Immagina. In una sola parola, è custodita la prima scintilla del Concorso di Piazza di Siena. È immaginando le atmosfere della Villa Borghese del passato, della nascita di Piazza di Siena che coloro che hanno reinventato il Concorso hanno trovato ispirazione. In un’epoca dominata dalla velocità, dalla tecnologia e da una crescente omologazione estetica, l’immaginazione si rivela una delle ultime risorse autenticamente umane per recuperare un legame profondo con il passato.
Non si tratta di nostalgia ma della volontà di attingere a un’eredità culturale e sensoriale per ridare forma al presente con grazia, profondità e bellezza. Usare l’immaginazione per ricreare ambienti che richiamino le meraviglie del passato significa restituire dignità alla memoria, trasformandola in spazio abitabile. Ma la vera sfida dell’immaginazione non è solo quella di ricreare l’antico: è quella di restituirne il senso.
Le bellezze del passato non erano solo frutto di tecnica o stile: nascevano da una visione del mondo. La stessa visione che ha guidato gli ideatori del Green Project di Piazza di Siena, dall’architettura generale dell’evento, all’esaltazione della luce naturale e del patrimonio naturistico. Dietro un colonnato romano o una fontana seicentesca, c’è un’idea dell’uomo, del tempo, dell’eternità. Usare l’immaginazione oggi per farle rivivere significa anche interrogarsi su cosa di quella visione vogliamo riportare nel nostro tempo. È un atto di scelta e di responsabilità. In questo senso, l’immaginazione non è fuga, ma un ritorno al futuro e alla progettualità. Non al passato in quanto tale, ma a ciò che il passato custodisce — come un archivio vivo — di armonia, misura e bellezza. Ricreare ambienti che somiglino a quel mondo non è un esercizio sterile, ma un modo per dire che il futuro può ancora essere pensato con grazia e bellezza.
Immaginando Piazza di Siena degli Anni ’20: lo stile e la tradizione
Immagina. È immaginando Piazza di Siena di un secolo fa che nel 2018 ha preso vita un progetto green condiviso tra Sport e Salute e FISE – in totale armonia progettuale con Roma Capitale – vissuto tra sport, arte, cultura, importanti restauri, bioarchitettura, cura e recupero del secolare patrimonio botanico.
Immaginare per essere concreti e realizzare nel nome di uno stile indiscutibile: così il Concorso è divenuto un vero e proprio viaggio nel tempo, con le antiche tribune tornate ad essere (gratuitamente) protagoniste di un grande evento sportivo – la Wimbledon degli sport equestri, è stato definito il Concorso sulla stampa internazionale – e contemporaneamente oggetto di cura e restauro.
La ‘fontana dei pupazzi’, quel simbolo di Villa Borghese restaurato e restituito all’antica bellezza
Immagina. E l’immaginazione di chi si adopera quotidianamente della custodia, del recupero e della protezione del nostro patrimonio artistico è l’immaginazione di chi vive la sfida quotidiana attraverso un mantra inevitabile: ‘restituire all’antica bellezza’.
Così si è creata la naturale armonia e la sinergia tra gli organizzatori del Concorso di Piazza di Siena – FISE e Sport e Salute – e Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. L’immaginazione al servizio dell’intelligenza ‘naturale’ per l’edizione 2025 ha portato a un’altra importante opera di recupero finanziata con i proventi del Concorso: il Restauro della Fontana dei Pupazzi, uno dei simboli più iconici dell’area di Piazza di Siena che custodisce diversi significati.
Posta alle spalle dell’antica tribuna, è collocata in una posizione prospettica verso l’Ovale in manto erboso, quasi a simboleggiare non solo l’eternità di Roma e di Villa Borghese, ma anche una proiezione dal passato verso il futuro, a testimonianza di quel processo di immaginazione alla base di ogni progetto e di ogni opera di restauro: immaginare com’era e riportarla all’antica bellezza e grazia. Nel caso della Fontana dei Pupazzi – oggetto di furto del pilo centrale aggiunto e successivamente, nel dicembre 1983, quello della tazza marmorea e del gruppo dei ‘Pupazzi’, composto da un vaso con addossati due putti e delfini – l’opera di restauro, che sarà presentata durante la quattro giorni del Concorso, la restituisce alla sua immagine migliore e più simbolica, testimoniata nei disegni d’epoca e nelle foto del secolo scorso.