San Siro: trova il tuo prossimo cavallo tra i Purosangue che vengono dalle corse

Sabato 10 ottobre all’ippodromo milanese ci sarà l’asta dei soggetti che hanno terminato la loro carriera in pista

Milano, ottobre 2015 – Per iniziativa della SIRE sabato 10 ottobre, prima delle corse, avrà luogo, all’ Ippodromo di San Siro un asta per cavalli Purosangue Inglesi in allenamento destinati al  settore Equitazione.

Per informazioni e eventuali iscrizioni rivolgersi a siregaloppo@hotmail.it e ai numeri di telefono : 338 1711562 – 335 328353.

Il Purosangue Inglese è un successo ineguagliato dal punto di vista ippologico, funzionale, commerciale e culturale. Un cavallo che lavora per noi da più di tre secoli, e grazie al quale sono migliorati non solo altre razze ma anche tanti aspetti legati al coté più tecnico dell’equitazione, che non avrebbero potuto essere sviluppati al meglio senza la sua brillante partecipazione: l’unico caso, a pensarci bene, in cui un cavallo è ancora l’indispensabile socio di un business di portata mondiale.

Da parte nostra, per sottolineare quanto i PSI siano cavalli splendidi anche per ogni disciplina equestre di base riportiamo un articolo comparso su Cavallo Magazine nel 2010 e che racconta di un recuperatore seriale di Purosangue, il maggiore Claudio Agnesio: buona lettura.

Un Alpino Purosangue, di M.C.M.

Dalle stelle alle stalle, si dice quando qualcuno cade da un piedistallo di gloria e si ritrova tra i comuni mortali perdendo fortuna e possibilità. Capita a tanti uomini e  anche a tanti cavalli: basta un incidente e non servi più. Prendete un Purosangue, ad esempio: se  per qualunque motivo non può correre (diminuzione del personale galoppante per le scuderie in crisi, acciacchi di salute o semplice incapacità di fare i tempi),  sappiamo bene quale è la sua destinazione più probabile: il macello. Una situazione disperata in cui vengono a trovarsi tanti cavalli ogni anno: e quando la situazione è disperata chi è che arriva a darti una mano? Gli alpini, ovviamente: anzi in questo caso un maggiore degli alpini della riserva,  Claudio Agnesio, istruttore di equitazione  che di PSI (Purosangue Inglese, come lo chiamiamo in Italia) se ne intende: i cavalli della sua scuderia sono tutti soggetti usciti dalla porta di servizio di qualche ippodromo che invece di prendere la strada del macello sono arrivati al suo centro ippico; siamo andati a trovarlo a Moglia, provincia di Mantova, per farceli raccontare.

E’ cominciata la ripresa del pomeriggio, ci mettiamo in un angolo per non disturbare la lezione e  scambiamo qualche battuta con Claudio: «Visto quante bistecche? questi qui dovevano finire tutti in macelleria, erano scarti di pista» ci dice ridendo, e noi ce li mangiamo con gli occhi questi  scarti che sono in tutta evidenza signori Cavalli, di quelli con la C maiuscola. Fini, elastici, gambe esili e asciutte, la pelle sottile e il mantello di seta li dichiarano subito per quel che sono: Purosangue. «Erano tutti cavalli che non facevano i tempi o che si erano infortunati, venivano venduti a prezzo da carne. Ma le magagne gravi per chi corre in pista sono di solito ininfluenti per un normale cavallo da sella,  sottoposto a sollecitazioni infinitamente minori» ci spiega Claudio «e i PSI, selezionati per resistere all’impegno estremo delle corse, sono praticamente indistruttibili in maneggio». E non è soltanto un modo di dire visto che sulla pista stanno galoppando pieni di verve anche Roseg e Serena Grandi, rispettivamente 27 e 19 anni magnificamente portati.

