Caso Truppa: parla l’acquirente di Eremo del Castegno

Jorge Ferreira da Rocha scrive una durissima lettera aperta a Vincenzo Truppa, dopo aver acquistato il cavallo oggetto di una accesa disputa legale tra la Fise e Truppa stesso, oggi giunta a conclusione con una amichevole rinuncia delle parti a proseguire la vertenza

Bologna, 20 giugno 2017 L’attuale proprietario del cavallo Eremo del Castegno, il brasiliano Jorge Ferreira da Rocha, ha inviato una lettera aperta a Vincenzo Truppa che qui riportiamo nella sua interezza, allegandovi una cospicua serie di documenti relativi alla cessione del cavallo. Vincenzo Truppa, informato della lettera e della sua conseguente pubblicazione, si è riservato di valutarne il contenuto e quindi di replicare se del caso. Non ve ne sarà di certo bisogno, tuttavia ricordiamo che Eremo del Castegno è stato a lungo il cavallo numero uno dell’amazzone azzurra Valentina Truppa e che alla fine del 2015 è stato ceduto appunto a Jorge Ferreira da Rocha.

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Lettera aperta a Vincenzo Truppa

Consapevole della menzione del mio nome in un procedimento legale al cospetto del Tribunale Italiano, in una dichiarazione ufficiale della Federazione Italiana Sport Equestri e in alcuni articoli della stampa specializzata, ho preso la decisione di replicare apertamente e pubblicamente.

Solo recentemente alcuni aspetti scioccanti della vendita di Eremo del Castegno sono giunti a mia conoscenza. Credo che oggi come oggi, con la velocità con la quale le notizie viaggiano in internet, questi fatti non siano sconosciuti a una parte significativa della comunità equestre del dressage. In ogni caso la storia della vendita di Eremo del Castegno deve ancora essere raccontata nella sua completezza. La renderò ora pubblica, in virtù della genuina convinzione che il benessere degli animali è il riferimento più importante nel nostro sport e che potrà essere garantito e ottenuto solo attraverso un comportamento immacolato da parte di tutti i soggetti coinvolti. L’onestà deve prevalere su tutto. Chiunque non sia guidato da questi principi non dovrebbe far parte della famiglia del mondo dei cavalli.

Vincenzo Truppa, il precedente proprietario di Eremo del Castegno, il cavallo che io ho acquistato nel dicembre del 2015, è protagonista di una serie di atti ingannevoli che hanno colpito profondamente e negativamente la comunità summenzionata, tutto lo staff di Vila Quixote e il sottoscritto in particolare. In qualità di membro della Fei, ritengo che tutti gli altri membri della Fei debbano sentirsi colpiti in egual maniera.

Fatto numero uno: Eremo del Castegno era il soggetto di un contratto redatto per garantire la sua partecipazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, in Brasile, nel 2016. Secondo quanto stabilito da tale contratto, Eremo del Castegno doveva essere mantenuto a disposizione della Federazione Italiana Sport Equestri per essere montato da Valentina Truppa e rappresentare l’Italia in tale evento. A questo scopo un consistente contributo economico era garantito nell’arco di tempo degli anni 2012-2015. Ho saputo che Eremo era in vendita. Me ne sono interessato.

Fatto numero due: nel mese di dicembre 2015, Truppa ha inviato una lettera alla Fise, rivelando la sua intenzione di vendere Eremo del Castegno e fornendo le motivazioni di tale decisione: Eremo non era più ‘fit’ per scopi agonistici. Nello stesso tempo, comunque, Truppa indirizzava una email a me, dichiarando che “il cavallo non è mai stato zoppo” e che la sua parola in qualità di giudice Fei a cinque stelle lo garantiva, rispondendo alle mie insistenti richieste di ulteriori esami (detti MRI) circa lo stato di salute del cavallo. Mi sono sentito obbligato a fidarmi della parola di un uomo che lavora e opera dentro il cuore della Fei.

