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Home | Cultura equestre | A cavallo tra Unesco, cultura e turismo equestre

A cavallo tra Unesco, cultura e turismo equestre

Gli spunti a più voci raccolti a Fieracavalli nel dibattito proposto da Final Furlong. Territorio, cavallo, rispetto, economia, sostenibilità, turismo e la necessità di fare rete per affrontare le sfide di un futuro che può essere ricco di risorse

14 Novembre 2022
di Liana Ayres
A cavallo tra Unesco, cultura e turismo equestre

Da sinistra Chiara Leardini, Paola Olivari, Barbara Antonucci, Tamara Papiccio, Clara Campese, Maurizio Rosellini

Bologna, 14 novembre 2022 – Il ruolo del cavallo come mediatore culturale. La sua potenza archetipica. L’apporto simbolico e sostanziale nella quotidianità e nei tragici tempi di guerra. Il valore nella promozione del dialogo e della pace. I benefici reciproci del processo di coevoluzione e, oggi infine, ma certo non in ultimo, le opportunità nel turismo lento e sostenibile così come in uno sviluppo economico territoriale armonico.

Questi spunti hanno dato vita, a Fieracavalli, a un interessante incontro moderato dalla giornalista Paola Olivari presso la Regione Veneto, che ha sviluppato il tema della “relazione uomo-cavallo candidata come patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco per valorizzare il turismo nei territori”

Il debito di riconoscenza nei confronti dio questo animale è, secondo rete di imprese Final Furlong, incolmabile. È questo il presupposto alla base di tutta la sua attività, che dopo gli incontri di Horse Green Experience 2022 a Roma, a Verona è proseguita con l’obiettivo di ottenere, da parte dell’Unesco il riconoscimento della relazione uomo-cavallo come patrimonio immateriale dell’umanità.

«Abbiamo voluto iniziare il percorso di candidatura multinazionale a iniziativa italiana nella Lista del Patrimonio Immateriale Unesco radunando intorno a questa idea diverse culture. Il primo aderente è stato la Tunisia, che ha già realizzato un inventario del suo mondo equestre tradizionale – ha spiegato Tamara Papiccio a nome di Final Furlong -. L’immediata adesione internazionale all’iniziativa conferma ancora una volta il ruolo globale del cavallo nella storia e nella tradizione dei popoli. Siamo al lavoro a una cabina di regia per sottolineare il contributo apportato da questa relazione in quanto esempio straordinario di competenze, conoscenze e tradizioni».

 

RomaTre raccoglie la sfida

Anche l’Italia ha sentito la necessità di comporre una repository della propria attività legata al cavallo, testimone subito raccolto da RomaTre. Un’équipe di ricercatori sta realizzando un inventario indagando su folklore e tradizioni, avvenimenti sportivi capaci di attrattività turistica e culturale, siti ambientali, attività tradizionali artigiane, tecniche e saper fare, musei e eccellenze ambientali, rievocazioni storiche che possono costituire itinerari di visita.

«Abbiamo deciso di avallare la proposta con il nostro Master – ha spiegato Barbara Antonucci, Direttore del Master Lingue, Comunicazione interculturale e Management del turismo, Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture straniere – che ha uno sguardo volto verso un turismo di qualità, cultura e welfare. L’idea è comporre una mappatura di tutto quello che l’Italia ha da offrire sul binomio uomo-cavallo. Quando abbiamo accettato l’incarico avevamo l’occhio neutro di chi guarda le cose per la prima volta: abbiamo scoperto un patrimonio enorme, non solo museale ma su quanto l’Italia ha da offrire in termini di sviluppo di turismo sostenibile e outdoor grazie al cavallo. Crediamo in questa relazione; siamo in una fase postpandemia e di fronte a domande di turismo diverse. Dalle nostre analisi appare evidente che in Italia ci sia in questo settore un’offerta dal grande potenziale ma ancora poco valorizzata».

«I giovani – ha aggiunto – sono i viaggiatori del domani; bisogna preparare loro un’offerta attraente. Abbiamo bisogno di qualcosa diverso dal passato, più inclusivo, più sostenibile, più emozionale. Promuovere territorio e il turismo equestre ritengo sia un imperativo per il turismo del domani».

 

Tursimo e risorse, la nuova fronteria

«Ripensare il turismo è oggi un tema strategico – ha sottolineato Chiara Leardini, vicedirettore Dipartimento di Economia aziendale dell’Università di Verona – e questo incontro si colloca in una fase storica particolarmente importante. Mai come ora è necessario avere la capacità di programmazione e progettazione di lungo termine in ambito turistico e culturale attraverso un ripensamento dei modelli tradizionali. Tendenzialmente il nostro territorio vivo un’elevata stagionalità della domanda e ciò implica delle sfide. Diventa più difficile aumentare la qualità percepita della vacanza nonostante l’impegno da parte delle strutture turistiche. Inoltre, l’overtourism porta impatti negativi sulla popolazione residente e la destinazione viene interessata anche nella sostenibilità ambientale, poiché un elevato numero di turisti porta con sé un deterioramento del paesaggio e delle risorse naturali. Da qui la necessità di un’offerta turistica più armonica, che garantisca maggior qualità nell’esperienza. In questo ambito rientra il turismo lento, in cui la relazione uomo-turista e cavallo può essere un fattore di attrattiva strategica per valorizzare i territori».

 

Parola d’ordine: fare rete

Apprezzamento per l’iniziativa e l’incontro è venuto da Clara Campese, presidente del Comitato regionale Fise Veneto: «Vi ringrazio per tutti gli spunti. Fondamentale è oggi superare i nostri “steccati” individuali. La soluzione è fare rete, dialogare. Sono emersi molti elementi che possono trovare risposte in un dialogo trasversale nel mondo del cavallo».

«La rete Final Furlong nasce per portare un contributo a un settore economico, quello che ruota a 360 gradi intorno al cavallo, che ancora non è stato compreso del tutto – ha concluso Maurizio Rosellini, ceo di Final Furlong -. Attraverso il cavallo possiamo proporre modi di vita, di cultura, di sostenibilità che prima del Covid erano filosofie da visionari mentre oggi sono opportunità concrete che neanche immaginavamo per vivere all’aria aperta. Per mettere a terra questi progetti è necessario però operare insieme, con una visione comune. Il mondo accademico è indispensabile per indirizzare e supportare con rigore oggettivo l’azione degli operatori del settore creando un modello di indirizzo».

 

Fonte: Final Furlong

Tags: Congresso dibattito ecologia Final Furlon green sostenibilità territorio turismo unesco
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