Trigger, Buttermilk e i cow-boys con un cuore vero

Due cavalli che segnarono un’epoca: quella dei film dedicati al country tutto frange e lustrini, dove  protagonisti erano il mitico Roy Rogers, la moglie Dale Evans e i loro inseparabili compagni. Ma dietro quei sorrisi c’era tanto di più…

Bologna, 31 luglio 2019 – Dietro le frange c’è di più: è quello che viene da pensare leggendo la storia di Roy Rogers (1911-1998) e Dale Evans (1912-2001) che attorno alla metà del secolo scorso rappresentarono per molti americani (e non solo) il mito dell’epopea del grande Ovest.

Lui era soprannominato il Re dei Cow-Boy, lei la Regina del West: in film, canzoni e trasmissioni radiofoniche e televisive che li vedevano protagonisti si sprecavano frange fluttuanti, scintillii di borchie e gorgheggi canterini secondo uno stile che ai nostri occhi potrebbe forse apparire un po’ troppo sopra le righe, che ha comunque lasciato la sua impronta anche negli outfit dei cavalieri moderni – basti pensare alle mises usate nel Barrel Racing e negli show di monta western.

Ma Roy Rogers era qualcosa di più di un luccicante attore di Hollywood: un ottimo cavaliere sin da bambino, tanto per cominciare, che con il suo Trigger (uno stallone sauro dorato figlio di un Purosangue Inglese e di una fattrice dal mantello Palomino) e successori dava costantemente prova di una notevole abilità e scioltezza in sella.

Certi momenti dei suoi spettacoli non sfigurerebbero assolutamente, nemmeno oggi, nei migliori show equestri.

Sua moglie Dale Evans invece imparò a montare solo in età adulta e per esigenze di scena, ma divenne una amazzone più che discreta: il suo compagno preferito era Buttermilk, un paciosissimo ed affidabile Quarter Horse buckskin.

Roy Rogers e Dale Evans si sposarono nel 1947 dopo diversi divorzi a testa, ma la loro fu una unione felice che durò sino al 1998, anno della morte di lui.

Insieme adottarono quattro bambini ed ebbero una figlia affetta da Sindrome di Down, Robin Elizabeth, che morì a poco più di due anni: il loro atteggiamento aperto e la loro continua testimonianza su questa esperienza di amore infinito contribuirono in modo determinante a far cambiare la percezione delle persone nei confronti della Sindrome di Down.

Roy Rogers adava spesso a visitare i bambini malati negli ospedali facendosi accompagnare da Trigger: un pioniere della pet therapy, oltre che del West.