Fatto numero tre: mentre ero in attesa dei risultati del test doping – e continuando a dare piena fiducia alle dichiarazioni di Truppa – l’operazione è stata conclusa, sulla base di accettabili accertamenti circa gli esami clinici di Eremo. Nel gennaio del 2016 sono venuto a sapere che i prelievi di sangue per lo screening doping al momento dell’esame clinico non sono stati esaminati su richiesta di Truppa. Non solo, secondo lo stesso Truppa “c’è stato un accordo in tal senso con l’acquirente”. Questo non è possibile. Io non parlo inglese. Non ho mai parlato con il signor Truppa, né ho mai spedito a lui alcuna email. I campioni di sangue per il drug screening non sono mai stati spediti al laboratorio solo ed esclusivamente a causa dell’intervento di Truppa, e senza il nostro consenso e consapevolezza di ciò. Tutti gli altri esami del sangue sono stati effettuati di conseguenza.

Adesso è chiaro perché problemi di salute sono emersi dopo l’acquisto. Truppa non ha mentito alla Fise. C’erano limiti di salute per le prestazioni del cavallo, così come egli stesso ha dichiarato nella sua lettera alla federazione. In un primo momento gestibili, ma con il passare del tempo sempre più penalizzanti per il suo benessere così la mia decisione è stata chiara e diretta: Eremo non avrebbe mai gareggiato a tale prezzo.

Lei aveva ragione signor Truppa, dichiarando di fronte al Tribunale – al cospetto del quale è stato convocato per la violazione del contratto e per conflitto morale e finanziario con la sua federazione nazionale – che partecipare alle Olimpiadi era il sogno di quest’uomo di 70 anni. Ma questa è solo una piccola parte del mio sogno. Quello che io sogno è di vedere trattare con il dovuto rispetto sia le persone sia i cavalli coinvolti nel nostro sport. Sogno che tutte le persone del nostro sport possano condividere la stessa gioia che io provo ogni mattina quando entro in scuderia per salutare i miei cavalli. Dio ci ha reso amici, io ed Eremo, e abbastanza fortunati per poter vivere insieme questa esperienza. Lui mi dà sempre il benvenuto, per poi ricevere sempre con gran desiderio le mele del mattino. Mi sono assicurato che lui abbia un’intera squadra al lavoro per il suo recupero, un box sufficientemente comodo per rilassarsi e tutte le attenzioni, rispetto e apprezzamento che merita.

Quest’uomo di 70 anni non è del tutto sconosciuto nella comunità equestre. Dopo aver montato a cavallo per trent’anni, sponsorizzato molti concorsi internazionali e lo sport del dressage sia nel mio Paese sia all’estero, partecipare alle Olimpiadi non sarebbe stata una novità per me, dato che ho rappresentato il Brasile in dressage a Sydney nel 2000.

Da parte mia, non mi aspetto nulla da lei. Le sofferenze e i danni causati dal suo comportamento sono irreparabili.

Per finire, dopo aver appreso tutti i dettagli circa la vendita di Eremo del Castegno, non è comprensibile come al cospetto di tali divergenze di principio noi si faccia parte della stessa Federazione Equestre Internazionale. Va al di là della mia comprensione che la Fei, consapevole di questi fatti, abbia ancora il suo nome nell’elenco dei giudici internazionali ufficiali. O che lei abbia cavalli in lavoro sotto la sua supervisione.

Come ho detto al principio di questa mia lettera, onestà e correttezza devono prevalere. Chiunque non sia guidato da questo principio non dovrebbe far parte del mondo dell’equitazione. Questa è la ragione per cui ho deciso di scrivere questa lettera pubblica, sperando che l’interesse dei cavalli rimanga sempre la priorità, garantendo così una lunga vita a tutte le discipline equestri.

Allego a questa lettera tutti i documenti legali e privati che provano quanto da me reso pubblico.

San Paolo, 18 giugno 2017

Jorge Ferreira da Rocha