Il parlamento olandese ha recentemente votato la messa al bando dei fuochi d’artificio. Vietato l’acquisto, la vendita e l’uso dei prodotti pirotecnici ma l’applicazione del provvedimento entrerà in vigore dal 1° gennaio 2026. Ovvero, per questo Capodanno si dovrà ancora fare i conti con il bilancio che questo genere di attività presenta ogni anno.
Il bando dei fuochi d’artificio è l’esito di due fattori concomitanti. Da una parte c’è la volontà, sostenuta da molti, di proteggere animali di ogni genere, cani, cavalli e flora selvatica, dal terrore dei botti, dall’altra quella di arginare un bilancio in termini sanitari che presenta sempre un conto salatissimo.
L’anno scorso in Olanda, a causa dei fuochi, ci sono stati due morti e 1162 persone hanno dovuto ricorrere ai pronto soccorso per lesioni anche gravi, 200 persone sono state arrestate e i danni causati sono ammontati a 16 milioni di euro.
Una situazione che ha quindi spinto verso l’abolizione di quella che in molte città olandesi ha assunto oramai il carattere di un vero problema sociale.
Un tema anche economico
Detto ciò però, il divieto è stato fatto partire da dopo la notte di Capodanno 2025 per non impattare in maniera troppo severa sui produttori e venditori di articoli pirotecnici che avranno così un intero anno per rivedere la propria offerta merceologica.
Sono ancora in via di definizione quali saranno i comportamenti da adottare in fatto di feste pubbliche, dove probabilmente il bando avrà un’applicazione diversa.
Tra le nazioni EU che vedono i fuochi d’artificio come un atto di violenza nei confronti di animali e persone e hanno promulgato norme a riguardo ci sono anche Belgio e Germania, dove già da qualche anno sono state imposte regole molto strette sulle tipologie – suddivise in F1, 2, 3, 4 – che possono essere liberamente commercializzate. In Gran Bretagna e Irlanda i fuochi sono vietati e soprattutto nel paese del trifoglio la normativa è rigidissima.
Ovviamente i produttori di giochi pirotecnici olandesi non sono stati particolarmente contenti del provvedimento e se il provvedimento fosse entrato in vigore quest’anno sarebbero stati pronti a chiedere un indennizzo di circa 895 milioni di euro in compensazione. Con lo spostamento al 1° gennaio 2026, la cifra di cui comunque beneficeranno si riduce a 50 milioni di euro.






















