Mettiamocelo in testa: preferibilmente il cap

Fisime formali? Mica tanto: mettiamocelo in testa, qualcosa: preferibilmente il cap

La tradizionale fiesta di Pedroche, in Andalusia: le silhouette parlano chiaro, testa coperta per tutti - EPA/SALAS
Bologna, 24 maggio 2021 – Quando devi impaginare un giornale è dura.

Trovare la foto giusta, per la precisione: perché nella massa di fotografie e di dettagli che si devono vagliare c’è sempre un particolare ricorrente che ci fa dannare.

Quale? Ma l’amazzone o il cavaliere a testa scoperta, ovviamente.

Ma quante fisime, direte voi.

E invece è importante: prima di tutto perché è fondamentale, specialmente per chi fa il nostro mestiere ma dovrebbe esserlo per tutti, trasmettere un forte messaggio di attenzione alla sicurezza.

Quindi le foto che amiamo di più sono sempre quelle dove tutti indossano il cap: piccoli e grandi, minorenni e pensionati non ha importanza, già il fatto di avere il cap in testa fa guadagnare 10 punti ai protagonisti dell’immagine.

Perché è vero, ci si possono rompere un sacco d’altre ossa cadendo da cavallo: ma questa benedetta scatolina cranica è particolarmente preziosa, e anche più facile da mettere al sicuro in fondo.

Che di cap ce ne sono ormai di tutte le misure, tipi, colori, stili e non è certo un problema estetico trovare quello che fa più al caso nostro.

Ma al di là della sicurezza, fattore primario e fondamentale, c’è n’è un altro: quello della correttezza, o dell’eleganza se preferite.

Perché non c’è niente di meno bello e più disordinato di vedere qualcuno in sella a testa scoperta.

Sicuramente la trascuratezza imperante su questo dettaglio è dovuta anche alla corrispondenza, per così dire, civile al riguardo: oramai gli uomini che portano il cappello sono davvero pochissimi,.

Che peccato però: perché così oltre al copricapo hanno perso anche l’occasione di un gesto tanto elegante, quello di toglierselo (o accennare a) per salutare.

Poi in sella la cosa è ancora più stridente: non c’è foto di butteri, gaucho, cowboy del secolo scorso che non li vedesse con il copricapo più tradizionale ben calcato in testa.

Era una utile protezione, certo, ma faceva anche parte del look tipico del ruolo a cui ogni individuo tendeva a uniformarsi.

Da qualche decennio, invece, alé: chiome libere a go go.

E più è curato il resto dell’abbigliamento, più è sensibile la mancanza di qualcosina lì: una idiosincrasia veramente difficile da capire, ma come sappiamo tutti imperante.

Non ci credete? Fate una prova: fatevi una foto a cavallo senza nulla in testa, e poi un’altra nella stessa posa con il cap, o un altro copricapo bene assortito e ben calzato.

Non c’è gara: a testa coperta siete sicuramente più ordinati, corretti, avete un’aria sicuramente più professionale e di gente capitata lì meno per caso.

Insomma, mettiamocelo in testa: preferibilmente il cap, sia chiaro, ma per gli adulti ambosessi più recalcitranti almeno un berretto tipo baseball, un foulard, una coppola, un bonetto, una bombetta.

Quel che volete: ma regaliamoci una delicatezza in più, che di bellezza abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo.

E di sicurezza ancora di più.