C’è un piccolo villaggio nel cuore del Galles dove, una volta all’anno, accade qualcosa di decisamente fuori dal comune: uomini e cavalli si sfidano in una maratona su sterrato, fango e colline. E no, non è il soggetto di una leggenda celtica né il frutto dell’immaginazione di uno sceneggiatore con la passione per gli equini. Si chiama “The Man versus Horse Marathon”, ed è esattamente quello che sembra: una gara tra podisti e cavalli. Chi arriva prima? Beh… dipende dall’anno. Ma andiamo con ordine. La storia comincia nel 1980 a Llanwrtyd Wells, un paesino di 800 anime nel Galles centrale, famoso più per la tranquillità che per gli eventi sportivi. Un giorno, al bar Neuadd Arms, il proprietario Gordon Green ascolta una discussione tra due clienti: uno sostiene che un essere umano non avrebbe mai potuto battere un cavallo in una lunga corsa su terreno accidentato. L’altro, probabilmente con già un paio di pinte in corpo, non è d’accordo. E così, tra una birra e l’altra, nasce la prima edizione della “Man versus Horse”. «All’inizio pensavamo che fosse solo uno scherzo – racconta Gordon, oggi più che ottantenne – ma in Galles prendiamo le scommesse sul serio. E poi, chi non ama una buona sfida contro un cavallo?». Da quell’anno, ogni giugno, centinaia di corridori si radunano per sfidare cavalieri e cavalli su un percorso di circa 34 chilometri attraverso brughiere, fiumi, sentieri e salite da capogiro. Il tracciato cambia leggermente ogni anno, ma la sostanza resta invariata: corridori umani da una parte, cavalli montati da abili cavalieri dall’altra. Non è una gara di velocità pura: è resistenza, tecnica, strategia, e soprattutto, gestione del terreno. I cavalli partono con quindici minuti di ritardo, e ci sono dei checkpoint per controlli veterinari, punti d’acqua e, naturalmente, spettatori che incitano indistintamente bipedi e quadrupedi. «Ogni volta che arrivo a metà gara mi chiedo chi me l’ha fatto fare – racconta ridendo Tom Davies, podista gallese che ha partecipato cinque volte – poi sento il rumore degli zoccoli dietro di me e mi ricordo: sto cercando di battere un cavallo. E allora stringo i denti». Per venticinque anni, i cavalli hanno vinto sempre. Ma nel 2004 è accaduto l’impensabile: un uomo ha battuto tutti i cavalli in gara. Si tratta di Huw Lobb, un insegnante londinese che ha completato il percorso in 2 ore e 5 minuti, staccando di poco il miglior cavallo. Da allora è successo altre due volte, nel 2007 e nel 2022. Ma nella stragrande maggioranza delle edizioni, i cavalli – con le loro gambe lunghe e la trazione integrale naturale – hanno mantenuto il predominio. Eppure, per molti corridori, non si tratta di vincere davvero. «È una sfida epica, una di quelle che puoi raccontare ai tuoi nipoti – dice Sarah Wilkinson, atleta venuta da Manchester –. E poi, c’è un momento alla fine in cui tutti, cavalli inclusi, bevono insieme (noi birra, loro acqua!). È magico». Non è un caso che un evento del genere sia nato proprio in Galles. In questa terra di colline verdi e miti antichi, i cavalli sono ovunque: nelle leggende arturiane, nelle fattorie, nelle fiere di paese, nei pub (soprattutto nei nomi!). Nelle zone rurali del Galles centrale, è ancora comune vedere giovani imparare a cavalcare prima ancora di saper andare in bicicletta. Il cavallo non è solo mezzo di trasporto o sport: è parte della famiglia, compagno di giochi e guardiano silenzioso dei paesaggi. Attorno alla maratona si è sviluppato un vero e proprio festival: ci sono bancarelle, musica folk, esibizioni di tiro con l’arco, e naturalmente birra artigianale a fiumi. Llanwrtyd Wells si trasforma, per un weekend, nella capitale mondiale delle imprese improbabili. E non è l’unico evento bizzarro del villaggio: qui si tengono anche il Bog Snorkelling Championship (una gara di snorkeling in un canale di torba) e il Real Ale Wobble, un tour ciclistico in cui la birra è obbligatoria. Qui, nessuno perde davvero: chi taglia il traguardo (con scarpe o zoccoli) è un vincitore. Come ha scritto Douglas Adams: “Non è il fatto che l’uomo possa battere il cavallo che conta, ma il fatto che ci provi lo stesso.” E così, ogni anno, uomini e cavalli tornano a sfidarsi tra le colline gallesi. Perché, in fondo, è proprio nell’impossibile che si nasconde la vera bellezza.
