied-de-Port: abbiamo forato due volte le gomme del trailer e da Abano sono 1.400 km,  tutti sotto la pioggia. Ma poi arrivati laggiù, sui Pirenei al confine tra Spagna e Francia, ci si è aperto il cuore: abbiamo trovato un tempo magnifico, eravamo gli unici a cavallo e tutti ci hanno fatto festa. Pensavamo di fermarci ogni domenica a riposare, ma poi il tempo sempre bellissimo e i cavalli sempre in ottima forma ci hanno fatti andare avanti per tutti e 23 i giorni senza interruzioni. Abbiamo programmato tutto nei minimi dettagli: avevamo con noi i 4 ferri di ricambio personalizzati per ogni cavallo e il necessario per le piccole operazioni di mascalcia, tutto il materiale per organizzare il paddock serale per i cavalli, l’alimento e gli integratori preparati per noi da Guidolin e l’itinerario dettagliato, tappa per tappa. Siamo partiti carichi come molle, poi dopo i primi giorni ti rilassi. I pellegrini sono sempre di più man mano che ti avvicini a Santiago, non è un cammino ‘allegro’, ti dà da pensare: vedi tanti giovani ma anche gente con difficoltà fisiche dovute all’età, alla fatica, al dolore fisico, anche gente in carrozzina.

Fanno magari sacrifici pazzeschi ma arrivano alla loro tappa, e allora ti dici “Io sono anche a cavallo, perché non ce la devo fare?”.

E’ una sfida con te stesso, più ti avvicini più vedi gente carica di spirito, di volontà di arrivare: e quando arrivi ti si apre il cielo, davanti a questa cattedrale.

Il momento più bello di tutti per me è stato quando siamo arrivati: ci hanno fatto entrare presto la mattina, quando là è ancora buio e abbiamo visto l’alba che arrivava da dietro la basilica, la piazza vuota, una meraviglia. Ci siamo messi a piangere dalla commozione, anche noi eravamo stanchi e tutti storti dalla fatica ma arrivare lì, essere appagati di tutto è inspiegabile, difficile da spiegare. Devi solo provare. Abbiamo passato 23 giorni di sella insieme noi tre, durante il viaggio te ne racconti di tutti i colori: donne, cavalli, lavoro, famiglia, politica, e dopo un po’non hai più niente neanche da raccontarti. Poi arrivi là e ti senti fratello con gli altri. E’ una cosa che ti cresce dentro, veramente.

La mia cavalla è Margot,  femmina Anglo-Araba di 9 anni: Margot è un po’ pigra, di quelle che dice sempre ‘sì vai pure avanti tu’ ma tanto generosa.

Gaspare Spagnol: l’incontro con la gente

Sì, è andata liscia davvero: mai nessun intoppo, il tempo ci ha aiutati ma anche la gente: sempre molto cordiale, sei ben accetto, tutti ti aiutano. Noi abbiamo viaggiato comodi, i nostri amici Ranieri Boaretto e Adriano Tomaselli ci precedevano ogni sera sistemando le cose per la notte, cercando per noi e per i cavalli il posto giusto.

Ma così i nostri cavalli sono arrivati addirittura più belli di quando sono partiti.

La cosa che mi ha colpito di più è stato il rapporto con la gente: ci hanno sempre tenuti in palmo di mano, ci siamo sentiti ben visti da tutti e accolti a braccia aperte. Certo, sarà anche il loro lavoro ma per me è una cornice da favola.

Tanto che potrei dire che si può partire anche senza prenotare, la cosa bella è proprio trovare sempre gente così solare e aperta: non lo sapevo che fosse così, è stata la mia sorpresa di ogni giorno. Lungo il viaggio non abbiamo mai avuto problemi di sconforto, certo alcuni giorni calava un po’ l’umore ma poi con uno scherzo, una battuta si tornava a sorridere.

Ogni tanto si stava anche un po’ zitti, ma mai in modo spiacevole. Ma alla fine tanti giorni di allegria: anche la gente ti aiutava in questo, per molti camminatori il cavallo era una novità.

A Saint-Jean-Pied-de-Port la signora dell’ufficio pellegrini che ci timbrava il foglio ha voluto fare una foto con me perché era il primo che vedeva varcare quella soglia, e anche un sacerdote a Santiago ha controllato sui suoi registri: a cavallo ne sono passati tanti, ma secondo lui nessuno ha fatto il cammino completo, registrando regolarmente ogni tappa.

Il mio cavallo è Giulio, un castrone  Quarter Horse di 14 anni e dal nome vero più complicato, ma per me è  Giulio: molto bravo, non ha mai paura di niente, è sempre lui che apre la strada nei passaggi delicati.

Giuseppe Ceron: l’entusiasmo di averlo fatto

La più bella cosa che ho fatto in vita mia è Santiago: il mio primo lungo viaggio a cavallo tra l’altro, prima ero andato in Dolomiti con Franco Pelizza ma io vengo da pole e barrel, sicché per me i trekking erano una novità.

Passeggiatine piccole sì, ma niente di che: è Franco che mi ha convinto, ed è stata una esperienza meravigliosa.

Quello che mi ha colpito è stata la bravura dei cavalli: perché se noi li amiamo i nostri cavalli loro ci danno tanto, se non li ami non ti danno. Noi sei eravamo così, insieme, sincronizzati: per questo è stato così bello.

Con la mia cavalla di prima facevo le gare di pole e barrel, ho vinto tanto con lei: ma l’ho sempre considerata con il riguardo che uso coi miei figli, ed è stata con me 30 anni.

Adesso questo amore ce l’ho per la mia Stella: una cavalla Siciliana di 5 anni, l’ho preparata muovendola regolarmente tutti i giorni per mesi: siamo partiti che era 450 chili, all’arrivo ne era 480.

Li abbiamo trattati come si trattano le persone, ma abbiamo avuto anche fortuna: non abbiamo mai perso un ferro, mai provocato una fiaccatura. Su tutto il Cammino non ho mai visto sudore sui cavalli, erano veramente preparati.

Non avevo mai fatto trekking del genere, e nemmeno la mia Stella: che è un po’ bizzarretta, ha paura di tante cose. Però non sgroppa, non ti prende la mano, è molto docile perché la monto tanto, se la lascio un po’ prende paura anche dei colori i primi giorni.

Ma proprio per questo è stata molto brava: lei ha molta tenacia, un bellissimo passo lungo e in questo viaggio ci siamo veramente emessi insieme. Sento che abbiamo un buon feeling, e questo è tutto quello che importa.

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