Spesso, il consumo di carne equina è assimilato alla tradizione gastronomica di un dato luogo. Vale per il Trentino, la Puglia, il Veneto, la Sicilia, il Piemonte… A riprova del fatto che, in cucina, l’Italia è un paese estremamente trasversale.
In Sicilia però, la tradizione pare vantare natali davvero molto lontani, che si perdono nella notte dei tempi. O almeno ciò sarebbe quanto indicato da un recente studio condotto dalla University of South Florida a firma di un gruppo di archeologi che vantano perlopiù natali molto italici…: Davide Tanasi, Roberto Micciché, Robert H. Tykot, Luis Busetti, Pierluigi Barbieri, Gianpiero Di Maida, Viviana Ardesia, Alessandro Miani, Elia Marin, Enrico Greco.
Lo studio è stato condotto nel cuore della Sicilia, nel sito archeologico di Polizzello, nel Libero consorzio comunale di Caltanissetta e dal ritrovamento di alcune suppellettili è stata ridefinita tanto la presenza quanto l’utilizzo dei cavalli in Sicilia.
Prima dell’attuale ricerca, gli archeologi teorizzavano che i cavalli non fossero presenti sull’isola prima del primo millennio a.C.. Ora invece, grazie agli ultimi ritrovamenti, la lancetta della loro presenza sull’isola si sposta di almeno 1000 anni. Pare infatti che i cavalli fossero parte integrante nei rituali e nelle cerimonie fin dall’inizio dell’Età del Bronzo.
Dettagli e scienza
L’evidenza arriva da alcune analisi scientifiche svolte su alcune ciotole, piatti, e tazze che lo staff di archeologi ha ritrovato nell’insediamento di Polizzello. I dati proteomici hanno identificato in modo inequivocabile la presenza di residui organici in diversi frammenti di ceramica, dimostrando il consumo attivo o la lavorazione di sostanze di origine equina in un contesto cerimoniale o alimentare. I residui lipidici hanno ulteriormente avvalorato questa interpretazione, indicando la presenza di grassi animali e sostanze di origine vegetale all’interno della ceramica.
L’archeologo Davide Tanasi ritiene che la grande bacinella ritrovata fosse un tempo l’elemento centrale di un rito comunitario e contenesse alimenti a base di carne di cavallo, probabilmente sotto forma di stufato. I partecipanti ai rituali avrebbero prelevato porzioni con cucchiai da zuppa e le avrebbero consumate come parte della cerimonia religiosa.
Questi risultati modificano sostanzialmente i modelli esistenti di addomesticamento, utilizzo e pratiche alimentari dei cavalli nella Sicilia preistorica, suggerendo una relazione tra uomo ed equidi molto più antica e complessa.
E naturalmente ridisegnano anche la posizione ‘economica’ del cavallo nell’area del Mediterraneo centrale nel terzo millennio prima di Cristo.
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