A dire il vero prima di essere una scuderia era una chiesa: poi accolse i cavalli della famiglia Sergardi Biringucci, quindi diventò una scuola di scherma e infine, ai nostri giorni, uno spazio espositivo.
Dove Elena Conti ha curato la 7° edizione di “Cavalli d’Autore”, la collettiva d’arte dedicata a uno dei simboli più potenti (e amati) dell’immaginario umano.
Siamo stati lì ieri, un giovedì mattina come tanti altri e l’incessante afflusso di interessati visitatori ha confermato la bontà della scelta.
Questi spazi, con le loro aggraziate volte del XVIII secolo, hanno davvero offerto una scena perfetta per opere che vedono il cavallo come protagonista principale.
E pur cambiando di sede, Cavalli d’Autore ha mantenuto una delle caratteristiche che ce lo ha fatto amare dalla prima volta.
Riunisce artisti molto diversi per tecnica, stile, formazione ma grazie all’unità dettata dal tema riesce a dar vita a un gruppo di individualità che si stimolano, si cercano, si aiutano e si esaltano nel confronto dell’uno con l’altro.
Un po’ come in un branco di cavalli, viene da pensare: e ci piace molto questo parallelo, perché non ci viene in mente un paragone migliore per ricordare l’importanza dei legami interpersonali, e la ricchezza che nasce dallo stare insieme.
Specialmente in questi tempi dove sembra così difficile, a volte, ricordarsi di essere umani.
Uno straniamento raccontato molto bene dalla apparente leggerezza del senese Massimo Stecchi, che con il suo ‘Klein’ vuole proprio evidenziare l’indifferenza che a volte circonda anche le cose più evidenti. E il suo ‘piccolo’ cavallo che passa indisturbato tra la folla occupata a guardare sul proprio cellulare la rende molto bene…

Ci aggiriamo così come ci porta la curiosità tra le varie opere, con tutta la pace che serve a goderle: impossibile non venire calamitati dal dittico di Sandra Petreni, un potente cavallo grigio che sembra accarezzato dalle rosee dita dell’Aurora.
Petreni lo ha chiamato “Andata pensando al ritorno”, un omaggio non solo alla potenza dei suoi (e nostri) amici cavalli ma anche a Michelangelo Pistoletto, al suo amore per l’arte classica e le sue superfici di acciaio a specchio.
Una dedica colta, ma la bellezza e la forza di questo lavoro di Sandra non hanno bisogno di nessuna spiegazione, si sentono e basta.

Come abbiamo sentito immediatamente l’appartenenza al mondo rappresentato da Ilaria Di Meo con la sua creatività: vogliamo essere noi quella figurina dentro il cavallo che si nutre di libri, di cultura e di esperienze, con la lucina del Sapere che scalda quel piccolo mondo.

Perché è vero che il mondo del cavallo ci contiene e ci stimola, ci protegge e ci fa crescere e intreccia il nostro cammino con quello di chi ama le stesse cose, o magari no ma incontriamo lungo la strada.
Legati dai lunghi crini si uniscono modi diversi di esprimere pensieri e fantasie, come succede alle pagine scelte da Ilaria su cui nascono i racconti sottili di Blejzca, un’artista che con la penna 3D ricama silhouette delicate e nuove.

Abbiamo amato moltissimo i suoi piccoli quadri bianchi con l’illusione dei cavalli e delle loro ombre, così veri anche senza esserlo.
E intrecci nascosti legano anche le due sculture ospitate dalle piccole nicchie in quello che era il raccolto presbiterio della chiesa che fu questo luogo.
In quella di sinistra c’è una delle opere di Susan Leyland, da tempo un’amica di Cavallo Magazine. Lieve e pulita per linee ma concreta, reale come sempre sono i cavalli di Leyland, colti in atteggiamenti e gesti che parlano a chi i cavalli li conosce dal vero.