E’  bello stare qui ad ammirarli e sentire, resa viva da loro, tutta la storia che si portano dentro: la finezza della loro pelle ereditata dagli antenati orientali corrisponde ad una spiccata sensibilità agli aiuti, guardandoli svolgere il loro lavoro sugli ostacoli salta agli occhi la leggerezza che il PSI trasmette necessariamente al suo cavaliere. Con loro c’è da dimenticarsi la fatica di spingere un pigrone in avanti a forza di gambe, anche perché difficilmente si corre il rischio di opacizzare la risposta di un PSI a qualsiasi aiuto troppo ripetuto. Con loro basta un sussurro e la risposta arriva pronta, non c’è mai bisogno di “urlare” e la voglia di qualche cavaliere grossolano di insistere troppo con speroni e mani verrebbe ridimensionata in fretta dalla reattività del loro sangue, caldo per antonomasia.

Cavalli difficili dunque? «No, soltanto cavalli che hanno bisogno di dimenticare lo stress della loro vita precedente. Quando arrivano sono come molle, troppo tirati sia fisicamente che psicologicamente e la prima cosa da fare è metterli almeno un paio di mesi al prato: così migliorano sia di testa che di gambe, nel caso siano stati scartati per qualche acciacco. Nel galoppo cominciano a montarli a due anni e fino a che non smettono sono sotto pressione. Dopo questa pausa di rigenerazione sono pronti per essere messi in lavoro e in poco tempo li metti in condizione di fare quello che vuoi, dal salto ostacoli al dressage alle passeggiate: sono i miei preferiti proprio per la loro flessibilità, la loro capacità di dare il massimo in qualunque disciplina. Negli ultimi dieci anni poi è molto migliorato il carattere dei cavalli reduci dalle piste perché, anche nel mondo dell’ippica, hanno capito che si lavora meglio con un cavallo sereno. Una volta li facevano arrabbiare, li volevano cattivi  così in corsa si scaricavano nella velocità: adesso hanno cambiato metodo e i cavalli sono molto più gentili, senza le difese che si potevano trovare in qualche soggetto che rimaneva un po’ delicato da gestire».

Gli allievi di Claudio hanno terminato il lavoro di oggi provando gli ostacoli del cross  nel pioppeto a fianco del maneggio; una volta smontati tutti in scuderia a togliere le selle, docciare le gambe ai cavalli e poi via, al prato. E’ sempre una sensazione un po’ speciale rendersi conto che ognuno di questi soggetti è il prodotto di tre secoli di selezione durissima fatta «dal palo d’arrivo delle corse» come diceva Federico Tesio, il Mago della Razza Dormello-Olgiata: chi non è abbastanza forte e veloce viene scartato e non entra in razza. Una selezione esclusivamente funzionale, protratta per secoli all’interno di un gruppo definito di soggetti senza nessuna immissione di sangue esterno porta a prodotti del tutto eccezionali. Anche l’ultimo degli scarti di pista discende da cavalli che hanno fatto la storia del galoppo: forse sarà meno veloce di altri, ma rimane un Purosangue Inglese, un cavallo nobile non solo per lignaggio ma anche per qualità, mezzi, cuore e che possiamo fare nostro per pochissimi euro in ogni ippodromo. Un principe di cavallo al prezzo di un ranocchio, e non serve nemmeno una bella ragazza che lo baci per trasformarlo: basta qualcuno che lo prenda con sé e lo salvi dal macello. 

Per saperne di più:

Federico Tesio, Purosangue animale da esperimento – Hoepli, 1984

Luigi Gianoli, Il Purosangue – Edizioni Equestri, 1991

Un Forum tutto dedicato ai Purosangue “riciclati” e ai loro fans: http://purosangueinglese.forumup.it

Breve storia del PSI:

