Alessia: capire i cavalli è arte

Per Alessia, young writer di 14 anni nel contest di Cavallo Magazine, capire i cavalli è più importante ed emozionante che fare le gare. Leggiamo insieme il suo racconto che ha il profuno di una mattina in scuderia

Bologna, 21 febbraio 2023 – Il contest di Cavallo Magazine Young Writer, accanto a quelli dei vincitori, ha portato sui tavoli dei giurati molti lavori meritevoli di essere pubblicati… Come per esempio quello di Alessia Greci, 14 anni e tanto amore per i cavalli

Che differenza c’è tra gli altri sport e l’equitazione ?

È uno sport nella quale c’è un rapporto, una sintonia, in questo caso viene chiamato binomio.

In questo sport non si comunica con le parole, ma con i gesti e a volte anche con sguardi.

Ma se si vuole essere un cavaliere bravo, non bisogna guardare con gli occhi, ma con il cuore, perché solo così si sarà capaci di interagire e di capire il cavallo, o cercare di far capire a lui quello che facciamo noi.

Credo che tutti noi abbiamo storie diverse, perché tutti noi siamo diversi.

Io sono Alessia Greci, una ragazzina di 14 anni, e vi racconterò la mia di storia. Può essere banale per alcuni ma se si è vissuta, è un’ondata di emozione.

Fin da piccola ero innamorata della natura, soprattutto degli animali. Sono sempre stata quella persona che, al posto di prendere paura, raccoglieva da terra i lombrichi, le lumache, i bruchi e i ragni. Non avevo paura perché sapevo che questi piccoli esseri avevano più paura di me. Poi cominciai il mio percorso, nelle piccole festività della città venivano dei poderi in cui portavano i loro pony. Inizialmente avevo paura, ma ci salii comunque. Nonostante ciò continuavo ad avere timore, per il semplice fatto di non aver mai visto una creatura così grande.

Alle elementari cominciai a farmi tutte le fantasie possibili sul mondo equestre insieme alle mie amiche. Volevo andare a cavallo, ma richiedeva molti soldi e in famiglia era un periodo no, quindi decisi di restare nei mondi dei sogni.

In quinta elementare circa cominciai a cavalcare. Era molto difficile inizialmente, ma mi impegnai tantissimo. Iniziarono i primi saltini e le prime preferenze. Per tutta l’ estate del 2020 feci tre mesi in maneggio, tutti i giorni tranne il sabato e la domenica. Ormai ero innamorata del mondo equestre, però cominciò ad esserci la crisi del COVID 19 quindi ho dovuto smettere.

Appena la quarantena finì cominciai a ritornarci, ma la mia cavalla amata era malata perciò andò in pensione, non c’era più la magia nell’ aria di prima.

Mia madre per miracolo incontrò insieme a me una ragazza che ci raccontò del suo maneggio, il Podere Torre, da lì cambiai, mi promisi di stare fedele a quello vecchio, ma non mantenni la promessa.

Scoprii che mi trovavo molto meglio lì, infatti sono ormai due anni che sono al Podere Torre. La mia istruttrice è fantastica. Sono cambiata in meglio grazie a lei. Ovviamente ho incontrato un altro cavallo, si chiama Samir, ma nessuno lo chiama così, tutti lo chiamano Piccolo, perché è un cavallo piccola statura, io come abbreviativo lo chiamo Picky, sento un legame con lui, però la cosa brutta è che è un cavallo della scuola, ma sto diventando più brava, perciò sarà difficile montarlo, ma non mollo. Dopo ogni lezione mi intrufolo sempre nel suo box e sto lì per molto.

Una certezza che ho, è che i cavalli sono intelligenti, anche più di noi umani, e ne ho avuto la prova con diversi avvenimenti, ma uno solo mi ha colpito. In un’estate del centro estivo dissi a Piccolo di far cadere una mia amica, c’era pure lei con me, ovviamente stavamo scherzando e ci siamo messe a ridere. Il problema venne dopo, durante la sua lezione, Piccolo fece uno scatto brusco, scalciò e la mia amica si ritrovò a terra. Non so se è stata una coincidenza o meno. Non si può essere spaventato perché non c’era nulla, nemmeno una macchina o un uccellino. Quindi non so proprio come interpretare questa cosa. Posso intuire però che riescono a capirci. Per esempio quando sono triste e sto con lui, mi capisce.

Sinceramente la mia storia poteva andare meglio, ma anche peggio. Non voglio fare gare importanti, perché fare equitazione per me non vuol dire diventare bravi, fare le gare e vincere, ma avere un legame e fare quello che vuoi con chi vuoi. Io tutt’ora non faccio gare, mi sento più brava nel capire i cavalli che nel cavalcarli. Per questo ho intenzione di fare la veterinaria, ma mi sono detta di no, perché non sono per niente brava nelle materie scientifiche, perciò mi intrufolo nel mondo dell’arte, stando sempre con la natura.

Ma non c’è differenza, perché la natura è arte, la musica è arte. Io sono una ragazzina che suona, canta, disegna e va a cavallo, cosa posso chiedere di più?

di Alessia Greci