Susan Leyland è da sempre una dei miti e modelli di Erika Lavosi, l’autrice della testa di cavallo che si trova nella nicchia opposta che su di lei aveva impostato anche la sua tesi di laurea.
Immaginate quindi l’emozione della giovane artista che sta cercando la sua strada nel vedere il suo lavoro lì, a fianco di quello di chi ha già trovato un suo modo di esprimersi personalissimo – e amato che riscuote successi in tutto il mondo.
Unite tutte e due anche dall’amore per i cavalli e l’equitazione, una abitudine di vita per entrambe: altri degli intrecci che legano le opere e le presenze di questa mostra collettiva.
Un altro lavoro che ci ha colpito è stato “Eight seconds” di Stephen McGarva: così diverso dagli altri suoi lavori che conosciamo da lasciare un po’ stupiti.
Un lavoro di intaglio ‘old style’ anche nei colori, che contrasta così nettamente coi suoi minuti lavori di puntinismo in bianco e nero.
Ma che è così perfettamente adatto a raccontare Willy Egan, l’uomo che l’ha ispirato e a cui ha dedicato questo lavoro: un vecchio amico di famiglia con un passato da cow-boy da rodeo, che quando Stephen era ragazzino gli ha insegnato a montare, e il rispetto verso i cavalli e la loro natura.

Che avrà consumato centinaia di jeans in sella: e i colori e lo stile del tratto di ‘Eight seconds’ ricordano proprio l’etichetta color pelle di daino più amata del West, e la grafica quella delle réclame made in Texas dell’epoca.
Un disegno che sembra fatto per essere accarezzato dagli occhi di un ragazzo di nome Willi, che negli anni ’50 rischiava la pelle per riuscire a stare quei fatidici 8 trionfali secondi su un cavallo che sgroppava come un dannato.
Tanti altri i dipinti e le sculture da ammirare a Palazzo Sergardi Biringucci grazie a Cavalli d’Autore, che rimarrà aperta sino al 6 ottobre.
Ma vi parlavamo di Arti all’inizio per un buon motivo: perché oltre a dipinti e sculture Elena Conti ha chiamato a raccolta giovani musicisti del Liceo Musicale Enea Silvio Piccolomini, che regaleranno un sottofondo musicale ai visitatori mentre altri studenti degli istituti Caselli e Monna Agnese li accoglieranno.
E Palazzo Sergardi ha davvero una lunga storia come luogo di arte: all’ingresso campeggio un magnifico carretto siciliano, opera d’arte artigianale di per sé – e ancora legata ai cavalli, per uso e decori.
Ma quel carretto era utilizzato qui per portare in giro gli allievi della scuola di teatro di Margarita Sergardi Marmoross (1919-2011), madre degli attuali proprietari: qui era la scuola del Piccolo Teatro, una delizia da 75 ai piani superiori di Palazzo Sergardi.
Dove si insegnavano recitazione, scenografia e danza: custodisce ancora oggi più di costumi, opera dell’artigianato sartoriale senese.
Un palazzo pieno di Arti, e dove i cavalli sono legati alle espressioni migliori di cui è capace l’uomo: e ci sembra quasi di sentire il rumore degli zoccoli delle loro ombre, lì accanto alle campanelle affisse nel chiostro dove venivano assicurati in attesa.

Curata da Elena Conti, pittrice e giornalista, la mostra riunisce artisti italiani e internazionali provenienti da Canada, Stati Uniti, Inghilterra, Cuba e Albania. Tra i nomi: José Enrique Alvarez, Tommaso Andreini, Blezjca, Enrica Capone, Elena Conti, Ilaria Di Meo, Renato Ferretti, Erika Lavosi, Alice Leonini, Susan Leyland, Fabio Mazzieri, Carol Marano, Vittoria Marziari, Stephen McGarva, Sandra Petrini, Rita Petti, Tano Pisano, Giovanna Romano, Mauro Russo, Carlo Sassi, Massimo Stecchi e Armand Xhomo.