E’ figlio dell’Inghilterra e della passione degli inglesi per le corse: la prima di cui si ha notizia vicino a Londra è del 1074, e già dal 1600 gli allevatori britannici cominciarono a migliorare la resistenza dei loro piccoli e scatenatissimi cavalli hobby incrociando le  migliori fattrici con stalloni turchi, berberi e arabi importati dall’Oriente. Fondamentale in questo senso il lavoro di Sir James Darcy, che Carlo II nomina Maestro degli Allevamenti nel 1660.  Proprietario di una grande scuderia da corsa e fine intenditore di cavalli oltre che suddito fedele, Darcy girerà l’Inghilterra per recuperare tutte le vecchie fattrici di proprietà reale (sequestrate dal parlamento dopo la decapitazione di Carlo I nel 1649) o i loro prodotti e ne organizzerà le monte. Ma è nel 1700, con l’importazione di Darley Arabian, Bayerley Turk e Godolphin Barb che il futuro, britannicissimo Thoroughbred (traduzione letterale dall’inglese: “minuziosamente allevato”) vede davvero la luce: da loro nacquero rispettivamente Eclipse, Herod e Matchem, i capostipiti della razza da cui derivano ancora oggi tutti i soggetti iscritti allo Stud-Book dei purosangue da galoppo, istituito nel 1780. Da allora soltanto i discendenti dei cavalli iscritti in quello Stud-Book  hanno potuto galoppare verso il vero, implacabile selezionatore di questi splendidi atleti: il palo di arrivo che li aspetta alla fine di ogni corsa, e che è il giudice più severo di tutti.

Ex-galoppatori, istruzioni per l’uso:

Devono dimenticare lo stress delle corse quindi prato, prato e ancora prato e  meglio se in compagnia di altri cavalli o magari di un asino, che ha un effetto tranquillizzante sui cugini equini più emozionabili. Solo dopo qualche mese si penserà al lavoro con cui cambiare la sua struttura muscolare che, nel cavallo da galoppo, è esattamente il contrario di quella desiderata in un cavallo ad sella. Gli ex-galoppatori hanno un posteriore molto sviluppato e poca schiena, sono costruiti per andare in avanti e appena usciti dalle piste non hanno flessione, galoppano allegramente a sinistra con la testa a destra; è utile anche lavorarli con la redine abbassatesta Gogue-Margot, visto che si tratta di cavalli di 6-7 anni con tanto lavoro sulle spalle, e non di puledri ancora  da fare. Un po’ di normale lavoro in piano e sui cavalletti che li riequilibri, esercizi ben variati per evitare di annoiarli e poi starà a noi decidere come impiegare tutti i loro splendidi mezzi. Il PSI è l’atleta per eccellenza, con un grande cuore che si esprime in modo particolare sugli ostacoli: lasciamo fare a lui e non ci saranno problemi,  ci regalerà tutto il coraggio che ha imparato in pista. 

Roseg

Grigio nato in Italia nel 1982, aria sofisticata che mica per niente è figlio dell’irlandese Brook (da Nearco) e Roncaglia (da Ribot).  27 anni portati con classe, oggi si lascia montare anche da Silvia, una delle ragazze che fanno riabilitazione equestre ma una volta non era il caso di prendersi troppe confidenze con lui: intero fino  a otto anni perché destinato a fare il riproduttore vista l’ottima genealogia e i risultati in corsa, venne castrato perché ingestibile e quindi venduto. Ce lo racconta proprio Claudio, suo cavaliere e proprietario da quattro lustri: «Gli hanno tirato il collo in pista sino a otto anni: ha vinto anche due Gran Premi in siepi a Merano, e il primo anno che l’ho avuto guadagnava più lui in corsa di me col mio stipendio da tenente. Ma aveva ormai i tendini andati e l’ho dovuto far riposare. Poi ho smesso con le corse in siepi e abbiamo fatto concorsi, completo, categorie D di dressage, tante cacce: mi ha anche un po’ portato in giro ma era bello, splendido e volava sugli ostacoli. Scuderizzato in caserma era il terrore dei palafrenieri, ogni 15 giorni  timbrava qualcuno e una volta a Merano ne ha messo uno all’angolo: se non glielo tiravano via lo avrebbe ucciso, non sopportava di essere toccato in modo meno che garbato». Cose che succedevano tanto tempo fa, come dicevamo: ma intanto  Roseg il Terribile è ancora qui con il suo maggiore e si lascia coccolare da Silvia che, evidentemente, ha tutto il garbo che serve con un raffinatissimo PSI.

6 ottobre 2015